«Si ho pagato io per salvare la Melis» di R. Cri.

Ai sequestratori consegnati un miliardo e 400 milioni. Napolitano: lo Stato non c'entra Ai sequestratori consegnati un miliardo e 400 milioni. Napolitano: lo Stato non c'entra «Si, ho pagato io per salvare la Melis» Ora l'imprenditore Grauso rischia l'incriminazione CAGLIARI. I segreti di un sequestro svelati sulla prima pagina di un quotidiano. Non era mai accaduto nella pur ricca e complessa casistica della criminalità sarda. Sull'argomento rapimenti c'erano stati libri e film, ma riferivano sempre una realtà in parte romanzesca, filtrata dal tempo, dalle analisi, da una lettura letteraria. Ieri, a sette giorni dal ritorno a casa di Silvia Melis, un imprenditore cagliaritano - Nicola Grauso - ha invece sollevato «a caldo» gli ultimi veli sulla drammatica vicenda. «Ho pagato io il riscatto», ha raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera. E via con le motivazioni del gesto, gli stati d'animo, i dettagli che sembrano spazzare via gli ultimi misteri sul calvario della giovane mamma, tenuta in ostaggio dall'Anonima per nove mesi. Una «bomba», per quanto possa essere banale la definizione. Una novità che ha spiazzato tutti, inquirenti, vittima e protagonisti della drammatica vicenda. Se pur con calma, ha reagito per primo il sostituto procuratore distrettuale Mauro Mura che coordina le indagini: ha annunciato l'apertura di un'inchiesta sul nuovo «caso». «All'ufficio non risultava niente di quanto è stato pubblicato dal quotidiano e noi non potevamo andare alla rincorsa delle voci che giravano per Cagliari», ha spiegato ieri il magistrato che per giorni e giorni aveva smentito di sapere che fosse stato pagato un riscatto per la libertà di Silvia. Ieri la giovane donna è apparsa in difficoltà: «A parte tutte le polemiche - ha sostenuto - l'importante è che io sia tornata a casa. Continuo a dire che mi sono liberata perché sono convinta di quello che ho fatto. Se poi è stato pagato anche un riscatto, non potevo saperlo, perché, purtroppo, ero sotto la tenda che tutti hanno visto in televisione. Magari c'è una verità che sta a mezza strada», ha concluso con ambiguità la ragazza. Chi invece non lascia margine ai dubbi è Nichi Grauso. Ha ripetuto più volte, a radio e tv, il suo racconto. I contatti con un personaggio assai conosciuto nel mondo bancario, l'avvocato Antonio Piras, che in passato si era operato per la liberazione degli ostaggi e che non poteva svolgere lo stesso ruolo per la mamma di Tortoli perché supercontrollato da polizia e carabinieri. Dal legale Grauso afferma di aver ricevuto un miliardo, messo insieme da Tito Melis, cui ha aggiunto di tasca sua 400 mi¬ lioni. In una notte senza luna, lo scorso 4 novembre, consegnò le banconote (due pacchetti, uno confezionato con fogli di giornale, l'altro con carta da pacchi) a due incappucciati incontrati nelle campagne di Esterzili, paese della Sardegna centromeridionale. «Credevo che in quell'occasione gli sconosciuti mi avrebbero consegnato Silvia, invece mi hanno detto che sarebbe stata rilasciata più in là e in quel momento ho avuto paura», ha riferito l'imprenditore cagliaritano. La ricostruzione non chiarisce almeno un mistero. Per la liberazione della giovane la banda aveva preteso due miliardi e 400 milioni, Grauso sostiene di aver versato di meno, manca un miliardo. Deve essere ancora pagato? Tito Melis lo esclude: «Con la fuga di Silvia la partita è chiusa». Ci saranno altri colpi di scena a breve? Restano poi interrogativi sulla disponibihtà di Grauso ad esporsi nella fase finale della trattativa. «Chiunque, al mio posto - è la replica all'inevitabi¬ le domanda - si sarebbe comportato come me». Ed egli esclude che il suo gesto possa essere collegato con il movimento politico di recente fondato. «Comunque - osserva - se impegnarsi in politica consente di fare buone azioni, mi va bene, non trovo sia censurabile». C'erano altri pericoli, il rischio d'essere riconosciuto. «Per precauzione mi ero calcato sulla testa un cappello, non lo porto mai, e avevo inforcato un paio di occhiali scuri». Nessuna titubanza, quindi, anche se esiste il rischio di un'incriminazione per aver violato la legge sul blocco dei beni dei rapiti. «Tra il dovere di salvare una vita e un'accusa per un reato non infamante, non ho avuti dubbi», chiarisce Grauso. E così si rinfocola la polemica su una normativa di cui tanti chiedono l'abolizione. In serata sul caso è intervenuto anche il ministro dell'Interno Giorgio Napolitano: «Lo Stato italiano non era a conoscenza del pagamento del riscatto per la liberazione di Silvia Melis» ha detto. [r. cri.]

Luoghi citati: Cagliari, Esterzili, Sardegna