Eltsin perdona Ciubais per il libro galeotto
Elisili perdona Ciubais per il libro galeotto Vìa dal governo: incassarono una tangente dell'editore, la potente Oneksimbank Elisili perdona Ciubais per il libro galeotto Respinge le sue dimissioni ma cacciagli altri 4 autori MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Anatolij Ciubais se l'è cavata con una ramanzina. Il primo vice-premier, ministro delle Finanze, fino a ieri uno degli uomini più potenti di Russia, autore della rielezione di Eltsin l'anno scorso, esaltato come il più autorevole dei «giovani riformatori», rimane in carica anche se il suo principale, il Presidente, «giudica criticamente» la sua «partecipazione al libro» sulla storia della privatizzazione in Russia e «inammissibili tali azioni». Si noti che, nella formulazione di assoluzione con la condizionale, Boris Eltsin non fa alcun cenno all'onorario di 90.000 dollari percepito dal suo pupillo per qualche decina di pagine (il libro dei cinque autori, ancora non pubblicato, conterebbe in tutto circa 200 pagine). Ma una tale via d'uscita non sembra sufficiente a spiegare perché Eltsin ha licenziato invece gli altri quattro autori del volume fantasma pagato mezzo milione di dollari dalla banca di Potanin, Oneksimbank. Ieri infatti è stato un inseguirsi drammatico di fughe di notizie mescolate a comunicati ufficiali. Il premier Cernomyrdin - che non aspettava di meglio per infliggere un colpo a Ciubais - era andato giù pesante: «Non si può lavorare nel governo se ci si comporta in modo così inammissibile. Gli autori (del volume, ndr) ne risponderanno». La frittata di Ciubais sembrava pronta. Tant'è che lo stesso Ciubais presentava le proprie dimissioni al Presidente; atto secondo dopo il mea culpa del giorno prima. Pochi minuti dopo seguivano due decreti presidenziali che mandavano a casa rispettivamente Maksim Boiko, vice-premier e ministro per le proprietà statali, e Piotr Mostovoi, capo del comitato statale per la bancarotta. Tenuto conto che il giorno pri- ma era già stato licenziato Aleksandr Kazakov, primo vice responsabile dell'Amministrazione presidenziale, e che il quarto reprobo, Alfred Kokh (ex ministro per le privatizzazioni) era già stato licenziato perché inquisito in un precedente episodio di corruzione, anch'esso con Oneksimbank in veste di erogatore della bustarella (da 100 mila dollari), restava soltanto da decidere appunto la sorte di Anatolij Ciubais. Ma Boris Eltsin deve avere pensato che, privandosi anche di lui, sarebbe rimasto troppo solo. Da qui il rifiuto di accettare le sue dimissioni, ma anche una situazione giuridicamente insostenibile. Infatti non si tratta solo di un onorario «esageratamente alto». La questione è di capire perché ai cinque autori è stato fatto un regalo così cospicuo da parte del beneficiario di una delle più colossali privatizzazioni di tutti questi anni, quella di Svjazinvest. Un caso? Il sospetto, più che fondato per altro, è avanzato da quasi tutti i media russi: una mascherata per retribuire fo: nidabili favori. Un caso che ancue la legge russa asse¬ gna al codice penale. Ma il procuratore generale di Russia può ben poco di fronte alle decisioni presidenziali, tanto più che il Presidente ha già assolto tutti dichiarando che «non rileva nel loro comportamento violazioni di legge». Il risultato politico è tuttavia cospicuo. La vendetta del banchiere Boris Berezovskij (licenziato da Eltsin la scorsa settimana) è stata fulminea. Anatolij Ciubais perde quattro dei suoi più stretti collaboratori, tre dei quali coprivano fino a ieri cariche cruciali nel go- verno. Egli stesso rimane in carica, ma marchiato pesantemente. Ed è già la terza volta che Ciubais non riesce a spiegare soddisfacentemente macchinazioni finanziarie che lo vedono protagonista: dalla vicenda dei finanziamenti di Harvard alla privatizzazione russa, a quella di svariati miliardi di rubli ricevuti in prestito a interesse zero, alla molto oscura faccenda di 500 mila dollari sottratti l'anno scorso dalla cassaforte di un ministero da due dei suoi più stretti collaboratori e su suo ordine. Se Berezovskij gioisce, il premier Viktor Cernomyrdin non ha ragioni per dolersene. Tra lui e Ciubais non è mai corso buon sangue. Si innalzano le azioni anche dell'altro «giovane riformatore» e primo vice-premier, Boris Nemtsov. Almeno fino a che Berezovskij non tirerà fuori i documenti che riguardano lui. Giuliette Chiesa Vacilla il numero 3 del Cremlino per la gioia del suo rivale il primo ministro Cernomyrdin Boris Elstin (nella foto) .. «giudica crit'eamente» il fatto che il vicepremier Anatolij Ciubais abbia firmato il libro sulla storia della privatizzazione in Russia per cui ha incassato 150 milioni come «tangente» dalla banca-editrice
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