Una Watergate italiana nell'archivio degli 007 di Francesco Grignetti

L'ufficio Affari riservati del Viminale aveva l'organigramma telefonico del pei L'ufficio Affari riservati del Viminale aveva l'organigramma telefonico del pei Una Watergate italiana nell'archivi® degli 007 ROMA. Ma che ci faceva, abbandonato nell'archivio dell'ufficio Affari riservati del Viminale, l'organigramma telefonico di Botteghe Oscure? Perché mai la fonte confidenziale «Lino» inviò al prefetto JHHH Federico Umberto D'Amato l'intero elenco telefonico della direzione del pei il 25 agosto 1969? La risposta è scontata. «Un'informativa del genere - scrive nella sua relazione il consulente della magistratura milanese che sta indagando su piazza Fontana, Aldo Giannuli, il professore che incidentalmente ha scoperto l'archivio segreto del Viminale - non avrebbe alcuna utilità se non quella di predisporre l'intercettazione di ciascun numero, sapendo a chi esso sia collegato. Risulta provato, con documenti dell'ufficio stesso, che gli Affari riservati hanno sistematicamente sorvegliato, senza alcuna autorizzazione del magistrato, i telefoni del maggior partito di opposizione». Certo, sono passati tanti anni da allora. E' caduto il Muro di Berlino. I protagonisti di quell'epoca sono quasi tutti scomparsi. Ma fa una certa emozione trovare i segni di un «Watergate italiano». Tanto più che all'epoca, sull'altro lato della barricata, c'era un certo Armando Cossutta, responsabile dell'organizzazione interna, che invia nella primavera 1969 diverse circolari alle federazioni provinciali del pei, consigliando un uso attento del telefono, «scrivendo esplicitamente - ricorda Giannuli, che ha passato in rassegna anche gli archivi del pei - che le linee della direzione nazionale sono costantemente intercettate». E però l'archivio parallelo del Viminale è una miniera di queste notizie. Sembra di assistere a un film alla moviola, con spezzoni di realtà pubblica e subito dopo flash di «segreti». Un esempio per tutti. Nel novembre 1965, dalla sezione di Milano arriva al ministero una velina riguardante l'associazione Marinai d'Italia. «E' stata notata una intensa agitazione... si sarebbe discusso di una spedizione punitiva contro il leader del movimento studentesco, Capanna, e dell'infiltrazione a scopo informativo di tre elementi all'interno del pei». Inutile dire che il 21 novembre 1965, in occasione dei funerali dell'agente Annarumma, ci furono gravi violenze di piazza da parte di estremisti di destra e Capanna venne effettivamente aggredito. Ecco, questo emerge dall'attento lavoro di Giannuli: un archivio, sia pure alleggerito nel corso del tempo, dove si accantonano notizie le più disparate, sempre accuratissime, sempre nascoste alla magistratura e qualche volta anche ai ministri. Non è raro, infatti, trovare due copie della stessa n> fermativa. E quella per il ministro è purgata. Ma c'è anche un capitolo agghiacciante: riguarda l'editore Giangiacomo Feltrinelli. Il prefet¬ to Federico Umberto D'Amato, il poliziotto più importante dell'epoca, con aspirazione di gourmet e di filosofia, odiava l'editore in modo accanito. Nel 1972, a pochi mesi dalla morte di Feltrinelli, D'Amato partecipa a una riunione segretissima di colleghi europei e ne parla a cuore aperto: «Il presidente (D'Amato) fa distribuire il rapporto sul caso Feltrinelli., sottolinea l'opportunità di esaminare l'aspetto psicologico della vicenda... Altro elemento di interesse è la pubblicazione lo scorso febbraio di un libro dal titolo "Feltrinelli guerrigliero impotente" (sul piano sessuale). Aveva tanto denaro da permettersi di creare un'organizzazione e mandare altri a compiere attentati, rimanendo protetto dal suo stesso denaro. Il libro è stato uno choc psicologico per Feltrinelli che giocava alla rivoluzione senza rischiare in prima persona... il libro voleva far uscire Feltrinelli allo scoperto* e farlo agire sul piano personale rivoluzionario... il libro è la prova che nella lotta contro personaggi come Feltrinelli i mezzi psicologici hanno qualche volta la loro importanza». Venne fuori allo scoperto. E finì come si sa. Francesco Grignetti Un capitolo dei dossier riservato a Feltrinelli JHHH Da sinistra: il cadavere di Feltrinelli accanto al traliccio, Armando Cossutta e Federico Umberto D'Amato

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