Come funziona la macchina che sostituisce il fegato di Piero Bianucci

Come funziona la macchina che sostituisce il fegato Come funziona la macchina che sostituisce il fegato Gli esperimenti al Sinai Hospital di Los Angeles: salvati 47 avvelenati dai funghi LE cronache dei giorni scorsi hanno registrato la dolorosa vicenda di una donna di Napoli morta avvelenata dai funghì, mentre forse si sarebbe potuto salvarla con un trapianto di fegato e, in attesa dell'intervento, allacciandola a un fegato artificiale, una macchina ancora in fase sperimentale. Dunque, dopo il cuore, i polmoni, il pancreas e i reni, ora sarà il fegato ad avere un sostituto che entri in funzione il tempo necessario per superare quei momenti di crisi profonda che possono causare la morte del paziente. Di questo organo così prezioso si sa ancora poco, sebbene siano state catalogate ben 600 funzioni, non si sa ancora quali siano quelle che nell'insufficienza epatica portano alla morte del paziente. Che funzioni sostituire? E' la domanda ricorrente dei ricercatori impegnati su questo fronte. Per ora la morte si scon¬ giura sostituendo il fegato ammalato con un fegato umano espiantato oppure finalmente attraverso un supporto metabolico esterno che sostituisce il lavoro di depurazione che solitamente fa il fegato e che non fa perché momentaneamente fuori uso. Questo processo di pulizia del plasma avviene nel fegato bioartificiale il tempo necessario affinché il fegato del paziente si rigeneri, cioè si riproducano cellule sane nel fegato ammalato. Maurizio Muraca, professore all'università di Padova, che con il gruppo di ricerca dell'arcispedale Sant'Anna di Ferrara (Eugenio Morsiani e Paolo Pazzi), sta collaborando al progetto del fegato bioartificiale messo a punto al Cedars Sinai Hospital di Los Angeles nel 1994, spiega l'esperienza di recupero degli insufficienti epatici con questa nuova tecnologia. «Premesso che di fegati arti- Nuovi materiali fatti in Italia potranno migliorare le prestazioni ficiali esistono modelli diversi che i ricercatori presenteranno al congresso internazionale "Fegato bioartificiale" che si tiene a Padova il 5-6 dicembre, finora il fegato bioartificiale che ha dato risultati molto interessanti sul piano clinico è quello che funziona presso il Cedars Sinai Hospital con la approvazione dalla Food and Drag Administration. Questo fegato bioartificiale è composto da uno strato biologico, epatociti di fegato di maiale, ed una strattura artificiale di fibre cave di plastica nelle quali viene fatto circolare il plasma del paziente». Questa sbarra filtrante permette che a contatto delle cellule epatiche di maiale vada solo quella parte di plasma del paziente che deve essere elaborato, mentre esclude le molecole che provocherebbero la reazione immunitaria di rigetto. Questo è il grande vantaggio rispetto ai modelli precedenti. In quarantasette pazienti colpiti da insufficienza epatica grave e entrati in coma - la causa è stata avvelenamento da funghi - e sottoposti al trattamento attraverso il fegato bioartificiale, si è verificata la ' remissione dell'insufficienza dopo 6 ore, rigenerazione delle cellule epatiche in sito e conseguente risveglio dal coma. Un successo che ha aperto nuove strategie di cura che possono evitare in questo modo il trapianto di fegato oppure limitarlo nei casi più gravi. Questi successi ottenuti dagli americani hanno aperto la strada alla cura dell'epatite fulminante ed alla ricerca di stratture bioartificiali più sofisticate e resistenti. Una di queste stratture potrebbe essere una matrice costituita da ossidi di silicio che si sta studiando in collaborazione con il dipartimento di ingegneria dei materiali dell'università di Trento, professor Giovanni Catturan, ideatore del progetto. Questa matrice potrebbe consentire un più intimo contatto tra cellule epatiche del bioreattore e plasma del paziente favorendo gli scambi metabolici e contemporaneamente isolando le cellule stesse dalla reazione immunitaria. La rimozione tecnologica della morte LA scienza moderna esorcizza la morte con un atteggiamento che trasferisce nei propri progressi e nelle tecnologie il gesto magico che fu dello stregone o del sacerdote. Eppure, ovviamente, non c'è cura, trapianto o artificio tecnologico che possa qualcosa contro la morte: e al limite, se qualcosa fosse possibile, sarebbe in realtà cóntro la vita stessa, che dalla propria fine trae il significato più vero. Partendo dall'osservazione che mai come oggi l'uomo è stato «assolutamente solo davanti alla morte», a questa solitudine Aldo Carotenuto - psicoanalista, professore all'Università di Roma, uno dei maggiori studiosi di Jung a livello mondiale - dedica il suo ultimo saggio. E' un percorso alla ricerca del significato della morte che conduce in realtà a una più profonda consapevolezza della vita, pur toccando temi traumatici come l'eutanasia e il suicidio. Perché la morte non si può vincerla, ma «viverla in libertà» sì. Aldo Carotenuto: «L'eclissi dello sguardo», Bompiani, 190 pagine, 26 mila lire La gravità è la forza della natura più onnipresente nella nostra vita quotidiana, se non altro perché ci conferisce un peso, eppure è anche la più sorprendente nelle sue estreme conseguenze e, nonostante la teoria della relatività di Einstein, la meno compresa. Due bei libri della Zanichelli ci introducono ora alla conoscenza non superficiale della forza di gravità: «Il moto dei pianeti intorno al Sole» di David e Judith Goodstein e «L'attrazione fatale della gravità» degli astrofisici Mitchell Begelman e Martin Rees. Per scrivere il loro saggio i due Goodstein hanno disseppellito una lezione che il 13 marzo 1964 il grande fisico Richard Feynman tenne alle matricole del Caltech spiegando perché le orbite dei pianeti sono ellittiche. Il saggio.jdivulgàtivo sui buchi neri è in realtà una sintesi dell'evoluzione stellare e galattica, con capitoli sui quasar e sui getti delle galassie attive. Il testo è molto chiaro e ben illustrato. David e Judith Goodstein: «Il moto del pianeti Intorno al Sole», Zanichelli, 190 pagine, 28 mila lire Mitchell Begelman e Martin Rees: «L'attrazione fatale della gravità», Zanichelli, 250 pagine, 44 mila lire Non passare sotto le scale, evitare i numeri 13 e 17, leggere gli oroscopi, non farsi tagliare la strada da un gatto nero... Le superstizioni sono moltissime e variano a seconda dei luoghi e dei grappi sociali. Hy Ruchlis, professore di pedagogia alla Dickinson University, nella prima parte di questo libro analizza varie credenze popolari e nella seconda delinea le basi di una mentalità scientifica e fornisce gli strumenti (calcolo delle probabilità, statistica, metodo sperimentale) per liberarci dagli inganni della superstizione. Hy Ruchlis: «Non è vero... mt ci credo!», Ed. Dedalo, 168 pagine, 20 mila lire Sempre alla ricerca di etichette, i recensori lo hanno classificato un «thriller medico». Gli ingredienti ci sono: in «Goccia a goccia» troviamo una donna serial killer, le sue vittime, intrighi, tensione narrativa. Ma l'autore, Luigi Rainero Fassati, pur essendo alla quarta prova narrativa, non è un professionista del racconto. E' stato il pioniere dei trapianti di fegato in Italia (dopo essersi specializzato con Starzl a Pittsburgh), insegna all'Università di Milano e dirige il Centro trapianti di fegato del Policlinico milanese. I lettori più attenti lo ricorderanno anche come collaboratore di «Tuttoscienze». Bastano queste informazioni per intuire che «Goccia a goccia» è un thriller speciale: non solo i contenuti sono scientificamente ineccepibili, ma dietro la storia il lettore coglie molti problemi che la bioetica sta discutendo: eutanasia, accanimento terapeutico, potere del medico, òqns'enso informato del pazienta \uso|dv droghe. Un romanzo, dunque, che si presta ad almeno tre livelli di lettura: puramente narrativo, scientifico, bioetico. Luigi Raniero Fassati: «Goccia a goccia», Longanesi, 296 pagine, 28 mila lire Pia Bassi Piero Bianucci