DUE VOLTE GRATI A CASALEGNO
1 DUE VOLTE GRATI A CASALEGNO gli sviluppi. Ma quando le frange del dissenso erano degenerate in violenza, e poi in movimento armato, La Stampa aveva opposto il suo no più fermo, anche contro lo strisciante giustificazionismo. Il giornale dei cittadini non poteva scendere a patti con i nemici della città. Carlo Casalegno, su questo fronte, era l'esponente più in vista. Era stato inflessibile nell'additare le responsabilità, aveva denunciato le connivenze con il terrorismo, messo in guardia dai cedimenti. Nonostante tutte le critiche che si potevano rivolgere al «nostro Stato», e che egli per primo rivolgeva, aveva la colpa imperdonabile di sostenerlo, agli occhi di chi voleva abbatterlo. «Servo dello Stato» scrissero le Brigate rosse, credendo di usare il termine più spregiativo per rivendicare la paternità dell'assassinio. Quegli uomini hanno ucciso e hanno perso; si possono eliminare le persone, non le idee. Lo Stato non ha ceduto all'eversione. Nonostante tutte le lacerazioni del nostro tessuto sociale, abbiamo difeso il patto di convivenza fra i cittadini. Nonostante tutti i problemi ancora irrisolti, viviamo in un Paese libero, fondato sulle regole della democrazia. Se abbiamo salvato la nostra libertà, lo dobbiamo anche agli uomini come Casalegno e come Ghiglieno, la cui morte ha aperto gli occhi a tanti scettici o increduli sui gravi pericoli che l'Italia correva in quegli anni. Ma l'eredità di Casalegno va oltre la lotta contro il terrorismo. Egli fu un giornalista a tutto tondo, lucido nelle sue analisi sul presente, lungimirante nell'anticipare il futuro. Credeva nello Stato come casa comune, luogo di confronto, dove bisognava rispettare, insieme, i diritti e i doveri di tutti. Credeva in uno Stato al servizio dei cittadini, più agile, decentrato, in grado di rispondere meglio alle esigenze articolate e mutevoli del Paese. Ma per lui ogni forma di autonomia aveva senso soltanto in uno Stato unitario, senza discriminazioni in nessun campo, tanto meno geografico. Sapeva che il Paese può crescere, e dare benessere, soltanto con l'apporto di tutti alla vita di tutti. Era qui il significato vero della sua torinesità. Del torinese, Casalegno aveva il rigore, la serietà, la coscienza del dovere, la capacità di pensare attraverso i fatti, per giudicare solo dopo averli esaminati. Pochi giornalisti come lui hanno saputo impersonare lo spirito de La Stampa: nelle sue tradizioni liberali e laiche, nel rispetto profondo per le idee e le convinzioni altrui. Il suo stile era esemplare per chiarezza di scrittura, densità di pensiero, forza di argomentazione. Era, al livello più alto, quello che tutti i giornalisti d'Italia conoscono come lo stile Stampa. Si era formato in una grande scuola di giornalismo, formò egli stesso tanti giornalisti. La Stampa ha ormai una storia più che centenaria. E' toccato a lui, di questa storia, attraversare il momento più drammatico. Aveva combattuto per la libertà negli anni della Resistenza. Ha ritrovato il suo posto di combattimento al giornale, negli anni di piombo, pagando con la vita. Gliene dobbiamo essere due volte grati. Giovanni Agnelli
Persone citate: Carlo Casalegno, Casalegno, Ghiglieno, Giovanni Agnelli
Luoghi citati: Italia
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