Iraq, Clinton gioca la carta Eltsin di Franco Pantarelli

Il Papa: il dialogo prevalga sulla forza. Baghdad: non vogliamo la guerra Il Papa: il dialogo prevalga sulla forza. Baghdad: non vogliamo la guerra pg pggggIraq, Clinton gioca ia carta Eltsin // leader russo cerca di ammorbidire Saddam NEW YORK NOSTRO SERVIZIO L'Iraq dice di aspettarsi l'attacco americano da un momento all'altro e si regola di conseguenza con azioni spettacolari: gli ospedali sono stati evacuati di ogni paziente «non grave»; centinaia di civili sono stati spediti ad affollare raffinerie, fabbriche, palazzi pubblici per far sì che l'eventuale lavoro delle «bombe intelligenti» non sia «pulito»; nonché razionando la benzina, cosa che ha avuto come consenguenza di bloccare un'altra attività dcll'Onu a Baghdad: quella di controllare che i due miliardi di dollari di petrolio che l'Iraq è autorizzato a vendere come «esenzione» dall'embargo siano davvero spesi esclusivamente nell'acquisto di cibo e medicinali. Senza benzina quegli ispettori dell'Orni (che non hanno niente a che fare con gli ispettori che devono controllare la produzione di armi, attorno ai quali si è scatenata questa nuova crisi) hanno dovuto sospendere il loro lavoro. «Forse domani - dicevano - saremo in grado di riprendere, ma con poca benzina non saremo in grado di allontanarci da Baghdad». Ma in questa atmosfera da «prima del diluvio», ieri sera Saddam ha dichiarato che il suo Paese «non cerca il confronto con gli Stati Uniti e si augura una soluzione attraverso il dialogo». E il suo vice Tarek Aziz ha rilasciato un'intervista al «Figaro» (oggi in edicola) per far sapere che l'Iraq «non si opporrebbe a un ritorno degli ispettori americani» del disarmo, se questi ultimi «avessero lo stesso peso degli altri», cioè «se gli ispettori Usa non dirigessero l'Unscom» (la Commissione dell'Orni incaricata del disarmo iracheno) e se «le loro opinioni non venissero più accettate come prove inconfutabili». Un collaboratore del segretario di Stato Usa, Madeleine Albright, ha ribattuto che «non si può lasciare all'Iraq la scelta dei Paesi rappresentati o della percentuale di americani fra gli ispettori dell'Unscom. Se si cede un palmo di terreno agli iracheni ve •né chiederanno molto di più». Ma la voglia americana di impartire a Baghdad la «punizione» che secondo Washington merita, sj[ scontra con un'opposizione che Coinvolge ormai la maggior parte di quelli che sei anni fa, con il loro «Presente!», consentirono a George Bush di mettere in piedi la «grande coalizione» contro l'Iraq. Ai «no» di Russia, Francia, Cina ed Egitto, artefici della risoluzione «blanda» votata l'altro giorno dal Consiglio di Sicurezza dell'Orni, si sono infatti aggiunti la Siria (la cui adesione di sei anni fa fu considerata un grosso colpo diplomatico di Bush); il Marocco, un altro fedele alleato di Washington che proprio ieri ha ricevuto in visita Aziz, e poi il Papa, che ieri ha lanciato un appello affinché «il dialogo prevalga sulla forza», e tanti altri. Ma la prova più significativa di quanto le cose siano cambiate rispetto a sei anni fa è venuta dal Kuwait, cioè il Paese per liberare il quale la grande coalizione fu creata, che proprio ieri ha fatto sapere di essere anch'esso contrario, in questa circostanza, all'uso della forza contro l'Iraq. Washington ieri ha mostrato di volersi adeguare, per il momento, all'aria che tira. Clinton, che si trova in California per una delle sue innume- revoli missioni di raccolta di fondi per il Partito democratico (per gravi che possano essere le crisi internazionali, quella finanziaria del suo Partito rimane in cima ai suoi pensieri), ha parlato a lungo con Eltsin e Chirac per chiedergli di usare la loro influenza sull'Iraq e convincere Saddam Hussein a fare marcia indietro sul bando agli ispettori americani. Eltsin, dicono alla Casa Bianca, ha promesso che farà tutto ciò che può, mentre l'impegno francese era al momento «meno chiaro». Non si è trattato tutu "!a di un ce'dimento alla volontà dej,n altri, spiegavano ieri i funzionari della Casa Bianca. Quando si vedrà che le pressioni russe e francesi non avranno ottenuto risultati - cosa di cui sono tutti convinti - l'idea della «risposta decisa» acquisterà maggiore forza. Ieri la Albright ha ribadito che sugli arsenali Saddam mente sempre». Senza contare che oggi riprenderanno i voli degli aerei-spia U-2 sull'Iraq e che Baghdad ha nuovamente minacciato di abbatterli. Franco Pantarelli A destra, marinai della portaerei americana Nimitz caricano un missile Aim-7 Sparrow su un aereo. Sotto Papa Giovanni Paolo II Hill !lJ HA