Israele: se ci attaccano, reagiremo di Aldo Baquis

Israele: se ci attaccano, reagiremo Israele: se ci attaccano, reagiremo «Rispetto al '91, la nostra aviazione è più potente» TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Di fronte al montare della crisi in Iraq, Israele alza il livello di guardia. Il satellite spia israeliano Ofek scruta dallo spazio il territorio iracheno. In Israele nuove antenne paraboliche sono in grado di decifrare gli impulsi che giungono dai satelliti spia statunitensi: in caso di allarme, gli israeliani saranno avvertiti con vari minuti di anticipo rispetto a quanto avvenne nel 1991, durante la guerra del Golfo. Giovedì notte il segretario alla Difesa William Cohen e Yitzhak Mordechai hanno anche collaudato la «linea calda» fra i loro due uffici con una lunga telefonata al termine della quale il ministro israeliano della Difesa ha stimato che nella fase attuale i rischi per Israele «sono molto limitati». Mordechai ha confermato che Saddam dispone di «un numero limitato di missili» a lunga gittata: «Niente che debba preoccupare in modo particolare i cittadini israeliani». I quali sono tuttavia tornati a fare le code negli uffici approntati dal Co- mando delle retrovie per la distribuzione delle maschere antigas agli abitanti. Ieri agli sportelli si sono accalcate tremila persone: il triplo del solito. Nel 1991 l'Iraq lanciò verso Israele una quarantina di missili Scud-C che fecero damii relativamente modesti. Forti pressioni statunitensi indussero allora il premier Yitzhak Shamir a non compiere ritorsioni contro l'Iraq, anche nel timore di scardinare la eterogenea coalizione in¬ ternazionale approntata dagli Usa. Adesso queste remore non esistono più. «Se saremo attaccati dice il viceministro della Difesa Silvan Shalom - non resteremo con le mani in mano». Un messaggio analogo è stato inoltrato all'Iraq - secondo «Maariv» - dal ministro Ariel Sharon durante una recente visita ad Amman, in concomitanza con il passaggio per la capitale giordana del vice premier iracheno Tareq Aziz. Questa volta Israele ò detcrminato a reagire ad eventuali attacchi contro le proprie retrovie, avrebbe detto Sharon al principe Hassan affinché questi ne informasse Aziz. La prospettiva di attacchi strategici israeliani in profondità era stata evocata alla fine del mese scorso dallo stesso Mordechai durante un simposio sulla minaccia missilistica dei Paesi mediorientali verso Israele. Negli ultimi anni Israele si è dotato non solo di una migliore capacità di intelligence - grazie appunto al satellite Ofek - ma anche di un'aviazione più potente, con apparecchi in grado di spingersi più lontano che in passato, anche di notte, e in qualsiasi condizione atmosferica. Nel 1991, inoltre, la Giordania era un Paese nemico e quindi problematico da sorvolare: adesso fra le aviazioni militari di Israele e Giordania esistono rapporti di cooperazione operativa. Di una eventuale operazione statunitense contro l'Iraq Israele non si fa eccessive illusioni: gli estesi bombardamenti condotti dalle aviazioni alleate durante la guerra del Golfo si sono rivelati in complesso molto meno efficienti nella distruzione dei laboratori dove si preparano le armi batteriologiche e chimiche che non le successive ispezioni degli osservatori delle Nazioni Unite. Gli iracheni sono riusciti a nascondere 400 chilogrammi di «anthrax», pronti per essere utilizzati nella produzione di anni batteriologiche. Se gli osservatori l'ossero costretti ad interrompere il loro lavoro - dicono esperti israeliani - «entro due mesi Saddam disporrebbe di armi batteriologiche pronte per l'uso». «In mancanza della volontà politica degli Stati Uniti di abbattere i regimi di Baghdad e di Teheran - rileva il generale della riserva Efraim Sneh, un dirigente laborista - e in assenza dì un fronte unito nei loro confronti dei Paesi occidentali assieme con la Cina e la Russia, Israele non può che contare su se stesso». Innanzi tutto, secondo Sneh, potenziando la propria capacità offensiva dato che il deterrente israeliano si è eroso con l'atteggiamento passivo assunto nel 1991 e con i recenti insuccessi operativi in Libano. Secondo il ricercatore Reuven Pedazur la campagna israeliana volta ad impedire ad Iran e a Iraq di acquisire anni di distruzione di massa è persa hi partenza: al massimo i loro progetti possono essere ritardati, afferma Pedazur, ma non impediti. Grazie a quelle armi Iran e Iraq diventeranno presto potenze regionali: pur di ottenerle sono disposti a fare sacrifici immensi e a scontrarsi con l'Occidente. Che fare? Prepararsi a un futuro non lontano, risponde l'esperto, in cui il Medio Oriente si reggerà su un «equilibrio del terrore» simile a quello instauratosi durante la guerra fredda con lo sviluppo degli arsenali nucleari di Stati Uniti e Urss. Aldo Baquis

Persone citate: Ariel Sharon, Aziz, Efraim Sneh, Reuven Pedazur, Silvan Shalom, Sneh, Tareq Aziz, William Cohen, Yitzhak Mordechai, Yitzhak Shamir