L'intelligenza crescerà con un chip di Fabio Galvano

L'uomo bionico L'uomo bionico L'intelligenza crescerà con un chip LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'uomo bionico è dietro l'angolo. Per la prima volta cellule viventi (di topo) sono state collegate a un microchip di silicio che ne ha raccolto e trasmesso gli impulsi elettrici: è il primo passo verso ardite soluzioni, per ora limitate al regno della fantascienza, come l'inserimento di intere memorie elettroniche nel cervello umano. Robocop e Terminator sono davvero nel nostro futuro. L'uomo diventerà più intelligente con l'aggiunta di un chip. Ma gli obiettivi più immediati sono altri: occhi bionici per far vedere i ciechi. L'esperimento è stato effettuato in Germania, all'istituto Max Planck, innestando neuroni di topo su un «letto» di silicio e proteine. Ma analoghi studi sono in corso anche in America, in particolare alla John Hopkins University di Baltimora. «E' un importante passo avanti - ha spiegato Stefano Vàssenelli, uno dei ricercatori dell'equipe tedesca - per prendere cellule dal corpo umano e connetterle a un chip. Dimostra che può diventare possibile collegare il cervello umano a un computer». Il prossimo passo in quella linea di ricerca, precisano dal Max Planck, consisterà nel mettere a punto un chip capace di ricevere e registrare i piccoli segnali elettrici generati dalla comunicazione fra cellule. Quindi si tenterà la comunicazione di andata e ritorno. A Baltimora hanno già perfezionato, con incoraggianti risultati pratici, la tecnica per stimolare con un chip i terminali nervosi: una ventina di pazienti ciechi sono ora in grado di vedere semplici forme. Ma è il potenziale futuristico dell'uomo bionico a suscitare la maggiore curiosità. Il pensiero va al thriller fantascientifico «Johnny Mnemonic», dove spietati assassini rintracciano un corriere che morirà se non riuscirà à scaricare importanti informazioni memorizzate su un microchip inserito nel cervello. Oppure al decano dei romanzi di fantascienza, Arthur C. Clarice, autore di «2001: Odissea nello spazio», che nel suo ultimo romanzo - «3001: l'ultima odissea» - contempla un mondo in cui pensieri e conoscenze di tutta una vita possono essere memorizzati in un «chip dell'anima» per essere inseriti nel cervello di un'altra persona. «Queste ultime ricerche - afferma Colin Humphreys, professore di scienza dei materiali all'università di Cambridge - sollevano l'allarmante prospettiva di poter un giorno controllare la mente delle persone con il semplice impianto di un chip. Questi sviluppi potrebbero risolvere problemi medici come i danni cerebrali provocati da ictus o i processi degenerativi cerebrali degh anziani, come il morbo di Alzheimer. 0 accrescere l'intelligenza umana». Il cervello, spiega, è bravissimo a riconoscere volti, ma non a ricordare numeri di telefono, un compito che è invece adatto a qualsiasi computer: «La cosa più sensazionale - dice - sarebbe di poter fondere quelle due capacità». Fabio Galvano

Persone citate: Arthur C. Clarice, Colin Humphreys, John Hopkins, Max Planck

Luoghi citati: America, Baltimora, Cambridge, Germania, Londra