Libero il Walesa cinese

Inflessibile critico di Deng, ha passato un terzo della sua vita in carcere. Era detenuto in una salina Inflessibile critico di Deng, ha passato un terzo della sua vita in carcere. Era detenuto in una salina Libero il Walesa cinese Wei esiliato negli Usa, vedrà Clinton Libero ma in esilio. Dopo aver passato un terzo della sua vita in carcere, Wei Jingsheng, 47 anni, il più noto dei dissidenti cinesi, è stato scarcerato ieri all'alba e messo su un aereo della North West Airlines in partenza per Detroit. Giunto nella città americana, dove lo aspettava un amico, è subito ripartito per New York, dove sarà sottoposto a cure per rimetterlo in salute dopo il duro trattamento carcerario, e sarà presto ricevuto dal presidente Clinton. Esultano gli americani per questo gesto distensivo appena due settimane dopo la visita ufficiale di Jjang Zemin, capo del partito e dello Stato, negli Stati Uniti, durante la quale Clinton, in conferenza stampa congiunta, aveva criticato la Cina sulla questione dei diritti umani. La Casa Bianca fa sapere che il presidente «è molto contento» dell'arrivo di Wei negli Stati Uniti e che è «molto ansiso di incontrarlo al termine della cura». Il consigliere per la sicurezza nazionale, Sandy Berger, definisce il rilascio di Wei «uno sviluppo molto felice ». Il gruppo Human Rights Watch, con base a New York, salutando il rilascio di Wei avverte che ciò non significa un cambiamento dell'atteggiamento cinese. «E' coerente con la politica degli ostaggi che i leader di Pechino fanno dall'89. Quando per opportunità politica debbono fare concessioni, liberano qualcuno che non sarebbe mai dovuto essere arrestato». Ufficialmente Wei è stato messo in libertà condizionata per trattamenmto medico, ma Pechino si sbarazza di un personaggio più scomodo dietro le sbarre che fuori, cercando di neutralizzarlo mandandolo in esilio. Il suo rilascio avviene a nove mesi dalla morte di Deng Xiaoping, il leader che lui aveva personalmente e pubblicamente attaccato nel '79. Mentre Deng lanciava le quattro modernizzazioni (scienza, difesa, agricoltura, industria), Wei reclamava la necessità della quinta, cioè democrazia. Se la Cina ha ceduto alle pressioni intemazionali, anche Wei ha dovuto cedere nell'accettazione della libertà ma in esilio, ipotesi che aveva sempre rifiutato. Sarebbe voluto restare nel suo Paese, ma dopo 17 anni di carcere duro si è rassegnato. Non più tardi di due mesi fa, in una conferenza stampa nel corso del congresso del partito comunista, il ministro della Giustizia Xiao Yang aveva dichiarato su di lui: «Per la libertà condizionata per Wei occorrono condizioni e situazioni che egli ben conosce, e che non si riscontrano». Una frase in cui molti avevano letto la conferma di varie voci, secondo le quali egli sarebbe potuto essere liberato, a condizione che lasciasse il Paese, ma che lui rifiutava. Prima della partenza Wei ha potuto incontrare nella notte i suoi famigliari, fratello e sorella, per circa cinque ore in una palazzina governativa vicino all'aeroporto. Era stato portato in città da un carcere a circa duecento chilometri da Pechino. Anche l'ambasciatore americano James Sasser lo ha incontrato prima della partenza, e lo ha accompagnato all'aereo, insieme agli agenti della sicurezza cinesi. La settimana scorsa Sasser aveva annunciato «segni di progresso» sperando «in imminenti rilasci». Secondo i famigliari, Wei si è dichiarato d'accordo nel partire, «perché ormai stava diventando vecchio e malato». Nell'ultimo anno, le condizioni in carcere si erano fatte sempre più dure. Recluso in una salma a Est di Pechino, era guardato a vista 24 ore su 24, in una cella con pareti completamente di vetro e costantemente illuminata. I suoi problemi cardiaci e circolatori si erano aggravati. Il suo rilascio con partenza immediata per l'estero affievolisce l'attenzione internazionale sui dissidenti in Cina: resta in carcere un altro personaggio, Wang Dan, 28 anni, tra i protagonisti della Tienanmen, condannato nel '91 a 4 anni, scarcerato nel '93, riarrestato a condannato nel '96 a 11 anni. Considerato il padre dei movimenti democratici in Cina, più volte nominato per il Nobel per la pace, Wei è stato il maggior personaggio della breve stagione del «muro della democrazia», quando dall'autunno '78 all'inizio del '79 col ritorno di Deng Xiaoping dopo la morte di Mao, venivano denunciati con messaggi affissi nel centro di Pechino le malefatte del regime maoista. Deng inizialmente appoggiò questa inziativa nella lotta ai maoisti, ma dopo aver messo questi fuori gioco la represse quando essa mise in discussione il potere comunista di per sé. Wei affisse il 25 marzo '79 un suo saggio in cui scriveva: «Deng non vuole la democrazia. Dobbiamo essere vigilanti, Deng potrebbe diventare un dittatore come Mao». Pochi giorni dopo veniva arre¬ stato, ufficialmente per aver passato a giornalisti stranieri «segreti di Stato», nozione molto larga in Cina. Fu condannato a 14 anni, e rilasciato nel settembre '93, con sei mesi di anticipo. Tornato in libertà, continuò a battersi per la democrazia, pur riconoscendo il grande sviluppo economico del Paese. Nell'aprile '94 incontrò a Pechino il sottosegretario Usa per i diritti umani, John Shuttock, e due giorni dopo veniva arrestato, isolato per 20 mesi, condannato nel dicembre '95 a 15 anni. Questo campione della libertà viene dalle viscere stesse del partito comunista. I suoi genitori, comunisti dalla clandestinità, erano poi divenuti importanti quadri. Il suo nome, Jingsheng, vuole dire «nato nella capitale», espressione di fierezza per la vittoria del '49. Ardente guardia rossa nella rivoluzione culturale, aprì gli occhi vedendo la miseria senza speranza delle campagne nella Cina maoista, sperimentando gli orrori commessi in gloria del presidente Mao e del partito. Dopo il servizio militare, al momento dell'impegno per la democrazia, era elettricista. Gli anni di duro carcere gli avevano minato la salute, ma non scalfito il suo spirito: resistendo in lunghi mesi di totale isolamento al processo di rieducazione politica, per criticare il sistema e i suoi leader in saggi scritti in carcere, si basava sui documenti ufficiali che gli davano per il lavaggio del cervello. Indomito, ha resistito a lungo, soprattutto mentalmente: no, con lui la rieducazione non ha funzionato, l'amore per una libertà scoperta tardi e mai avuta è stato più forte del lavaggio del cervello. Fernando Mezzetti Ardente guardia rossa è diventato dissidente dopo aver verificato la miseria senza speranze delle campagne dell'era maoista Il dissidente Wei Jingsheng a destra durante una udienza del processo davanti al tribunale di Pechino che lo condannò a 14 anni di prigione per sovversione ti dissidente cinese Wei Jingsheng è uno dei più tenaci critici della posizione del governo di Pechino sul problema dei diritti umani e sul tema della democrazia Un segnale distensivo del governo ma in galera restano molti leader di Tienanmen Wei Jingsheng a sinistra con un altro dissidente Xu Wenli Ex elettricista Wei ha trascorso quasi diciotto anni della sua vita in prigione a causa delle sue opinioni politiche