Genova al ballottaggio sul filo di lana

vf Pericu (centrosinistra) sul 30-34%. Il candidato del Polo e il dissidente leghista appaiati al 18-22% Genova, al ballottaggio sul filo di lana Eva e Castellaneta per il 2° posto GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Nella città delle eresie politiche con l'Ulivo spaccato dalle polemiche inteme e il centro-destra insidiato da una lista civica di aggressività poujadista, la notte delle elezioni si è chiusa con un'unica certezza: il primo posto va al pacato professore Giuseppe Pericu, candidato dei progressisti, che gli exit-poli accreditano di un 30-34 per cento. Il resto è lotta tra il rappresentante del Polo, Claudio Eva, e il rabbioso esponente di «Genova Nuova», Sergio Castellaneta. Un testa a testa sul filo del 18-22 per cento tra il sismologo scelto a sorpresa da Silvio Berlusconi dopo il forfait di Ugo Signorini e l'ex leghista che, quasi tutti i giorni, ha urlato dai comizi di una tv locale la propria rabbia e la propria protesta «contro i partiti infarciti di ladri e i banditi di tutte le razze e di tutte le risme che assediano la città». Si dissolve in percentuali modeste il sogno di rivincita cullate da Adriano Sansa, sindaco uscente, eletto nel '93 da una maggioranza di sinistra, poi giubilato come eretico: non ha pagato l'intransigenza e il rancore di questo ex magistrato che i nemici descrivono come una sorta di Torquemada e che per gli amici è, invece, un campione di lotta contro «il centralismo dei partiti che soffoca l'attività dei Comuni». E' Pericu l'unico a gioire in questa lunghissima notte, l'unico certo di avere superato l'ostacolo. Dall'alto del suo risultato, anche se l'incertezza dei dati gli impone un'inevitabile attenzione, ammette che, potendo scegliere, preferirebbe scontrarsi con il rappresentante del Polo: una sfida all'insegna di un chiaro bipolarismo perché «le liste civiche sono un rischio che Genova non può sopportare». Non risparmia una stoccata a quel Sansa, fratello-contro che, durante la campagna elettorale, ha perfidamente definito un «onesto uomo desideroso di occupare una poltrona per la quale l'onestà da sola non basta». E, così, eccolo affondare senza trattenere un sospiro di sollievo: «Avrebbe fatto meglio a non candidarsi. Spero, comunque, una cosa: che tra due domeniche chi lo ha votato voglia scegliere me». Ma chi è quest'uomo, che, unico tra tutti i candidati, può già da questa notte guardare sicuro al traguardo del ballottaggio? Sessantanni, sposato, padre di due figli, insegna diritto amministrativo all'Università di Milano. Dal '94 al '96 è stato deputato socialista ed ha partecipato, tra l'altro, alla Commissione per la riforma del servizio televisivo. A questa battaglia all'ultimo voto è giunto con l'appoggio di Ulivo, centrosinistra, Lista Dini, Verdi, ppi e repubblicani-socialisti. Per lui, benedizioni eccellenti: quelle, scontate, di D'Alema e Marini e quella, speciale per grazia ed effetti, di Antonio Di Pietro. Schierati a suo favore gli esponenti più significativi del centrosinistra: da Berlinguer ad Ayala, da Bassani- ni ad Elia, a Nilde lotti. Ma l'Ulivo ha fatto di meglio e di più: ha spinto in campo il suo sindaco per eccellenza, quell'Antonio Bassolino arrivato a Genova qualche settimana fa per scomunicare, con la sua sola presenza, il fronte di altri primi cittadini di uguale matrice politica (da Castellani a Orlando, a Cacciari) pronti a difendere le posizioni dell'eretico Sansa. Un'operazione di assoluto equilibrismo: il centrosinistra sponsor di Pericu è stato costretto ad ammettere che la giunta uscente aveva ben am¬ ministrato la città ma, nello stesso tempo, si è imposto di sostenere che Genova aveva bisogno di un nuovo governo. La decisione di cambiare, in ogni caso, la squadra che aveva vinto, ha aperto una crepa che sia Eva, sia Sergio Castellaneta hanno tentato di forzare. Il primo è un tecnico che non ha mai fatto politica ed anzi dichiara di detestarla almeno nella sua accezione di «filosofia polifronte intessuta di compromessi, intrighi e bla-bla. Meglio un sano pragmatismo a costo di sembrare un manicheo che desidera «vedere il bianco e il nero invece del grigio». E nella stessa spaccatura dell'Ulivo si è inserito Castellaneta, medico angiologo che nell'87 ha organizzato il movimento di liberazione fiscale in Liguria e tre anni dopo ha aderito alla Lega Nord. Nell'aprile del '92 è diventato deputato, nel '94 è tornato in Parlamento con 35 mila prefe¬ renze. Un mese dopo ha abbandonato il partito di Bossi aderendo al gruppo misto. Se non conquisterà il ballottaggio, farà esplodere una sorpresa che ha preparato con meticolosa cura in questi giorni: «Nel caso io venga escluso il Polo chiederà i miei voti ed io glieli darò. Ma ad una condizione: che si impegni a far piazza pulita della gentaglia che inquina Genova. Prima, però, Berlusconi dovrà versare sul mio conto corrente 5 miliardi. Se, dopo 6 mesi, la giunta di centrodestra avrà deliberato come dico io, potrà riprenderseli. Altrimenti li userò per comprare pagine di pubblicità sui giornali e svergognare il Polo». Renato Rizzo \ vf Giuseppe PERICI) 30-34% 18-22% x Sergio CASTELLANETA 18-22% Adriano ,^*S2>SANSA SANSA 14-18% Giacomo CHIAPPORI 2-4% Benito MIGNANI 0-2% Pasquale ROMEO 0-2% E' già battaglia sugli accordi peril secondo turno Il sindaco uscente Adriano Sansa, candidato di una lista civica L'ex del Carroccio «Pronto ad aiutare il centrodestra»

Luoghi citati: Castellaneta, Genova, Liguria, Milano