Rutelli, show e applausi «A caccia degli indecisi» di Enrico Singer

Rutelli, show e applausi «A caccia degli indecisi» Rutelli, show e applausi «A caccia degli indecisi» ROMA. Rutelli conclude in famiglia. Più una festa, con tanti amici seduti sui seggiolini celesti del Palazzo dello Sport, che il classico comizio finale delle campagne elettorali con tutti i leader schierati sul palco. Il Palazzo dello Sport gli ha portato fortuna quattro anni fa alia vigilia dello scontro diretto contro Fini e in politica, si sa, conta anche la scaramanzia. Così, Rutelli replica e si prende tutto il palco: un solo discorso, il suo. Per i big, compreso Massimo D'Alema, c'è soltanto la prima fila nel parterre e un saluto fugace accolto, però, dagli applausi più scroscianti del popolo ulivista arrivato - per la verità, non proprio in massa - fino al decentrato ! quartiere dell'Eur. Un «one man show» quello del sindaco uscente di Roma in un clima da antipasto di vittoria. «11 candidato del Polo, Pierluigi Borghini, uno slogan lo ha indovinato: non rimanda, realizza dice Rutelli - e allora, caro Borghini, questa scoppola non la rimandare. Prendila subito e non ne parliamo più». Sicurezza, ma anche una dose di preoccupazione per quella prospettiva dell'«anatra zoppa» che ò la sola vera paura dello schieramento pro-Rutelli: avere il sindaco al primo turno, ma non conquistare una netta maggioranza con le dieci liste schierate con il sindaco. E non è un caso che l'ultima raccomandazione di Francesco Rutelli ai suoi sostenitori sia proprio questa: «Quando uscite da qui andate a beccare anche l'ultimo degli indecisi». «Per governare ci vuole il voto a me e il voto ai partiti della coalizione che mi sostiene», dice Rutelli. «Tanto ce n'è per tutti i gusti», gli fa eco Serena Dandini, presentatrice-animatrice della serata. Una manifestazione organizzata secondo gli ormai inevitabili schemi della convention all'americana, con vendita di cappellini rossi del «Comitato Rutelli» e di biglietti di mia sottoscrizionelotteria che inette in palio un ciclomotore ecologico (è elettrico), con palloncini che volano, maxischermi ed anche una canzone diventata quasi un inno rutelliano, «La notte dei miracoli» di Lucio Dalla che parla dei vicoli di Roma e commuove il pubblico. Anche Serena Dandini, quando sale sul palco, si dice com- mossa: «Un'accoglienza così, quando ce l'avrò più?». In prima fila, Massimo D'Alema, imperturbabile, parla fitto fitto con Pascual Maragall, per quindici anni sindaco di Barcellona. Al microfono D'Alema non dice una parola, nemmeno quando Serena Dandini scende tra il pubblico per una carrellata di interviste-lampo. E la Dandini s'inventa una battuta. «Non gli dò la parola perché non è D'Alema, è il suo sosia Sabina Guzzanti». Ma anche se muti, o quasi, i testimonial di Rutelli sono tanti. Ci sono i capilista di tutte le dieci forze che lo sostengono, compresa Rifondazione comunista «che non sarà un compagno di strada scomodo, ma leale», dice Rutelli. E ci sono alleati e sostenitori. Da Antonio Maccanico a Ermete Realacci, da Elio Guzzanti a Chicco Testa, da Alessandro Curzi a Ettore Scola, da Sabrina Ferilli a Monica Guerritore, da Massimo Dapporto a Simona Marchini. Sul palco compare anche Lina Sastri che canta Quanto sei bella Roma, «l'unica canzone romana che conosco», dice l'interprete napoletana. Poi appare in video Alberto Sordi - «Non cambiate sindaco come io cambio i personaggi» - e Gigi Proietti in carne e ossa che recita un sonetto. Ma il piatto forte del Rutelli-show è una specie di blob realizzato con spezzoni di apparizioni tv della coppia sfidante B&-B, Borghini e Buontempo. Tra fischi, risate e applausi scorre anche qualche fotogramma con Mussolini sul balcone di Palazzo Venezia e Borghini che ripete: «Io non c'entro niente». In appoggio a Rutelli c'è anche una video-dichiarazione di Romano Prodi: «L'Europa chiede all'Italia stabilità, Roma è il simbolo dell'Italia e credo che il lavoro del sindaco debba continuare». E, dopo Prodi, la parola la prende Rutelli, che ringrazia e passa ad elencare le cose fatte e quelle che restano da fare. Il sindaco promette che il suo «non diventerà mai un regime», cita Tony Blair, che vuole prendere a modello, e corregge John Kennedy che diceva che la crescita economica è un'onda che fa salire tutte le barche. «Caro Kennedy, oggi sappiamo che non è più così: non è detto che la crescita economica dia lavoro a tutti», dice RuteUi che conclude sul tema del Giubileo. Con un omaggio al Vaticano e un grazie al cardinale basco Roger Etchegaray, presidente della commissione per l'Anno Santo. Enrico Singer Convention al Palaeur fra slogan e battute Ma il «pericolo» è l'elezione subito L'ultima frecciata è per lo sfidante «Mio caro Borghini adesso basta, prenditi questa scoppola e non parliamone più» Francesco Rutelli chiude la campagna elettorale

Luoghi citati: Barcellona, Europa, Italia, Roma, Venezia