« Così volevano incastrare Lo Forte » di Francesco La Licata

« LE CARTE DELLA PROCURA « Così volevano incastrare Lo Forte » // capitano De Donno contattò la moglie di Siino CROMA OVA il fuoco, sotto la cenere dell'apparente calma. Lo scontro frontale tra i Ros dei carabinieri (nelle persone del col. Mario Mori e del capitano Giuseppe De Donno) e la procura della Repubblica di Giancarlo Caselli, abbandona i confini della Sicilia per spostarsi dentro i palazzi romani. Fungono da detonatori, da una parte la Commissione antimafia con la decisione di avviare un'inchiesta su tutta la scottante materia di «Mafia & appalti», dall'altra la richiesta di chiarimenti avviata dal Guardasigilli. Chiarimenti che sono arrivati con una relazione che la Procura di Palermo ha prima sottoposto al procuratore generale, Vincenzo Rovello, e quindi ha spedito in via Arenula. Ciò che si intuisce dalle indiscrezioni che circolano è che la vicenda non sembra destinata ad una soluzione indolore, visti gli argomenti che spaziano dall'affaire Balduccio Di Maggio, con la discutibile gestione del pentito, al famigerato «Dossier Fragalà» (anticipava le «malefatte» di Di Maggio), costituito da intercettazioni telefoniche dei carabinieri fatte pervenire al parlamentare di Alleanza nazionale, Al centro di tutto c'è la decisione del capitano De Donno di indicare (rivelando ai giudici di Caltanissetta la fonte nell'imprenditore mafioso Angelo Siino) il procuratore aggiunto di Palermo, Guido Lo Forte, come uno dei tre magistrati che «passarono» alla mafia il rapporto investigativo (16 febbraio 1991) sulla cosiddetta «Tangentopoli siciliana». Secondo la Procura di Palermo, quello di De Donno - che owiamen- te non agirebbe a titolo personale è l'ultimo gesto di ostilità nei confronti di Guido Lo Forte. Una ostilità che risale, apppunto, agli anni in cui i carabinieri lamentarono una certa «disattenzione» dei magistrati palermitani (era la Procura diretta da Piero Giammanco) per il loro sforzo nell'inchiesta su «Mafia & appalti». Ed hanno un asso nella manica, i magistrati palermitani. Un asso che ora si trova nel dossier arrivato negli uffici di Giovanni Maria Flick. C'è una registrazione telefonica che dimostrerebbe l'interesse del capi¬ tano De Donno ad «incastrare» il procuratore aggiunto di Palermo. E ci sono anche interventi diretti in direzione del pentito Angelo Siino, confermati dal collaboratore nei recenti interrogatori, messi in atto per «convincerlo» ad accusare il magistrato palermitano. Non solo: la conclusione cui è giunta la procura di Giancarlo Caselli è che i Ros, alcuni ufficiali in particolare, abbiano svolto il loro ruolo in modo un po' troppo disinvolto. Per esempio tacendo notizie importanti su appartenenti all'Arma e sulla loro sospetta «infedeltà», intrattenendo rapporti privilegiati con confidenti e collaboratori, cercando contatti a volte extraistituzionali - con persone utilizzate al di fuori dei limiti imposti dalla legge. Ma andiamo con ordine. La telefonata alla signora Carmela Bertolino, moglie di Siino, è stata fatta da Giuseppe De Donno. Inequivocabili le parole dell'ufficiale, che chiama la donna dandole notizie della posizione giudiziaria del marito. Ad un certo punto, dice: «Quei due in udienza vogliono fotterlo... noi siamo tagliati fuori, non possiamo far niente, voi dovete darci elementi contro Lo Forte...». Ecco la prova per la Procura di Palermo - che le accuse dell'ufficiale rientrano in un disegno che affonda radici nel passato e si concentra su Lo Forte che fu uno dei sostituti incaricati delle indagini dal procuratore Piero Giammanco. Ma la smentita più clamorosa al capitano De Donno è arrivata proprio da Angelo Siino, che nega di aver mai pronunciato il nome di Guido Lo Forte: né oggi né ieri. Al contrario, la tesi dei carabinieri è che il pentito abbia cambiato versione una volta mutato il suo status: da confidente a collaboratore di giustizia. Che dice Siino? Durante un drammatico interrogatorio con Caselli - quello ormai famoso del¬ l'aeroporto di Boccadifalco - conferma che, non solo non ha mai fatto il nome di Lo Forte, ma è stato anche al centro di pressioni, da parte di De Donno, per indurlo ad accusare il magistrato. Siino va oltre ed aggiunge: «E' stato il capitano De Donno a farmi più volte domande sul dott. Lo Forte... hanno tentato di avvicinarmi prima in un carcere, poi in una caserma della Finanza. De Donno è andato anche da mia moglie». Già, le pressioni gli arrivarono, anche dopo il suo pentimento, tramite la moglie e il figlio. A quel punto i giudici interrompono l'interrogatorio per mettere a confronto marito e moglie. Uomini del «Gico» vanno a sentire Carmela Bertolino e il figlio nel loro rifugio segreto, senza dar loro la possibilità di comunicare con Siino che è a Palermo, dentro una stanzetta dell'aeroporto. La donna mette a verbale di aver ricevuto la visita di De Donno che veni- va a consigliarle, per il buon esito del processo, di convincere il marito ad accusare Lo Forte. Stessa visita fu riservata al figlio. Un chiodo fisso, secondo la Procura di Palermo, quello di De Donno. Sin dal 1992, data dell'inizio delle indagini sugli appalti della mafia. Anche allora, sempre a stretto contatto del suo comandante, Mario Mori, andò incontro a qualche «intemperanza». Settanta giorni dopo la conclusione della sua inchiesta, ritenuta «deludente» per il numero dei provvedimenti giudiziari ottenuti dalla Procura di Piero Giammanco, i carabinieri ricevono un anonimo che consente a De Donno di far giungere l'inchiesta a Catania. La lettera rivela che l'imprenditore Giuseppe Li Pera, rappresentante della Rizzani De Eccher, già arrestato a Palermo, «sa tutto sugli appalti di Catania». Il dossier passa al giudice catanese Felice Lima, proprio mentre una perquisizione fa ritrovare nell'ufficio di Li Pera documenti (fino a quel momento dimenticati) che «provano» l'influenza dell'imprenditore nel territorio catanese. Li Pera si pente, parla di alcune imprese ma fa anche i nomi di 5 magistrati palermitani, tra cui Lo Forte. Di loro si occuperà Caltanissetta, arrivando all'archiviazione nel 1993. Felice Lima manda avanti le indagini sugli appalti, contando su un ulteriore rapporto del Ros. Il fascicolo arriva sul suo tavolo con una «raccomandazione» scritta del capitano De Donno: «Caro Felice, ora la palla è a te. Auguri». Ecco quello che hanno scritto i magistrati della Procura palermitana al ministro Flick. Francesco La Licata Alla donna disse «Voi dovete darci elementi contro il procuratore» Pressioni anche sul figlio nel suo rifugio segreto Guido Lo Forte, procuratore aggiunto

Luoghi citati: Caltanissetta, Catania, Palermo, Sicilia