L'Oscuro Complotto di Pierluigi Battista

L'Oscuro Complotto Un tempo c'era il «destino cinico e baro», ora invece si invoca l'«invisibilità» come chiave della sconfìtta L'Oscuro Complotto UN tempo, dopo la batosta elettorale, c'era almeno un «destino cinico e baro» contro cui inveire. C'era la chance di una fatalistica rassegnazione per chi (come Giuseppe Saragat) nulla aveva da rimproverarsi se non di essere sceso sul terreno di un imprudente duello con la potenza bruta e ottusa del Numero. Oggi tra le schiere del centrodestra perdente affiora una voglia rabbiosa di scaricare tutte le colpe su una sordida congiura, su un perfido e astuto disegno di Golia per far fuori il povero e incolpevole Davide. Altro che destino cinico e baro, qui si recita piuttosto il copione dell'Oscuro Complotto. Ecco il candidato sindaco del Polo, Pierluigi Borghini, che evoca lo spettro dell' «invisibilità» come chiave della propria sconfitta e del simultaneo successo di un candidato, Francesco Rutelli, che a suo dire avrebbe approfittato a man bassa di un'arma segreta: «Una campagna elettorale basata sulla suggestione e sulla capacità di diramare continuamente sondaggi». Nientemeno. L'altro candidato sconfitto, Emiddio Novi di Napoli, si abbandona in diretta nella trasmissione di Bruno Vespa ad apocalittiche maledizioni ùidirizzate a non meglio precisate fazioni Mediaset che si sarebbero mosse in inqualificabile combutta con i poteri forti scesi in terra partenopea per sostenere l'azione del sindaco Bassolino. Nientemeno. Qualcuno, Domenico Nania di Alleanza Nazionale, dice che non c'è stata nessuna sconfitta nel Polo e attribuisce la (a suo avviso) fallace seppur diffusa perce- zione di qualche difficoltà nel centrodestra a una bieca campagna sostenuta da «certa stampa» ovviamente succuba dei sindaci di sinistra. Nientemeno. E quante lamentazioni sul «concentrato di poteri» che avrebbe sostenuto l'azione dei sindaci uscenti. Quante imprecazioni contro la pusillanimità dell'establishment che si sarebbe consegnato mani e piedi al nuovo potere ulivista. Quante accorate e sdegnate considerazioni sulla macedonia cui si sarebbe ridotto lo schieramento di centrosinistra. Insomma, quanta voglia di non guardare in faccia le ragioni di un disastro. Come se non fosse ovvio che in una campagna elettorale la «suggestione» costituisce un ingrediente essenziale. Come se la «visibilità» fosse un crimine contro la democrazia, la violazione ontologica di una naturale ed egualitaria par condicio (che stranezza, sulla bocca di liberali che apprezzano i valori del merca¬ to e della meritocrazia). Poteri forti, establishment, eccessiva varietà di voci uliviste? Ma l'orchestra che mette insieme più suoni e più voci, in democrazia è una virtù, non un demerito. E la politica democratica è anche e soprattutto ricerca di nuovi consensi, capacità di colloquiare e interagire con l'establishment, strappare lembi di terreno all'avversario, dare appeal al proprio schieramento, guadagnarsi visibilità e autorevolezza, mobilitare simpatie al di là delle truppe degli aficionados e de- gli elettori che non t'abbandonerebbero nemmeno sotto le cannonate. Tutto molto difficile e faticoso. Ma tutto maledettamente indispensabile per vincere nella democrazia elettorale. Talmente indispensabile che da quando il centrodestra sembra aver dimenticato la lezione, gli appuntamenti elettorali (salvo sporadiche eccezioni) hanno assunto perii Polo l'aspetto di un autentico calvario. Nell'atto di deporre la scheda in un'urna elettorale si mette in moto una complicata chimica delle passioni e degli interessi in cui si mescolano ingredienti impalpabili come la credibilità, la fiducia, la convenienza, l'emulazione, il conformismo, la voglia di stare in quel momento da quella certa parte e che tutti insieme formano quella che il candidato Borghini ha condensato nel termine «suggestione». Che è anche una suggestione di «regime», perché no. Ma nemmeno un «regime» si fabbrica attraverso un complotto. Meglio prendersela col destino cinico e baro. Pierluigi Battista In democrazia bisogna saper conquistare consensi Non si vuole guardare in faccia alle ragioni della batosta

Persone citate: Bassolino, Borghini, Bruno Vespa, Domenico Nania, Emiddio Novi, Francesco Rutelli, Giuseppe Saragat, Golia, Pierluigi Borghini

Luoghi citati: Napoli