Silvia, un malore dopo la gioia
Silvie, un malore dopo la gioia Silvie, un malore dopo la gioia Ricoverata in clinica, scoperto l'ultimo covo NUORO. E al terzo giorno, infine, crollò. Silvia Melis si è sottratta ieri alle feste, alle interviste, agli abbracci di parenti, amici, illustri sconosciuti, ai sopralluoghi con gli mquirenti nelle zone in cui ha riacquistato martedì scorso la libertà. In compagnia del padre Tito e della sorella Gemma si è trasferita in mattinata a Cagliari per sottoporsi in una clinica privata ad una serie di controlli medici. Niente di preoccupante, per carità: solo una visita, si dice, da parte di un dermatologo perché durante la sua vita da ostaggio è stata punta da insetti, non ha potuto curare l'igiene e ora accusa probabili forme di micosi. E forse anche un problema di circolazione ad una gamba. Ma la giovane ha avuto probabilmente necessità di trascorrere qualche ora di riposo dopo gli stress subiti e le emozioni. Che la donna avesse necessità di staccare la spina, d'altro canto, era parso evidente anche l'altra sera, quando era stata vittima di un malore, presto superato.' L'ex prigioniera non ha quindi rivisto ieri la tenda che per gli ultimi cinquanta giorni del sequestro è stata la sua cella. E' un telo plastificato, steso tra i rovi e i rami di un macchione quasi impenetrabile di cisto e di corbezzolo. Una zona da capre, ma non molto distante c'è un'abitazione. Dentro il «rifugio» è stato trovato di tutto: scatolette di cibo vuote e piene, bottiglie, giornali, due sacchi a pelo, una coperta militare. Materiale importante, come ha sottolineato il sostituto procuratore distrettuale Mauro Mura. Di più il magistrato non ha voluto dire e così è stato inutile cercare conferme all'indiscrezione secondo la quale gli investigatori hanno operato i primi fermi, pescando in una lista di indagati che comprende trenta nomi. E nel frattempo si è fatta insistente un'altra ipotesi che potrebbe spiegare i misteri sui miliardi, due, del riscatto che le fonti ufficiali negano siano stati versati per la liberazione della giovane mamma. La banda che nel febbraio scorso prese in ostaggio Silvia si sarebbe spaccata sui modi di gestione del sequestro. Incassata una prima rata della somma fissata per il rilascio della prigioniera, alcuni malviventi si sarebbero staccati dai complici, i quali, in difficoltà, sono stati costretti - è la tesi - ad allentare la pressione sulla donna, consentendone, se non addirittura agevolandone, la fuga. La ricostruzione ha almeno una variante: ottenuti i quattrini, i rapitori hanno venduto l'ostaggio ad un'altra banda che non è stata in grado di far fruttare la somma e di incassare a sua volta. Corrado Grandesso
Persone citate: Corrado Grandesso, Mauro Mura, Silvia Melis
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