Il Cavaliere: non mollo Ma non sono eterno Bicamerale: è rebus

«Adesso possiamo dar vita davvero al progetto dell'Ulivo» : Sion mollo «Ma non sono eterno» Bicamerale: è rebus ROMA. «Non voglio essere il leader in eterno, ma finché Forza Italia sarà il partito maggiore del Centro-destra, il suo leader sarà anche il leader del Polo». Silvio Berlusconi chiama a raccolta tutti i suoi parlamentari e a tarda sera risponde così a chi aveva chiesto un cambio della guardia al vertice del centro-destra. Tra le mura del gruppo «azzurro» della Camera, il Cavaliere esorta ad abbandonare il «pessimismo», ma ammette, secondo il racconto di alcuni partecipanti, che in occasione delle amministratrive è stato commesso «qualche errore». Per questo serve «un esame di coscienza senza cercare alibi». Evita con cura di polemizzare con gli altri leader del Polo («non c'e' stato alcun litigio con Casini»), non risparmia una frecciatina a Gianfranco Fini («Siamo arrivati in ritardo sui candidati perchè dovevo ogni volta contrattarli con lui») e dice che non andrà alla riunione dell' esecutivo di An perché non ha ricevuto alcun invito. Infine, dopo aver tagliato corto sulle possibili intese con la Lega, il leader di Forza Italia congeda tutti con un'autocritica: «In passato ho parlato troppo di giustizia. Da domani non ne parlerò più». Intanto la voglia di centro, accesa da Francesco Cossiga soprattutto tra gli ex democristiani, rischia di creare complicazioni al lavoro della Bicamerale che riprende in aula alla Camera la prossima settimana. Per fare un terzo polo, infatti, manca oggi ima legge elettorale che riporti al vecchio proporzionale, come suggeriva ieri Giovanni Galloni, o che perlomeno attenui l'attuale tendenziale bipolarismo. Ma una riforma elettorale siffatta manderebbe all'aria un caposaldo dell'intesa costituente che venne stipulata il 18 giugno scorso in casa Letta (il «patto della crostata», come lo definisce ironicamente Cossiga). Quella sera D'Alema, Marini, Fini e Berlusconi convennero - dopo animate discussioni - che l'Italia dovrà darsi un sistema elettorale a due turni: nel primo si eleggono l'80 per cento dei parlamentari, in parte col proporzionale, in parte col maggioritario; nel secondo si assegna mi «pre- mio» del 20 per cento a quella che, tra le due coalizioni più votate al primo turno, risulterà vincitrice. Un modo per assicurare la governabilità e anche per obbligare i partiti a coalizzarsi in due grandi blocchi. Ciò che non vogliono i paladini del nuovo centro terzaforzista. Ieri è stato Clemente Mastella, del ecd, a venire allo scoperto contro l'accordo di giugno: «Quell'intesa elettorale è carta straccia, non la voto di certo. Voglio evitare - ha precisato Mastella - che ci siano miscele ibride come la principessa Borghese che vota con Rifondazione, con il "nobile" Bertinotti...». Immediata la risposta di D'Alema. «Se voghamo tornare a discutere di legge elettorale», ha scandito il presidente della Bicamerale intervenendo a un convegno, «io sarò il più contento della compagnia». Ma non certo per tornare al proporzionale, ciò cui aspirerebbero i neo-centristi. «Siamo favorevoli - ha chiarito D'Alema - a un sistema elettorale a doppio turno senza la ferocia del sistema francese, che incoraggi il rinnovamento del ceto politico ed il superamento di coalizioni che urtano contro la necessità di chiarezza e di governabilità». Il rovescio, dunque, di ciò che chiede Mastella. Poi la stoccata finale: «Rimproverano a Berlusconi di essersi acconciato a mi compromesso mediocre col sottoscritto. Ricordo che il compromesso non l'ho imposto io, ma mi è stato imposto con la partecipazione attiva di tutti, compresi coloro che oggi lo criticano di più, come i compagni di Rifondazione». Ad agitare le acque provvedono anche i «delusi del Polo», come sono già stati ribattezzati. Ieri Marco Taradash, Tiziana Parenti e Tiziana Maiolo hanno messo a punto un pacchetto di 500 emendamenti che riscrivono in gran parte 0 testo approvato dalla Bicamerale. [r. r.] li leader del Polo Silvio Berlusconi

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