Bossi «Ma la lega tiene»
«Nella terra degli uomini liberi abbiamo vinto. Faranno i conti con noi» «Nella terra degli uomini liberi abbiamo vinto. Faranno i conti con noi» Bossi; «Ma la lega tiene» «La tenaglia del regime non ha funzionato» MELANO. «La tenaglia non è riuscita, la magistratura da una parte e il regime dall'altra non sono riusciti a fermare la Lega. Nella terra degli uomini liberi abbiamo vinto», commenta a caldo Umberto Bossi via telefonino, mentre la macchina punta a Milano 2, alla casa televisiva di Berlusconi, negli studi dove Emilio Fede registra con un sorriso amaro la mazzata che colpisce il Polo. «Teniamo ad Alessandria, c'è un testa a testa a Varese ma teniamo anche lì», fa i primi conti Bossi. E ancora bisogna aspettare i risultati delle provinciali a Vicenza, a Varese, a Como, la prima linea del Carroccio che al Nord non molla. «Aspettiamo domani, por quei risultati», mette le mani avanti e chissà se incrocia pure le dita. La tenuta della Lega, come la chiama Umberto Bossi, ha due macchie nere, una débàcle, un bagno senza precedenti. A Venezia l'avvocato Fabris viaggia tra il 7 e l'I 1 per cento, schiacciato da Massimo Cacciari che fa il pieno. A Genova, va ancora peggio per il candidato Chiappoli, che viaggia su percentuali tra il 2 e il 3 per cento. «Ma Venezia è una città assistita, la tenaglia dello Stato ha funzionato nei grandi capoluoghi», è la risposta di Bossi al responso delle urne. E a Genova? E nella città della Lanterna dove il candidato della Lega ha preso poco più di un decimo di Castellaneta, passato dal Carroccio a una lista civica? Bossi non si sottrae alla risposta: «Lo hanno usato contro di noi». E fa niente se sull'Italia soffia ancora il vento del Mugello. Dove i tre candidati dell'Ulivo nelle grandi città, Venezia, Napoli e Roma passano al primo turno, con percentuali bulgare. Che sia l'effetto Di Pietro pure lì? Bossi, lo esclude con forza: «Di Pietro? Quello lì? Quello lì è un secondino». Quanto possa scompaginare le acque politiche il neosenatore Di Pietro nessuno lo sa con certezza. Sicuramente il meno impressionato è proprio Umberto Bossi. «Quel voto è stato sopravvalutato, qualunque candidato del pds avrebbe preso gli stessi voti», giura. Senza tralasciare un'analisi dei possibili flussi: «Non so quanto Berlusconi possa ancora tenere politicamente, ma non credo che i suoi elettori nel caso sceglieranno Di Pietro. Quei voti finirebbero a noi o ad An, non a un secondino che vuol rifare una de che non c'è più». E' soddisfatto, Umberto Bossi dalle province del Nord. Quella speranza che aveva espresso alle 12 e 25 quando nella sua Gemonio aveva infilato la scheda nell'urna, a sera diventa realtà. «Vai, Umberto!», gli gridano gli amici del paese. Lui sorride, stringe mani e improvvisa un comizio lampo. «Avevo sottovalutato, queste elezioni. Poi ho capito che gli esiti del voto non sarebbero stati secondari», giura. Smentito dagli stessi elettori, che disertano in massa le urne, toccando il minimo storico in diversi Comuni. Voti persi, che non sfiorano minimamente il leader del Carroccio, sicuro che la sua partita sia da giocare tutta in pochi Comuni. «La tenuta della Lega a Varese, Como e Vicenza è un segnale importante», giura. Dimentica Alessandria, dove Francesca Calvo va al ballottaggio e cerca la riconferma. E punta tutto su Armando Selva alle provinciali a Como, Massimo Ferrario a Varese, Manuela Del Lago a Vicenza. Più l'aspirante sindaco di Varese Aldo Fumagalli, che vorrebbe fare il bis dopo il sindaco uscente Raimondo Fassa e promette: «Un altro mandato servirebbe a completare l'opera, nell'in¬ teresse dei cittadini». «La partita si gioca lì», conferma Bossi. Che sa che adesso i conti si fanno solo sul Carroccio, che in più c'è in ballo Forza Italia «che quattro anni fa non c'era e adesso sì». «Con la Lega che tiene il regime è costretto ad accorgersi che non può più rinviare il tempo della trattativa», guarda avanti il leader della Lega Nord. «Il regime può fingere, può rallentare, può cercare di toglierci dal circuito dell'informazione, ma la Lega è lì, dentro le istituzioni», taglia corto. Adesso che la Padania è fatta, che le elezioni padane sono andate, che c'è un governo del Nord e un relativo Parlamento, anche lo Stato italiano se ne deve accorgere e intavolare la trattativa. Sicuro come l'oro, conferma Bossi: «Da adesso non si può più fare i conti senza di noi». Fabio Potetti Il leader della Lega Umberto Bossi a Gemonio con la famiglia davanti al seggio elettorale
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