Germania la rivolta dei cattolici tedeschi di Emanuele Novazio
Scontro tra l'ala liberale e il Vaticano Scontro tra l'ala liberale e il Vaticano Germania, la rivolta dei cattolici tedeschi Polemiche sul documento di Roma che restringe il ruolo dei laici BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' di nuovo scontro fra mondo cattolico tedesco e Vaticano. Il recente documento con D quale Roma restringe le competenze dei laici - vietando fra l'altro la somministrazione della comunione e la predicazione - ha scatenato proteste vivacissime: non soltanto alla base, fra quel «popolo cattolico» di un Paese biconfessionale nel quale le posizioni «liberali» prevalgono spesso - su quelle più «tradizionali», in aperta sfida al Papa. Anche al vertice della gerarchia, dove il presidente della Conferenza episcopale, monsignor Karl Lehmann, e il «Comitato centrale dei cattolici tedeschi», hanno subito preso una posizione molto critica nei confronti del documento. Lo scontro potrebbe aggravarsi nelle prossime ore: ieri sera i cattolici progressisti dell'associazione «Noi siamo la Chiesa», riunitisi a Magonza, annunciavano «possibilità concrete di resistenza contro l'imposizione del Vaticano». Con un'azione pubblica, un nuovo «referendum contro Roma» simile a quello che, nel recente passato, ha raccolto oltre un milione e mezzo di adesioni in favore del sacerdozio femminile, dell'uso di anticoncezionali, dell'abolizione del celibato ecclesiastico. Di certo la tensione è forte, e il risentimento contro Roma cresce. La «dichiarazione» vaticana sui laici viene considerata «incomprensibile» e «demoralizzante», «lontana dalla realtà» e «dannosa per l'ecumenismo». I laici, sottolineano i primi documenti di protesta, vengono in questo modo «retrocessi a semplici tappabuchi», si pensa di ricorrere a loro «soltanto in emergenza». E i cattolici di «Noi siamo la Chiesa» garantiscono: «Non considereremo vincolanti decisioni delle autorità vaticane che costituiscono mi passo indietro rispetto al Concilio vaticano secondo». Dello stesso avviso teologi come Norbert Greinacher, secondo il quale la prassi consolidatasi negli ultimi anni non deve essere annullata, anche a costo di avviare una campagna di «disobbedienza ecclesiastica». Come altre volte nel recente passato, è l'arcivescovo di Fulda Johannes Dyba - esponente di punta della corrente «tradizionalista» della Chiesa tedesca e oppositore abituale di Lehmann - a prendere con vigore le difese della gerarchia vaticana: il documento di Roma rappresenta un intervento necessario proprio per ristabilire la prassi istituita dal Concilio, sottolinea. La Chiesa, infatti, «non è un gruppo di gioco per laici», e l'esempio dell'Olanda dove i laici conservano ampie prerogative - conferma che è sbagliato concedere troppo: «In Olanda la Chiesa ha conservato soltanto un significato sociale, il valore della fede è andato perduto». Non serve neanche appellarsi alla scarsità di sacerdoti, secondo l'arcivescovo di Fulda, perché l'effetto è opposto: «Quando si possono portare dentro una parrocchia i problemi di una normale esistenza familiare, viene a mancare lo stimolo alla vocazione di sacerdote». Uno scontro netto, dunque, che ripropone quesiti di fondo già emersi nel recente passato, in occasione del referendum organizzato dai «progressisti» di «Noi siamo la Chiesa», o della visita di Giovanni Paolo II a Berlino: il problema della comunicazione con una Roma considerata «remota» e «sorda all'evoluzione dei costumi e dei tempi»; il problema dell'integrazione, nella struttura ecclesiastica, di cattolici inquieti e resi particolarmente attivi e consapevoli dalla condizione biconfessionale del «Paese di Lutero». Finora monsignor Lehmann ha saputo mediare, pur non rinunciando a posizioni «liberali» più volte censurate dal Vaticano. Ma al centro della contesa, questa volta, è il molo stesso del «popolo cattolico»: mia contraddizione che potrebbe rendere incandescente la protesta. Emanuele Novazio
Persone citate: Concilio, Giovanni Paolo Ii, Karl Lehmann, Lehmann, Lutero, Norbert Greinacher
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