«La città ha ripreso morale» di Raffaele La Capria

«La città ha ripreso morale» «La città ha ripreso morale» La Capria: la sfida di piazza Plebiscito LO SCRITTORE E LA CITTA' NAPOLI DAL NOSTRO INVIATO Eccola, la piazza-simbolo della «nuova» Napoli: alle 8 del mattino piazza Plebiscito è in fermento e anche i piccoli gesti della vita quotidiana raccontano le novità di questa città. C'è il primo operaio che sale sulle impalcature per D restauro «degli stemmi araldici dei Borboni», come fa sapere un cartello; uno dei militari in mimetica voluti da Bassolino addenta una sfogliatella; un drappello di spazzini lavora alacremente di ramazza, mentre l'eterna vecebina sfama i gatti sotto la statua di Alfonso d'Aragona. Dice Raffaele La Capria, uno degli intellettuali napoletani più raffinati e meno conformisti: «Piazza Plebiscito era un parcheggio di macchine e molto giusta è stata l'idea di valorizzarla perché qui ci sono i segni storici di Napoli. C'è il Regno dei Borboni. C'è il San Carlo. C'è la Chiesa e i napoletani sono tutti religiosi, sia pure in una forma molto pagana. E dietro la chiesa ci sono tutti i vicoli più fe- tenti, dove ha sempre abitato la plebe che appoggiava il Re contro se stessa...». Questa piazza è diventata isola pedonale e luogo di feste dal giorno in cui Bill Clinton lasciò Napoli alla fine del G7. Decise Bassolino da solo, di notte: «Una decisione che dimostra l'intelligenza del sindaco di Napoli - sostiene La Capria -. Tempo fa avevo detto a Rutelli: per favore non facciamo parcheggiare le macchine lungo le rampe del Campidoglio, è brutto vedere i tetti luccicanti sotto le statue. Da qua gli è entrato e da qua gli è uscito. L'intelligenza di Bassolino è stata quella di aver capito che la bellezza è qualcosa che salvaguarda l'opinione che il cittadino ha della propria città. Così il cittadino si sente l'erede della grandiosità delle antiche corti. Ma se vede il tettuccio luccicante, pensa: questo è un posto come un altro, un garage...». Eppure, anche in questi giorni di campagna elettorale - i meno indicati per ragionare di fino - ritorna l'enigma: ma il rinascimento di Napoli non è soprattutto una questione di immagine ben propagandata? «Ma guardi - dice La Capria - che aver giocato sull'immagine è un merito di Bassolino. Perché è cambiata l'immagine che i napoletani hanno di se stessi e questa è una gran cosa. E' importante anche dal punto di vista morale: l'idea che uno ha di se stesso, ti fa assumere determinati atteggiamenti. Non è vero che Bassolino si è giocato solo la chiacchiera. E se l'ha giocata, l'ha giocata bene. Anche a poker giochi la chiacchiera ma se la giochi bene, vinci!». Semmai è curiosa la vulgata diffusa da certi cortigiani, quasi che dopo l'arrivo di Bassolino, i napoletani avessero cambiato mentalità: «Ma no, Bassolino non può aver dato un colpo di bacchetta magica alla mentalità. Per cambiarla servono decenni». Eppure, l'immagine del Bassolino-Superman è rilanciata da quasi tutti i giornali e tv lo cali, da personaggi dello spettacolo che inneggiano a Bassolino quasi fosse il nuovo Messia. «E' vero, un po' di conformismo c'è. Bassolino è come uno di quei santi che stanno sotto le teche», sorride La Capria. Ma il sindaco uscente si prepara al suo secondo mandato non solo perché ha lavorato di immagine e Raffaele La Capria racconta così il segreto di questo successo: «Lui era un funzionario della bassa forza, con la devozione ai comportamenti approvati dal partito. Ma per una strana combinazione antropologica, il suo talento personale si è unito alla formazione di base e come accade a certe piante ha trasformato la germinazione ed è venuta fuori una novità: quello che dovrebbe essere un uomo di sinistra. Di comunisti trasformati ne vedo pochi: sempre loro sono, nel non riconoscere i propri errori». E la destra? «A Napoli - risponde La Capria - è nata l'ideologia e la pratica della destra liberale, da Croce a De Nicola. La destra operante purtroppo è un disastro, anche a Napoli». Ma la ventata-Bassolino non basta a togliere a La Capria un dubbio: «A Napoli nel passato si è sempre ripetuto l'archetipo del 1799: la stessa plebe vincente, la stessa borghesia perdente, il potente che si allea con la piazza e la blandisce per rafforzare il proprio potere. Nonostante Bassolino il pericolo resta. Fino a quando la plebe non diventerà popolo, ci sarà sempre l'attesa del cardinale Ruffo». !f. mar.] Il cuore della città diventa il simbolo del «Rinascimento» napoletano Lo scrittore Raffaele La Capria

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