Strage di Luxor I templi vietati agli egiziani di Ibrahim Refat

I templi vietati agli egiziani Strage di Luxor I templi vietati agli egiziani IL CAIRO NOSTRO SERVIZIO L'Egitto corre ai ripari per ridurre la portata del «disastro di Luxor» come lo hanno definito i giornali locali indipendenti. La strategia è duplice. Da una parte la rimozione degli elementi «negligenti» al vertice della polizia, e dall'altra il varo di un piano per la sicurezza volto ad impedire altri attacchi ai turisti come quello di lunedì nel quale avevano perso la vita 58 stranieri. Il risultato è stato un vero e proprio terremoto al ministero degli Interni. Ben 18 generali sono stati rimossi dall'incarico dal nuovo ministro, generale Habib El-Adly, nominato l'altro ieri dal presidente Mubarak. La prima vittima eccellente è stato 0 capo della sicurezza di Luxor. Ma la purga ha riguardato anche alcune poltrone chiave del ministero dell'Interno. Cinque generali, legati in un modo o nell'altro al ministro uscente Hassan Al-Alfi, sono stati destinati ad incarichi di mera rappresentanza. L'altra parte della «cura» consiste nell'elaborare una più incisiva strategia per risolvere il problema della sicurezza dei turisti. In cinque anni di attacchi degli integralisti ne sono stati uccisi cento. Il presidente Mubarak ha dato disposizioni per l'adozione di nuove misure di sicurezza in quattro centri maggiormente frequentati dai turisti: Luxor, Assuan, Sharm El-Sheikh e Hurgada e dovrebbero consistere non solo in massiccia presenza delle forze dell'ordine ma anche nell'impedire l'accesso a queste città agli egiziani non residenti. Gli esperti prevedono pure una lotta ad oltranza ai gruppuscoli della Jamaa Islamiya rifugiatisi nell'Alto Egitto dopo il loro annientamento nelle grandi città del Nord. Altri però ritengono che estirparli del tutto non sarà semplice dal momento che si tratta di schegge impazzite non più controllabili da un unico centro, vista l'attuale frammentazione del fronte fondamentalista in Egitto. Ieri, poi, si è appreso che un componente del commando terrorista ucciso a Luxor era un veterano della guerra dell'Afghanistan. La posta in gioco è altissima: assicurare all'Egitto 3 miliardi di dollari l'anno di entrate dal turismo, oltre alla necessità di dare stabilità al Paese. Un fattore mdispensabile per attirare gli investimenti. Il turismo tirava benissimo: una crescita del 10 per cento l'anno. Per il '98 si puntava a 4 milioni di visitatori. Ma la carneficina nella Valle dei Re ha mandato a monte tutto. Turisti in fuga, tour operator che hamio deciso di chiudere i battenti. Il quotidiano AlWafd scriveva ieri di un calo di presenze dei turisti a Luxor del 70 per cento, Il Japan Travel Bureau, la maggiore agenzia giapponese, ha annunciato la cancellazione fino a fine anno di tutte le visite a Luxor e nel Sud dell'Egitto. Decisione adottata in seguito al divieto del ministero degli Esteri di Tokyo ai turisti giapponesi di recarsi in quelle località dopo l'uccisione di dieci di essi lunedì. E voli charter sono stati noleggiati dalle agenzie britanniche per evacuare gli inglesi rimasti laggiù. Anche il Club Mediterranée ha deciso di sospendere tutte le attività. Tutti i clienti sono stati rimpatriati oggi. In Italia la Fiavet (Federazione italiana imprese di viaggi e turismo) ha assicurato la possibilità di cancellare senza alcuna penale i viaggi con destinazione Luxor. In alternativa si possono scegliere altre destinazioni oppure buoni per future iniziative. Identica decisione da parte dell'Atoi (Associazione dei tour operator italiani). Ieri intanto sono partiti due aerei. Uno con a bordo 11 turisti svizzeri feriti e un altro con le salme degli svizzeri. E continua il racconto dell'orrore. I terroristi avrebbero fatto scempio dei cadaveri. Un testimone del massacro ha riferito di aver visto i terroristi sventrare una turista, strapparle il cuore e mozzarle le orecchie. Un altro ha narrato di una domia giapponese abbattuta con la figlio letta mentre fuggivano. La Jamaa dunque come il Già algerino. Ibrahim Refat

Persone citate: Habib El-adly, Mubarak