«Con Marini non è un flirt»

Il neo-senatore a Chieti per la campagna elettorale: «Il leader dei popolari e io siamo amici e alleati» Il neo-senatore a Chieti per la campagna elettorale: «Il leader dei popolari e io siamo amici e alleati» «Con Marini non è un flirt» Di Pietro: il Polo pensa alla sua bottega CHIETI DAL NOSTRO INVIATO Antonio Di Pietro in giacca a quadri fende la folla lungo il corso Marrucini che attraversa Chieti, e tutti vogliono salutarlo, baciarlo, stringergli la mano, o almeno toccarlo. Soprattutto le donne, ragazze e signore di ogni età, in visibilio da telenovela. «Sei bravissimo», «Sei bello», «Sei un dio», «Forza Tonino!», ((Aiutaci tu». Il neosenatore si guarda intorno compiaciuto e a tutti elargisce sorrisi, mani, baci e abbracci (ma non autografi). «Certo, arrivare nella propria terra è tutta un'altra cosa, è come sentirsi a casa», dice. Ed effettivamente, se nel Mugello la gente lo guardava col rispetto che si porta a un alleato politico, qui è un fatto emotivo, viscerale. Il neosenatore lo sa bene. Non a caso ha deciso, prima del comizio con Franco Marini, di fare un paio di «vasche» lungo il corso, strano souk dove i bei palazzi barocchi fanno ala alle bancarelle del mercato. Di Pietro si destreggia, passa sotto i portici, rispunta fra i maglioni appesi, stringe la mano a un extracomunitario che vende borse finte Vuitton e finte Prada. Entra in un salone di barbiere a salutare un suo fan che lo ha inondato di lettere. Finché non gli si fa incontro un anziano signore, che abbraccia quasi commosso: «E' il generale dei carabinieri che ha iniziato con me la prima inchiesta di Mani Pulite», spiega. Quando si di¬ ce il caso. Ma nulla pare affidato alla ventura in questa giornata in cui l'ex poliziotto, ex pm, ex ministro, è calato qui in terra d'Abruzzo, nell'ex feudo del doroteo Remo Gaspari, a fare incetta di consensi moderati assieme al segretario del ppi, abruzzese anche lui, di un paese poco lontano, vari parenti a Chieti fra cui la sorella. Per sostenere il candidato sindaco dell'Ulivo, l'ex rettore dell'università «D'Annunzio» Uberto Crescenti, popolare, contro Nicola Mario Cocullo, candidato del Polo nonché sindaco uscente, unico in Italia aderente al partito della Fiamma Tricolore di Rauti. Sindaco irruento e plateale, capace di raccogliere il 70% dei consensi. Una bella sfida, in cui nulla può essere lasciato all'azzardo. Lo stesso Di Pietro lo dice. «L'ultimo giorno della campagna elettorale lo passo tra Chieti, Lanciano e Termoli: a casa mia. Non è stato un caso. Così come non è stato un caso che io ho chiesto a Marini, e lui a me, di essere insieme. Per far capire agli scettici che siamo amici e non nemici», spiega nella sala del palazzo della Provincia, gremita. Applausi scroscianti. «Dicono che non parlo bene l'italiano, ma vedo che voi mi capite - gigioneggia superTonino -. Del resto mi capivano anche in Toscana, dove parlano la lingua pura». Poi va al sodo. «Dicono che il Mugello non è Chieti, perché lì sono di sinistra. Ma nei valori che contano, di libertà e di giustizia, siamo uguali. Non è più tempo di ideologie e di barriere, bisogna fare, fare insieme. Dicono che mi scontro col Polo. Io non ci penso proprio a scontrarmi. Quelli dell'Ulivo l'hanno capito, il problema è farlo capire anche agli altri moderati che con questa destra non c'è niente da fare». Di Pietro si fa sempre più accattivante. «Hanno tanti elettori perbene, tanti tanti, ma hanno una gerarchia che pensa solo ai propri interessi di bottega e ai dossieraggi. Allora noi che non abbiamo Case del Popolo, che dobbiamo fare? Dobbiamo schierarci e lavorare insieme». Di Pietro racconta di averlo fatto, e assicura che non si tratta di «un amore estivo». «Io fra questo centro-sinistra e questo centro-destra ho scelto. Qualcuno dice che ci ho messo molto tempo... Beh, voi sapete la differenza fra gli innamoramenti estivi e quelli duraturi... ci ho pensato bene». Trova le parole giuste, il neosenatore di Montenero, con la sua gente. Gesticola come sempre. «Vi ricordate cosa ci dicevano da bambini? Non andate col figlio del vicino perché è comunista. E' finita, il Muro di Berlino non c'è più, e non si deve più votare per partito preso». Più tardi, dopo un secondo comizio in parrocchia, tutti al ristorante. Tonino ha invitato anche il generale dei carabinieri. Apprezza i «tacconi» con gli scampi, specialità locale («E' favolosa, troppo buona»), parla del Mugello e bisbi- glia d'altro con Marini. Poi scappa via. E il segretario del ppi spiega: «Di Pietro è un alleato, ora bisogna vedere se, oltre ad essere protagonista della politica, è capace anche di raccogliere consensi». Sarà il leader del centro dell'Ulivo? «Di Pietro è interessato a una federazione, ma il mio primo compito è rafforzare il ppi. E come leader abbiamo già Prodi». Marini è allegro, e fa partire una stoccata contro l'Irap e il ministro Visco. «Il governo deve recuperare il rapporto con artigiani e commercianti. Subito dopo le elezioni Visco deve rivedere l'Irap, perché danneggia i piccoli imprenditori». Maria Grazia Bruzzone Viaggio dell'ex magistrato nell'unica città d'Italia governata da un sindaco della Fiamma rautiana «Dicono che non so l'italiano, ma mi capivano anche i puristi toscani» Il neo-senatore Antonio Di Pietro durante una recente manifestazione elettorale