Cossiga lancia il «terzo polo» alternativo di Fabio Martini

Il «Picconatore»: sono pronto a rimettermi in politica, siamo nel solco di De Gasperi e di Moro Il «Picconatore»: sono pronto a rimettermi in politica, siamo nel solco di De Gasperi e di Moro Cossigq landa il «terzo polo» alternativo «Il centrodestra ormai non va da nessuna parte» ROMA. Gli operatori tv lo pressano, 10 toccano, lo scrutano e lui ci scherza su: «E' inutile che sprechiate la pellicola - dice Francesco Cossiga - tanto la Annunziata più di un minuto non manda!». Nei corridoi dell'hotel Leonardo da Vinci c'è una grandissima eccitazione per il battesimo della «Cosa centrista», la conferenza stampa non riesce proprio ad iniziare e così, nella ressa si infila anche Massimo Paolini, dell'associazione «Missione preservativo». Che urla: «Presidente Cossiga, glielo posso offrire?», sventolando una stagnola dal contenuto inequivocabile. E Cossiga sorridente: «No, per carità... Lo dia a qualcuno più giovane di me!». Sempre ironico l'ex Capo dello Stato. Ma stavolta non più di tanto: il 18 novembre 1997 potrebbe segnare un nuovo inizio, Francesco Cossiga lo spera e proprio per questo è meno scherzoso del solito, meno «mattacchione», come dice lui stesso. L'ex Picconatore aveva un tono serio quando, a porte chiuse, ha detto chiaro e tondo che lui ci sta eccome a rimettersi in politica. E davanti ad una platea che comprendeva anche ex notabili della Prima Repubblica ha spiegato 11 suo progetto: «Il movimento che si può aggregare è alternativo alla sinistra ma anche alle posizioni conservatrici della destra» e se mai questo progetto diventasse partito «allora sarebbe nel solco di quello che De Gasperi realizzò con il nome di centrismo e che Moro chiamò centro-sinistra». Guai a rifare la de, ma semmai Cossiga sembra avere in mente un terzo Polo che metta assieme ex de, ex socialisti, ex laici e che diventi un ago della bilancia «un po' come avviene in Germania, con i liberali che hanno governato con i socialdemocratici e che ormai da molti anni governano con la Cdu». Conclusione: «Se andate per questa strada, io vorrei essere con voi». La differenza con tante altre esternazioni cossighiane ierijnattina la faceva la platea accorsa al convegno organizzato da Bruno Tabafjcj, già presidente della Ragione Lombardia! In sala qualche politico in attività, ma soprattutto alcuni reduci déù'ancien regime (tra gli altri Paolo Cirino Pomicino, Claudio Martelli, Clelio Darida, Enzo Scotti, Giusy La Ganga, Carlo Bernini) tutti convinti - ed è la prima volta - che la «quaresima» è finita, che si può ricominciare. Mai visti tanti ex in una volta sola e a loro ha dato voce Cossiga, ma anche uh applauditissi- mo Claudio Martelli, acuminato e lucido come nel suo periodo migliore: «Forza Italia aveva davanti a sé un'autostrada politica - ha detto l'ex braccio destro di Craxi - poteva diventare il sindacato .del lavoro non dipendente e delle libertà dei cittadini. E invece si è limitata ad essere il distaccamento politico di Mediaset, col risultato che anche Mediaset se ne va...» e dunque la crisi del Polo consente per la prima volta «di scongelare quegli otto milioni di voti andati a Forza Italia per effetto di Tangentopoli». Ed è proprio questo il senso della sfida del movimento messo insieme da Tabacci, dall'ex ministro Bernini e dall'ex portavoce di Forlani Enzo Carra: ereditare l'elettorato di For¬ za Italia. E Cossiga, stuzzicato da un giornalista, se ne è uscito con una battuta feroce: «Io - ha detto l'ex Capo dello Stato - non mi ritengo indispensabile come Berlusconi. Questo nostro movimento non si basa sulle persone ma sulle idee, quindi può andare avanti anche se a me mi prende un... coccolone. Invece Forza Italia, se muore Berlu¬ sconi - Dio lo preservi - non esiste più!». In realtà, nell'intervento a porte chiuse che ha preceduto la conferenza stampa, Cossiga aveva già data per politicamente defunta Forza Italia: «Il Polo e Forza Italia non hanno più un ruolo politico» e il centro-destra «non è in grado di andare da nessuna parte». E poi davanti ai cronisti: «Vedrete, ora ci sarà un abbraccio ancora più forte con D'Alema, ci sarà un altro patto della crostata, con una crostata più grande di quella di casa Letta...». E quanto al pds, Cossiga ha dipinto così il sogno egemonico di D'Alema: «Il rischio è di finire governati da un grande Fronte nazional-democratico. Con il pds forza egemone che accetterà anche l'esistenza di ciò che non fa parte del Fronte, purché... non aspiri a sua volta a governare!». Ad ascoltare il Picconatore anche qualche fronda d'Ulivo (Stajano di Rinnovamento italiano), Segni, Scognamiglio e «osservatori» de) Polo: «Seguiamo con attenzione il progetto - dice il vicesegretario del ecd Marco Follini - ma vogliamo capire se è confermata la scelta bipolare». Ma intanto dietro le quinte - e già da mesi - si muovono almeno due movimenti paralleli. C'è il gruppo di intellettuali cattolici guidati dall'ex presidente della Banca di Roma Pellegrino Capaldo. E c'è la rete messa su da Tabacci in quasi tutte le province italiane, pronta a trasformarsi prima di Natale in movimento e composta da ex notabili della Prima Repubblica, molti dei quali erano ieri al «Leonardo da Vinci». Tra i tanti Giorgio Moschetti, ex «cassiere» del gruppo Sbardella («Ehi Gio'! che sei uscito dalla tana?», gli ha chiesto un vecchio amico). E un po' appartato c'era anche Pietro Giubilo, già sindaco (sbardelliano) di Roma, protagonista di uno sconosciuto e singolare destino: è l'unico tra i collaboratori più stretti di Sbardella che al crollo della Prima Repubblica si sia trovato senza un corposo patrimonio. Fabio Martini

Luoghi citati: Germania, Italia, Lombardia, Roma