«Coree riunificate? Succederà presto» di Luigi Grassia
li delegato di Seul: soldati del Nord senza cibo né benzina, non ci attaccheranno li delegato di Seul: soldati del Nord senza cibo né benzina, non ci attaccheranno «Coree riunificate? Succederà presto» Annunciata la ripresa delle trattative a New York LO STRATEGA DELLA PACE SUL 38° PARALLELO SEUL DAL NOSTRO INVIATO Riprendono i colloqui a quattro sulla riunificazione delle Coree. L'annuncio è stato dato ieri a Seul. Le trattative partiranno a New York dalla settimana prossima, venerdì 21, con la partecipazione di Nord e Sud Corea, Stati Uniti e Cina. Ufficialmente si punta per ora solo a fissare un calendario dei lavori in vista di una conferenza vera e propria da tenersi a Ginevra, ma a Seul si spera di ottenere risultati di sostanza già da questo primo incontro. Rhee Bong Jo, direttore generale dell'ufficio politico del ministero per la Riunificazione nazionale, farà parte della delegazione sudcoreana ai colloqui. La Corea del Nord dà segni di disgregazione materiale ma il regime non mostra una vocazione al suicidio come quelli comunisti dell'Est Europa. Come sperate di riunificarvi? «Ci aspettiamo che succeda in tempi brevi. Ma gradualmente, per tappe concordate. Vogliamo rassicurare il regime del Nord che non puntiamo a farlo crollare - anche perché siamo preoccupati dal fardello economico che comporterebbe un'unificazione immediata. In una prima fase vogliamo stabilire un china di fiducia, a più lungo termine creare un "commonwealth coreano" con alcune istituzioni comuni (presidenza collegiale, sedute comuni dei consigli dei ministri) e solo alla fine negoziare l'integra¬ zione. Insomma l'accento non è sulla fusione istituzionale ma sulla possibilità per i coreani di vivere insieme». Di che cosa parlerete ai colloqui quadripartiti? «Il primo obiettivo è aiutare il Nord a uscire dal suo isolamento internazionale. C'è una disposizione favorevole di Pyongyang : per sopravvivere, il regime punta già da tempo ad avere buone relazioni con gli Usa per ricevere gli aiuti alimentari degli "imperialisti"che mantengono in vita la sua popolazione affamata. Inoltre Kim Jong II ha lanciato una timida politica della "porta aperta" nell'area economica speciale di Rajin-Sonbong (per ora con modesti risultati). Intendiamo incoraggiarlo a intraprendere altre riforme. E le due Croci Rosse, del Nord e del Sud, stanno per avviare colloqui - in Spagna, dal 20 al 27 novembre per permettere alle famiglie divise dal 38° parallelo di reincontrarsi, dopo 50 anni». A proposito di clima di fiducia, visto che state per regalare al Nord due centrali nucleari ad acqua leggera del costo di 5 miliardi e mezzo di dollari, siete ben sicuri, in cambio, che Pyongyang abbia rinunciato a farsi la Bomba? «Siamo certi che questo programma militare del Nord sia attualmente bloccato. Le ispezioni dell'Alea sono diventate molto più severe dopo le ingenuità commesse in Iraq. Non abbiamo garanzie, invece, per il passato: può darsi che Pyongyang abbia nascosto da qualche parte una o due testate. Sappiamo purtroppo che il Nord continua a fabbricare armi chimiche e batteriologiche». Com'è la situazione militare generale? «Il 70% delle truppe nordcoreane è ammassato a ridosso della zona smilitarizzata. Una situazione molto pericolosa perché così possono attaccarci senza preavviso. Da anni cerchiamo di negoziare (invano) una nuova dislocazione delle loro e delle nostre truppe più lontano del 38° parallelo. Il Nord schiera 2300 lanciarazzi multipli e 10.200 pezzi di artiglieria, molti dei quali a lungo raggio, fino a 100 km - e Seul si trova a soli 70 km dal confine! Insomma possono tirarci in testa diecimila proiettili al minuto infliggendoci danni spaventosi anche senza far ricorso ad armi sofisticate. Poi ci sono i missili: gli Scud che Pyongyang produce e anche esporta ùi Iran e Libia (al Sud diciamo che "il Nord costruisce missili per comprare altri missili") e i Rodong-1, del raggio di 1000 km, con capacità nucleare. E sono in sviluppo i Daepodong-1 e 2 che saranno in grado di colpire anche le Hawaii». Ma voi non siete mica disarmati. E poi ci sono gli americani, no? «Come numero di soldati siamo quasi pari a loro - 800 mila contro un milione - ma abbiamo solo 2 mila carri armati contro 4 mila e 690 aerei militari contro 1350. Gli americani in Corea contribuiscono a bilanciare le forze con 36 mila uomini e 90 aerei, a cui possiamo aggiungere i 200 di base in Giappone e i 140 della Settima flotta». In definitiva, se attaccano chi vince? «Non ci attaccheranno. Sarebbe un suicidio. La fame e la mancanza di carburante hanno compromesso l'efficienza delle forze del Nord. Potrebbero lanciare un raid devastante con le 24 brigate delle forze speciali, ma non sostenere una guerra prolungata. La loro macchina militare serve solo a fare pressione su di noi per strapparci concessioni ai vari tavoli di trattativa». Luigi Grassia «Puntiamo a creare un clima di fiducia non al crollo del regime comunista» iti jys:i Soldati sudcoreani presso il 38° parallelo [ANSA]
Persone citate: Kim Jong Ii, Rhee Bong Jo
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