007 la riforma sul tavolo del governo di Francesco Grignetti

6 Uno per l'estero, l'altro per l'interno. Una sola intendenza per i fondi. Arruolamenti per concorso 007, lu riforma sul Involo del governo Due servizi, più poteri al centro di coordinamento ROMA. Romano Prodi lo ha ricevuto e messo in cassaforte. Ma anche altri, nel governo, hanno avuto modo di vederlo. E già se ne favoleggia: lo studio sulla riforma dei servizi segreti, con i suoi ponderosi allegati, è terminato. E' pronto per essere gettato nella mischia della politica e degli esperti. Da quanto se ne sa, la commissione dei cinque saggi, insediata da Prodi circa un anno fa e presieduta dall'ex generale dei carabinieri Jucci, propone una riforma dei nostri 007 seguendo il modello anglosassone. Come Cia e Dia negli Stati Uniti, o come M15 e MI6 in Gran Bretagna, anche l'Italia si dovrebbe dotare di due servizi distinti. Uno per l'estero e uno per l'interno. Entrerebbero in funzione a seconda di dove si origina la minaccia alla sicurezza nazionale. Resterebbe in vita una segreteria comune, addetta al coordinamento, stanza di compensazione delle informazioni, terminale della presidenza del consiglio. Ma questa strattura avrà incarichi e ruolo ben maggiori del Cesis attuale. Il principale dei suoi compiti sarà la cassa, la delicatissima questione dei fondi riservati, che più di uno scandalo ha generato nel recente passato. Se i servizi segreti resteranno due, insomma, e per la verità bisogna ricordare che solo la Spagna ha un servizio segreto unificato, è anche chiaro che con l'unificazione di tante strutture sotto l'ombrello della segreteria di coordinamento cambiano vistosamente gli equilibri. Nascerà una intendenza comune per tutta la parte logistica e amministrativa. Sarà accentrata la gestione di una banca-dati computerizzata. E persino gli arruo- lamenti - che secondo il Parlamento dovrebbero essere organizzati per concorso; secondo la commissione potrebbero restare a chiamata individuale - verranno affidati a questa struttura centrale di collegamento. Si rivoluziona persino la formazione degli 007, che oggi è affidata ad almeno due strutture diverse, e un domani dovrebbero andare nella stessa accademia. E si unificano anche le armi, perché si ribadisce che gli 007 avranno il porto d'arma. Infine accentrate le tecnologie. Che non vuol dire soltanto le microspie, ma tutta la cosiddetta «sig-int», ossia la «signal intelligence», che nei servizi moderni ha acquistato un peso enorme. Il punto principale della riforma, comunque, sempre se il governo vorrà appoggiare questa bozza dei suoi esperti, è che il potere direttivo resterà dov'è. La presidenza del consiglio controllerà il futuro Cesis. I ministri della Difesa e dell'Interno controlleranno i loro servizi d'informazione. I Sios, che sono i servizi segreti delle tre forze armate, continueranno a dipendere dai rispettivi capi di stato maggiore. Naturalmente si cercherà di accentuare il collegamento con i fratelli maggiori. Ora, anche se non è certo, è molto probabile che proprio di questo studio si sia parlato nel salotto di Prodi, due sere fa, quando sono arrivati a Palazzo Chigi i direttori del Sisde (Stelo), del Sismi (Battelli) e del Cesis (Berardino). Ma ovviamente di quei colloqui non è trapelato nulla. Resta il problema di capire se questo lavoro diventerà mai una legge oppure no. Se cioè, come tantissimi altri studi si- mili, il lavoro dei cinque saggi è destinato a polverosi archivi oppure alla gloria della realizzazione. Lo aspettano al varco in tanti. Non solo gli attuali dirigenti dei servizi d'informazione, ma anche i politici del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti che scalpitano da mesi per avviare la riforma del nostro sistema di intelligence. C'è un solo segnale al riguardo, ma significativo. Martedì scorso, il ministro dell'Interno Giorgio Napolitano, accompagnato dai suoi sottosegretari, e attorniato da tutte le massime cariche negli apparati, ha inaugurato l'anno accademico della scuola del Sisde. Una cerimonia non troppo pubblica, come è nello stile di un servizio segreto. In quell'occasione, il mi¬ nistro Napolitano ha preso la parola. Ha dapprima ringraziato gli esperti del loro lavoro. Quindi ha assicurato tutti che «il governo adesso farà la sua parte». Inutile dire che a molti dei presenti questa dichiarazione di Napolitano è suonata come una larvata presa di distanze. Francesco Grignetti il presidente del Consiglio Romano Prodi

Luoghi citati: Gran Bretagna, Italia, Roma, Spagna, Stati Uniti