«Compro io il Giornale» di Ugo BertoneVittorio Feltri

«Compro io il Giornale» «Compro io il Giornale» Feltri: non farò l'organo di Forza Italia MILANO. Separazione? Divorzio? O, forse, un destino da conviventi separati in casa? L'unica certezza, dopo le polemiche seguite all'intesa tra l'editore e Antonio Di Pietro, è che, sotto il tetto del Giornale, un accordo tra il direttore Vittorio Feltri e i fratelli Berlusconi sembra sempre più lontano. «Ho fatto una proposta organica - annuncia Feltri - per l'acquisto del Giornale perché non sono disposto a fare un quotidiano di partito». Ora Feltri la rilancia pubblicamente, prima in un'intervista al Foglio di Ferrara, poi in assemblea, davanti ai giornalisti, del Giornale a cui garantisce che «io posso rimanere solo a condizione di poter fare un giornale indipendente e non, come qualcuno evidentemente sperava, l'organo di Forza Italia e del Polo». E, tanto per non lasciare dubbi, i fratelli Berlusconi si sono trovati, ieri, in prima pagina, il richiamo ad un'intervista-ritratto (titolo: «Il riposo del guerriero») al vecchio nemico del Cavaliere, Carlo De Benedetti. Una sospetta voglia di pace, dopo l'accordo con Di Pietro... «Macché - ribatte il direttore - io non ho mai litigato con nessuno, tantomeno con De Benedetti, che ho sempre stimato e di cui credo di potermi definire da sempre amico. Quando si sposò, d'altronde, fummo l'unico giornale italiano a pubblicare la sua foto con signora». E, non si sa con quale diletto per Silvio Berlusconi, Feltri fa l'elenco dei «presunti nemici con cui ho ottimi rapporti»: Giuseppe Caldarola e Valentino Parlato, Carlo Caracciolo e Eugenio Scalfari. L'offerta per rilevare il Giornale, comunque, è già più che concreta. La proposta, spiega Feltri, prevede l'intervento di Silvano Borali (da poco uscito dalla De Agostini con una dote finanziaria molto robusta) che dovrebbe aumentare la sua quota dal 12 al 20%. Ma, soprattutto, sarebbe lo stesso Feltri a diventare editore portando la sua partecipazione dall'attuale 5 ad almeno il 30-35%. Con quali soldi? «Se Berlusconi ha seimila miliardi - replica - anch'io ne posso avere qualche decina...». Paolo Berlusconi, secondo il progetto, dovrebbe restare nel¬ la compagine azionaria, ma con una quota di minoranza, non oltre il 40% contro l'attuale 78%. L'offerta, conclude il direttore, è aperta anche a voi redattori, che potreste prenotare una quota di azioni (il 3% o giù di lì). Ma per poter comprare occorre che qualcuno voglia vendere e lo stesso Feltri nutre forti dubbi sulle intenzioni del gruppo Berlusconi. «Eppure - dice Feltri all'assemblea l'indipendenza delia testata è anche nell'interesse dell'editore». Altrimenti, e il paragone non è dei più lusinghieri, quest'ultimo rischia di ritrovarsi in mano un nuovo Avanti!. «Sono stato costretto a questo passo dalle ultime vicende - dice ancora Feltri -. Se un deputato di Forza Italia come Roberto Tortoli arriva a chiedere le mie dimissioni e nessuno lo smentisce, vuol dire che non è il solo a pensare che il Giornale debba essere il quotidiano di Forza Italia». E adesso? 0 i Berlusconi accettano l'offerta di Feltri-Boroli (poco probabile) oppure il braccio di ferro è destinato a continuare. «Se non accetteranno la mia proposta - dice ancora il direttore - starò solo a busto eretto, e nella mia stanza potranno arrivare esclusivamente le telefonate dei lettori». «Io - conclude - voglio fare un quotidiano indipendente e lo dimostrerò, quando ne avrò occasione, in modo clamoroso». Se divorzio sarà, insomma, le scintille non mancheranno. A tarda sera, attraverso l'agenzia Ansa, arriva la risposta dell'editore del Giornale, Paolo Berlusconi: «Leggo sulle agenzie alcune dichia¬ razioni che faccio fatica ad attribuire realmente al dottor Feltri - osserva -; perché proprio il dottor Feltri non potrà non concordare con me quando affermo, senza tema di smentite, che il Giornale è sempre stato, è, e resterà assolutamente indipendente, come possono certificare i suoi redattori e i suoi lettori. Non ho mai ricevuto alcuna proposta di acquisto e, comunque, il Giornale non è in vendita». Ugo Bertone Il direttore del «Giornale» Vittorio Feltri

Luoghi citati: Ferrara, Milano