«Alla fine prevarrà l'Islam»

«Alla fine prevarrà l'Islam» ANALISI IL TEORICO DEL CONFLITTO TRA RELIGIONI «Alla fine prevarrà l'Islam» «La demografia lo favorisce nella guerra tra civiltà» Nato nel 1927 a New York, Samuel Huntington insegna da trent'annl a Harvard, dove dirige l'Istituto di studi strategici. E' stato in missione in Vietnam per conto del dipartimento di Stato e ha diretto la rivista «Foreign Polle/», il suo saggio più celebre, pubblicato nel '93, è «The Clash of Civilizations», in cui teorizza uno scontro tra le civiltà. IPARIGI conflitti armati del futuro non avranno più, secondo lei, cause economiche o ideologiche, ma opporranno, per ragioni culturali, le otto principali civiltà del pianeta: l'occidentale, la latinoamericana, la musulmana, la cinese, l'indù, la slavo-ortodossa, la buddista e l'africana. Lei rifiuta come un'illusione occidentale l'idea di una progressiva unificazione dell'umanità attorno ai principi della democrazia libera- le. Perché lei oppone «modernizzazione» e «occidentalizzazione»? «Questi due processi hanno certo dei legami, ma possiamo esaminare anche quel che li distingue evidenziando nella civiltà occidentale gli elementi apparsi ben prima dell'era moderna. Nel XII e nel XIII secolo, l'Occidente ha sviluppato caratteristiche molto particolari come la separazione tra la sfera temporale e quella spirituale, l'idea, derivata dagli antichi romani, del primato della legge, una struttura sociale pluralista comportante signori feudali e città indipendenti, e il principio dei diritti umani. Sono tratti singolari che hanno permesso all'Occidente di prendere la testa del plotone nei secoli XVIII e XIX. Le civiltà diverse dalla nostra vogliono modernizzarsi, ma non necessariamente occidentalizzarsi». Nel suo libro lei fa l'esempio di giovani con i jeans, che bevono Coca-cola e ascoltano rock in un Paese del Medio Oriente mentre preparano una bomba da fare esplodere su un aereo in volo di una compagnia americana, e scrive che non è una scena inverosimile... «Non è possibile stabilire un'equazione tra Coca-cola, jeans, McDonald's e la civiltà occidentale. Sono fenomeni superficiali, non credo che esercitino una profonda influenza sulle società che ne fanno uso. Quel che definisce la civiltà occidentale non è il Big Mac di McDonald's ma la Magna Charta, che stabilì nel XIII secolo, in Inghilterra, i primi limiti al potere del re». Lei enumera otto civiltà sul punto di entrare in conflitto. Ma non pensa che tutto possa essere ridotto a uno scontro tra la civiltà islamica e tutte le altre? «Le relazioni tra Islam e cristianesimo sono sempre state difficili nel corso dei secoli. Gli spagnoli hanno coniato il termine «guerra fria», guerra fredda, nel XIII secolo per descrivere le loro relazioni con i vicini musulmani. L'Occidente è chiaramente la civiltà dominante nel mondo. L'Islam e la Cina contestano questa supremazia. Per quel che riguarda l'Islam, questo è dovuto allo straordinario risveglio di questa civiltà. Nei Paesi islamici i giovani sono più numerosi che altrove. Vanno ad allargare i ranghi degli integralisti islamici, o emigrano in Europa». Cosa intende dire quando scrive: «Alla lunga, sarà Maometto a vincere»? «E' solo un modo di dire che l'Islam è più dinamico del cristianesimo, in virtù sia dei suoi tassi di natalità che del suo proselitismo. Il cristianesimo progredisce per le conversioni, l'Islam per le conversioni e per il tasso demografico. Il demografo francese Jean-Claude Chesnais ha constatato che i musulmani, che vent'anni fa rappresentavano il 18% della popolazione mondiale, saranno il 23% tra qualche anno e il 30% nel 2025: cioè più numerosi dei cristiani». Che sarà, di fronte a questa spinta, di quelli che lei definisce gli «Stati bunker», Egitto e Algeria? Saranno rovesciati come il regime dello Scià in Iran? «Nella maggior parte dei Paesi musulmani ci sono regimi non democratici, il cui grado di brutalità varia, e debolissimi movimenti d'opposizione. In molti di questi Paesi l'opposizione ai regimi dittatoriali è monopolizzata dagli integralisti. Gli islamici potranno prendere il potere in alcuni Stati, ma non nella maggior parte. In Paesi come la Giordania, la Siria, l'Egitto e il Marocco, è molto difficile immaginare cosa accadrà quando spariranno gli attuali governanti. Non credo che lo scenario iraniano si ripeterà. La situazione iraniana era unica, in quanto lo Scià si era lanciato in una campagna a un tempo di modernizzazione e di occidentalizzazione. La rivoluzione iraniana è stata fatta contro l'occidentalizzazione, non contro la modernizzazione. Il fattore demografico ha giocato un ruolo importante. L'esperienza insegna che, quando i giovani di età compresa tra 15 e 25 anni rappresentano più del 20% della popolazione, i disordini sono alle porte». Dominique Dhombres Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa» Ultra islamici Samuel Huntington prevede che potranno prendere il potere in alcuni Paesi

Persone citate: Dominique Dhombres, Samuel Huntington