Fini a Berlusconi: ora cambiamo registro

An, cresce la tensione: non possiamo appiattirci sul Cavaliere, serve un chiarimento An, cresce la tensione: non possiamo appiattirci sul Cavaliere, serve un chiarimento Fini a Berlusconi: ora cambiamo registro «Il Polo è politicamente battuto» ROMA. Non tira aria buona a via della Scrofa, sede di An. Le elezioni sono andate male per quel partito, sebbene sia rimasto il primo a Roma e il suo presidente (stando ai dati raccolti finora) sia uscito vincitore dalla tenzone con D'Alema. Alleanza nazionale tenta di riprendersi dalla botta («Il polo esce politicamente battuto», è l'ammissione di Gianfranco Fini) dando la sveglia al Cavaliere: Berlusconi sarà invitato a discutere le proposte di An per il futuro della coalizione con l'esecutivo di quel partito. Basta con i vertici casalinghi a via del Plebiscito, con le iniziative estemporanee del leader di Fi e i pranzetti consolatori: d'ora in poi meglio fare a meno dell'abilità culinaria del cuoco Michele, e pensare piuttosto (è questa una delle proposte di An) a dare vita a due coordinamenti, uno politico e l'altro parlamentare, delle forze del centro-destra, per stabilire le future iniziative e i modi di fare opposizione tutti insieme, senza sfilacciamenti e improvvisazioni. Insomma, An tenta di «ingabbiare» Berlusconi. Di questo e di altro parlano, al quinto piano di Montecitorio, Fi¬ ni e i massimi dirigenti di An in una riunione pomeridiana più che burrascosa dove c'è chi chiede di andare alla resa dei conti con il Cavaliere. L'«altro» di cui si discute, ovviamente, è la sconfitta. Già in mattinata, sui visi dei parlamentari di Alleanza nazionale, sono impressi i segni dell'insuccesso. A Montecitorio Pinuccio Tatarella, il capogruppo, ragiona così: «I candidati a sindaco vanno scelti due anni prima, non due mesi prima». Un poco più in là Mirko Tremaglia osserva malizioso: «A Napoli e a Roma, nel '93 il movimento sociale ha preso più di An. A Latina ha vinto un sindaco che viene considerato un fascista, a Chieti è stato eletto un personaggio che è molto più a destra di noi... Di fronte a questi dati che vogliamo fare?». Un'idea, almeno per Roma, ce l'avrebbe Domenico Gramazio, meglio conosciuto nella capitale come «il pinguino», ossia quella di commissariare tutto. Ma è un po' eccessiva come proposta, anche se non è affatto escluso che qualche testa cada nel partito. Altrimenti perché Fini avrebbe deciso di dare al fido Altero Matteoli il compito di diri- gere un coordinamento organizzativo? «Beh - ammette Gustavo Selva - uno dei nostri problemi, che del resto è comune a tutto il Polo, è quello di formare una classe dirigente che finora non c'è». La riunione dell'esecutivo di An comincia verso le quattro e un quarto. Non mancano le polemiche. Francesco Storace litiga con Fini. «Caro Gianfranco - gli dice - abbiamo commesso due errori. Innanzitutto quello della scelta all'ultimo momento dei candidati, eppoi, come rivela l'astensionismo, noi non siamo più mi punto di riferimento forte per gli elettori». «Ti sbagli, la tua è una valutazione emotiva», gli ribatte il presidente. E Storace, al termine della riunione, taglierà subito la corda, scuro in volto. Ma in quel consesso non è l'unico a pensarla così. C'è Tremaglia che vuole la resa dei conti con Berlusconi. C'è Gaetano Rebecchini che pronuncia un interven¬ to molto critico. C'è Publio Fiori che va giù duro: «Chi ha girato in questi giorni per l'Italia - dice - sa che c'è malessere, in An e dentro il Polo, dovuto al fatto che alcune iniziative, non concordate, di Berlusconi hanno affievolito la nostra identità politica. Non possiamo più appiattirci sul Cavaliere, chiamiamolo a parlare con noi per un chiarimento». Il clima è tale che Fini deve venire incontro alle richieste dei suoi e dire: «I rapporti nel Polo dovranno esse¬ re più politici e meno amicali». Di qui l'idea di sottoporre al Cavaliere, in un incontro con l'esecutivo, un documento con le proposte del partito. Un'idea che Fiori chiosa così: «In quella sede una resa dei conti con il leader di Fi ci sarà». Perciò tra oggi e domani lo stato maggiore di An preparerà un pacchetto di proposte. Lo annuncia pubblicamente Fini, che non riesce a nascondere la propria inquietudine. Lui, solitamente gen¬ tile con i giornalisti, questa volta si spazientisce e chiede alle tv di non riprenderlo durante la conferenza stampa per evitare che «vengano riportati solo stralci di un ragionamento». E anche questo è uno dei tanti segnali rivelatori del nervosismo che percorre An, che non può andare alla resa dei conti con Berlusconi, ma che, dopo questi risultati, non può nemmeno fare finta di niente. Maria Teresa Meli Il presidente di Alleanza nazionale Gianfranco Fini

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