Cosenza la rivincita di Mancini

7 Cosenza, la rivincita di Mancini «E' uno scacco matto a chi mi ha accusato» COSENZA.Un plebiscito: solo così si può definire la vittoria di Giacomo Mancini nelle elezioni amministrative di Cosenza. Ad urne ancora chiuse, ma mentre fioccano i primi dati, la vittoria dell'ex «leone» socialista ha i toni del trionfo. E conferma come la città di Cosenza, in questo sindaco controverso, dal carattere certo non facile, crede ancora ed intende farlo anche per il prossimo quadriennio, nonostante gli 80 e passa anni dell'ex segretario nazionale del Psi. «Gli elettori hanno datto scacco matto al giudice che mi ha incriminato, hanno premiato la mia attività politica, che è stata sempre incensurata, sempre ostile alla mafia e alla ndrangheta». Giacomo Mancini, rieletto sindaco, secondo gli exit poli, con una ampia percentuale, dal 59 al 63%, si toglie qualche sassolino nel primo commento sull'esito del voto per la città calabrese, ricordando le vicende giudiziarie che lo hanno colpito nel suo precedente mandato. «Ho detto ai miei concittadini, dovete essere ambiziosi, non in ginocchio come in passato. E mi hanno dato ascolto, e hanno votato Mancini, perchè è uno che ha sempre mantenuto la parola. La campagna elettorale - ha proseguito - ha avuto un andamento favorevole; ero il solo con un programma comprensibile, c'è stata grande unità tra le foize della mia coalizione. Ci ha aiutato anche lo sfacelo della destra, con partiti che erano in conflitto tra loro, con un candidato indipendente in cui nessuno ha creduto. Da 15 anni Carratelli si presenta come indipendente in varie liste, prima nella de, poi altrove, ed era un gioco sbagliato in partenza candidarlo». Giuseppe Carratelli, il candidato del Polo al quale gli exit poli attribuiscono una percentuale di voti dal 26 al 30% replica duramente: «Mancini ha avuto a disposizione la macchina comunale, se lo scrutinio confermerà le proiezioni, andremo a vedere cosa è successo. Comunque - commenta - Mancini dice bugie quando afferma che le sue vicende giudiziarie sono concluse, non ha superato un bel niente, non è stato ancora giudicato, non mi interessa come finirà, ma non si pos- sono dire barzellette. Sugli exit poli ho qualche perplessità, perchè mi sembra impossibile che gli altri candidati siano spariti. Se ci sarà la conferma dallo scrutinio, se Mancini sarà sindaco, va bene , gli augureremo buona fortuna». Una vittoria di queste dimensioni per il sindaco non se l'aspettava nessuno, forse ad eccezione dei più sfegatati sostenitori di un Mancini che spiega, soddisfatto, come le urne abbiano fatto giustizia delle accuse che gli sono state mosse e che non lesina le stilettate contro la destra, incapace non solo di contrapporgli avversari degni di tale nome, ma nemmeno programmi veramente alternativi ai suoi. La vittoria di Mancini ha aperto un dibattito all'interno degli avversari più accreditati - Il Polo, appunto - che sarà lacerante, soprattutto perché appare difficile salvare qualcuno. Una campagna violenta, nei temi, nei contenuti e nei toni. Una campagna scaduta spesso nella volgarità, non ancora verbale, certo negli argomenti che si sono scelti per controbattere gli altrui programmi. Né il fatto che Mancini abbia avuto il consenso dell'Ulivo e di Rifondazione, oltre a quello della sua lista, può spiegare una così ampia forbice tra lui e gli altri. Lo stesso candidato del Polo, Giuseppe Carratelli, è stato letteralmente surclassato, distaccato - secondo le proiezioni più favorevoli per lui - di quasi 30 punti. Carratelli, in una sorta di schizofrenia dell'elettore, ha perso circa 25 punti percentuali rispetto a quanto il Polo aveva ottenuto nelle politiche. E da buon ex de si limita ad incassare la sconfitta, a prenderne atto, ma a rimandarne un'analisi a quando i dati saranno definitivi. Non si tratta, quindi, solo di prestigio personale o del naturale trend favorevole ai sindaci uscenti, è, certo, un crollo, quello del Polo. A Cosenza, una campagna elettorale che lascia molte vittime sul campo: innanzitutto la serenità ed anche mi certo modo di intendere i mezzi d'informazione. I candidati minori sono rimasti schiacciati tra le due aggregazioni più forti. Diego Minuti

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