Il Presidente tra due fuochi

Crescente insuccesso per la politica centrista della Casa Bùmca Crescente insuccesso per la politica centrista della Casa Bùmca Il Presidente tra due fuochi A crisi chena risolta traverso le ìrava at- Na- zioni Unite», insisteva ieri Bill Clinton. E mentre parlava, il Congresso bocciava impietosamente il piano messo insieme a fatica dalla Casa Bianca per pagare un miliardo di dollari di arretrati all'Orni. Il Presidente si sta prendendo dei tali schiaffoni al Congresso che molti commentatori americani cominciano a chiedersi se l'era Clinton non stia entrando in un prematuro tramonto. Mancano ancora tre anni alla fine del suo mandato, ma egli sembra incapace di dare forma a un programma legislativo mentre una malinconica atmosfera da «sbaracco» cala sulla Casa Bianca (il capo di gabinetto Erskine Bowles e il portavoce Mike McCurry sono in partenza). Lo schiaffo più umiliante quello che ha fatto scattare il campanello d'allarme nella capitale - è venuto questa settimana sull'importante proposta di legge («Fast track») che avrebbe permesso all'amministrazione di negoziare nuovi trattati commerciali con Paesi stranieri senza che il Congresso potesse emendarli. Per un Presidente che dice di voler essere ricordato «per aver guidato l'America nell'era della globalizzazione», la sconfitta sul «Fast track» deve essere stata davvero amara. Tanto più che questa volta è stato il suo partito - il partito democratico - a voltargli le spalle in modo massiccio, costringendolo a ritirare la proposta di legge per non andare incontro ad una sconfitta sicura. A conti fatti, l'80 per cento dei deputati democratici si è schierato contro il Presidente. E.J. Dionne del Washington Post ha scritto: «Questa sconfitta è l'evento politico più importante da quando è stato rieletto». In breve, i democratici hanno fatto sapere che non sono più disposti ad avallare la politica «repubbli- cana» del loro Presidente. Nafta (l'accordo per il libero scambio tra Usa, Messico e Canada), riforma del Welfare, riduzione delle tasse, accordo sul pareggio del bilancio: i quattro grossi obiettivi raggiunti da Clinton nei suoi cinque anni alla Casa Bianca erano effettivamente tutti quanti in cima all'agenda repubblicana. «E in cambio, che cosa abbia- mo ottenuto?», chiede delusa la stragrande maggioranza del partito democratico, che aveva seguito Clinton nella sua marcia verso il centro ma che ora si sente usata e tradita. Senza tanti complimenti lo scarica e se ne torna a sinistra. I repubblicani, invece, hanno la bisaccia piena. Ma dopo la sconfitta del «Fast track» - un'altra proposta di legge caldeggiata soprattutto dai repubblicani hanno capito che il vento è cambiato. E che anche pei loro era giunta l'ora di scaricare Clinton. E di tornare a fare politica partigiana - repubblicani contro democratici - in vista delle elezioni congressuali dell'anno prossimo e delle presidenziali del duemila. La clamorosa bocciatura ieri del «pacchetto Onu» - questa volta opera soprattutto dei repubblicani - è il segno più lampante della nuova ostilità repubblicana. Ma non e certo l'unico. In questi giorni il Senato repubblicano ha silurato la candidatura del governatore del Massachusetts William Weld alla carica delicata di ambasciatore a Città del Messico. E si appresta a fare lo stesso con Bill Lami Lee, l'uomo al quale il Presidente vorrebbe affidare l'agenzia federale per i diritti civili. Il nuovo isolamento politico di Clinton ha un che di paradossale visto che la sua popolarità nel Paese continua ad essere alta, grazie soprattutto alla continua espansione dell'economia. Ma l'impressione è che se non ritrova presto il bandolo della sua presidenza rischia di diventare per dirla con un politologo americano - «il più zoppo dei presidenti zoppi». E di trascorrere buona parte del tempo che gli resta alla Casa Bianca a difendersi dalle accuse sessuali di Paula Jones e a raccogliere fondi per le casse disastrate del partito democratico. Andrea di Robilani L'ultimo schiaffo il no al piano per i pagamenti all'Onu Ma è sulla legge per il commercio estero la sconfìtta più amara II presidente Bill Clinton

Luoghi citati: America, Canada, Città Del Messico, Massachusetts, Messico, Usa