Viaggio al termine dell'orrore di Giovanni Bianconi

REPORTAGE REPORTAGE LETAPPE DEL CALVARIO Viaggio al termine dell'orrore Nella casa di Allocca, sporca e squallida CICCIANO (Napoli) DAL NOSTRO INVIATO «Ecco, l'ho bruciato qui», ha detto l'assassino domenica notte, dopo la confessione, tra i noccioli illuminati dalle torce dei carabinieri. S'è fermato davanti a una radura, chiusa da' sette alberi e adèsso recintata dal nastro di plastica fianca e rossa. L'altra notte c[era la luna, e il terreno era completamente piatto, coperto solo da foglie e rametti portati dal vento; ora c'è il sole, e nel piccolo recinto la terra è rivoltata, le vanghe degli investigatori hanno scavato a fondo alla ricerca dei resti della povera vittima. E' saltato fuori solo un pezzetto di osso bruciacchiato, sul quale non c'è ancora certezza. I familiari qui non sono venuti, né ci vogliono venire, ma allo stato degù' atti questa è la tomba di Silvestro Delle Cave, 9 anni, ammazzato dalla pedofilia nascosta in una famiglia di Cicciano, ai confini tra le province di Napoli e Avellino. E' una tomba senza fiori e senza nemmeno la salma, perché la furia omicida degli assassini ha letteralmente polverizzato ciò che restava del corpo bruciato del bambino. «Ho alimentato il fuoco più volte perché non restasse niente - ha raccontato ai magistrati Andrea Allocca, l'anziano della banda -, e quando le fiamme si sono spente abbiamo battuto i carboni con la zappa, per frantumarli il più possibile. Le parti metalliche di ciò che Silvestro aveva addosso le abbiamo buttate via: la cerniera dei pantaloni e la fibbia della cinta nel canalone dell'autostrada; allo zainetto ha pensato Pio Trocchia, mio genero, e dovrebbe averlo gettato nella cava». Ma cerniera e fibbia nel fosso non c'erano, e Pio Trocchia è l'unico dei tre arrestati che ancora nega di aver ucciso Silvestro; così, alla famiglia del bambino, non si è riusciti a restituire nemmeno ciò che non è stato bruciato. Dopo il rogo ci ha pensato la pioggia violenta di due giorni, che ha letteralmente allagato l'agro nolano, a cancellare ogni traccia dello scempio. E dunque che questa sia la tomba di Silvestro, a cinquanta metri dal traffico rumoroso e anonimo dell'autostrada e a cento da una discarica abusiva, lo sappiamo solo dal racconto del l'assassino. Qui, dove a vegliare ci sono solo due cagnolini che non mangiano da quando Allocca i stato arrestato, e cercano di scavare per liberarsi dalla gabbia in cui sono rinchiusi. Qui, a fianco di una baracca per gli attrezzi dove il •vecchio contadino custodiva una giacca da lavoro ridotta quasi a brandelli, un paio di scarpe da ginnastica, ima vanga. * Forse un giorno qualcuno penserà "a rendere, omaggio anche in questo luogo a quel povero bambino vittima dei pedofili, che rischia di non avere nemmeno un funerale e una sepoltura. Per adesso ci sono solo fanghiglia e abbandono . .Qui il cadavere di Silvestro è ar¬ rivato in un sacco di juta, dopo essere stato sezionato in casa dell'assassino, interno 2 della palazzina 27/A del rione Gescal. La stanza delia morte è la prima a sinistra della casa dove Andrea Allocca è giunto quindici anni fa e ha vissuto con la moglie e le quattro figlie, finché non è rimasto solo con i suoi ricordi, le sue ossessioni e perversioni. Gli incontri con Silvestro avvenivano nello squallido salottino arredato con un divano a tre posti (un cuscino era stato sollevato e mai rimesso a posto) e una poltrona in similpelle marrone, modello sale d'attesa di seconda classe. Appoggiati all'altra parete ci sono un tavolinetto e una stufetta. Basta. Qui avvenivano gli incontri e qui Silvestro è stato strangolato e poi finito a colpi sulla testa. Di fronte alla porta, una finestra dà sul terrazzino do¬ ve i carabinieri hanno trovato l'asse di legno che ha ucciso il bimbo. Appena usciti dalla stanza della morte si apre il corridoio. Sulla parete in fondo c'è l'immagine della Madonna dell'Arco; nelle altre camere, sui cassettoni e sui mobili della stanza da pranzo, le foto di famiglia: le figlie ritratte nel giorno dei matrimoni, e poi la faccia dell'unico figlio maschio avuto da Allocca circa trent'anni fa, morto a sei mesi d'età. Quella fotografia sta nella camera da letto dell'assassino, arredata in maniera povera e essenziale come il resto dell'appartamento. In cucina, di fronte al soggiorno, c'erano i resti di qualche pasto, e i piatti ancora da lavare, che spandevano un odore di avanzi e di chiuso per tutto l'appartamento. Nell'ultima stanza in fondo a destra, su una rete metanica, qualche vestito usato buttato lì alla rinfusa. Ma la mattina di sabato 8 novembre - quando chissà perché Silvestro non è entrato in classe e s'è allontanato dalla scuola - il bambino non voleva tornare in questo squallore. Mentre passava sotto la palazzina, il vecchio Allocca l'ha chiamato e lui è salito con la promessa di mille lire, che equivalgono a cinque partite con i video-giochi; ma quasi certamente lui stava andando oltre, fino alla blocco 29, dove al primo piano abitano la zia e i cugini. Silvestro veniva qui quasi tutti i giorni, dopo la scuola, in attesa che la mamma tornasse dai campi e lo riportasse a Roccarainola. Arrivava, pranzava, e poi si metteva a fare i compiti insieme alla cugina Maria. Oppure scendeva tra le aiuole devastate dall'immondizia, a scorrazzare sulla bicicletta di Maria o tirare calci al pallone. Anche questa casa è modesta, ma certo non squallida né lugubre come quella di Allocca. In cucina, intorno al tavolo coperto dalla tovaglia di plastica, Silvestro aveva il suo posto fisso. Da un cassetto, Maria tira fuori un quaderno dove il bimbo ha imparato a scrivere, tre amù fa, e a risolvere i primi problemi di aritmetica. Lei fa la sarta, e lavora alla macchina da cucire sistemata accanto al lavandino. Nei pomeriggi trascorsi col cuginetto, lei cuciva e lui studiava. «Pochi giorni prima della scomparsa - ricorda ora la ragazza, occhi marroni e forme mediterranee - ha imparato con me le regioni d'Italia; le sapeva tutte a memoria. Doveva disegnare la Penisola, e lui voleva mettere il foglio sulla cartina e ricalcare i contorni. Io gli ho detto di no, doveva fare da solo, ma quello è furbo, e alla fine ha fatto come voleva lui». A Maria è rimasto ancora un sorriso, lo spende e ripete: «Silvestro è furbo». Che sia morto, lei come il resto della famiglia lo ammetterà quando da quel noccioleto salterà fuori qualcosa che dimostri che gli assassini l'abbiano portato lì. Forse per questo, il sellino della cyclette sistemata in sala da pranzo è rimasto all'altezza che serviva a Silvestro, quando preferiva pedalare qui anziché in strada. Quella strada dove il vecchio Allocca l'ha adocchiato, per poi abusarne fino ad ucciderlo e ridurlo in cenere. Ma non è rimasta neanche quella. Giovanni Bianconi Dall'alloggio del rione Gescal al campo di noccioli dove l'armano ha detto: «Ecco, l'ho bruciato qui» ■ A destra la casa del delitto, rione Gescal Sotto la discarica in cui si cerca il corpo del bambino In alto il padre di Silvestro

Luoghi citati: Avellino, Cicciano, Italia, Napoli, Roccarainola