«Il nipote di La Russa nei commando di Milano» di F. Poi.

Allarme di Polo e Ulivo «Forse c'è una strategia» Un consigliere era stato aggredito con catene e un coltello ad aprile durante la campagna elettorale «li nipote di La Russa nei commando di Milano» Rifondazione denuncia: ferirono un nostro militante. An: bugie MILANO. Lo «j'accuse» arriva dal consigliere comunale di Rifondazione comunista Umberto Gay. Che in una conferenza stampa, a sorpresa, fa i nomi e i cognomi dei presunti responsabili dell'aggressione - a colpi di catena e di coltello - avvenuta lo scorso 10 aprile, alla vigilia delle elezioni per il sindaco, ai danni di Davide Tinelli, consigliere pure lui del partito di Bertinotti. «Perché faccio i nomi? Perché voglio che si vada fino in fondo. Sono nelle istituzioni, scelgo la via legale», spiega Tinelli, arrivato a Palazzo Marino passando per i centri sociali e i graffiti sul muro. «Sono contento di non essere stato ammazzato, ma adesso voglio vederci chiaro», aggiunge. E allora i nomi, che a Milano provocano un terremoto. Anche se manca la conferma definitiva, quella del magistrato Claudio Poma che si occupa del caso, che in silenzio ha inviato nove avvisi di garanzia, e adesso è spiazzato pure lui dalla scelta di Rifondazione. Il primo nome, quello che fa più rumore, è Antonino La Russa, figlio ventiquattrenne del consigliere regionale di An Romano La Russa, nipote del parlamentare sempre di An Ignazio La Russa. «Non ne so niente, ma se anche mio figlio fosse in mezzo a quella storia sarei il primo a prenderlo a calci nel culo», tuona il consigliere del Pirellone. «Fino a questa mattina non sono certo arrivati avvisi di garanzia», mette le mani avanti Romano La Russa. «E' singolare che a 5 giorni dal voto in molte amministrazioni locali, Rifondazione faccia quei nomi in una conferenza stampa», analizza il consigliere regionale. «Quell'episodio lo abbiamo condannato tutti, lo condanniamo ancora di più se risulterà che sono coinvolti personaggi vicini alla destra, ina quella di Rifondazione è solo una speculazione», spiega Romano La Russa. Sulla vicenda interviene anche il vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato di An: «Fare i nomi è stato fuori luogo e inopportuno, ferma restando la condanna dall'episodio, che An aveva stigmatizzato già al momento dell'accaduto. E poi non accetto critiche da parte di un partito che sta facendo di tutto per difendere gli assassini di Luigi Calabresi». «Noi chiederemo lunedì prossimo, in consiglio comunale, che i partiti prendano posizione. E al vicesindaco De Corato e agli altri di An, chiederemo come scelgono fioro candidati», picchia duro Umberto Gay, capogruppo di Rifondazione, destinatario ieri di una busta anonima piena di insulti e slogan nazisti. La sua è una polemica a tutto tondo: «Se commentando quei fatti Ignazio La Russa disse che c'era un problema di sicurezza a Milano, questa va ricercata negli ambienti di destra». «Avevamo sperato che certe logiche del passato venissero dimenticate e poi, chi ci dice che quella storia non sia opera di un gruppo di drogati, di barboni?», si chiede Romano La Russa. Che si prende la smentita secca da parte di Davide Tinelli: «Quelli non erano né sbandati, né balordi. Erano quadri di An, candidati dell'msi alle ultime elezioni e pure tifosi del Milan del l'ultradestra, quelli che hanno formato le "Brigate rossonere 2" dopo essere usciti dalle "Brigate" vere, quelle che allo stadio portano i bandieroni con l'effige di Che Guevara». «Erano militanti politici», giura Tinelli prima di fare tutti i nomi. Quelli di Luigi Becchini, candidato per An in un consiglio di zona e di Alessandro Pozzoli, capogruppo di An a Opera per il quale Forza Italia avrebbe già chiesto le dimissioni, oltre a Fabrizio Fratus e Luca Cassati, già candidati dall'msi e finiti in passato sotto inchiesta per una vicenda di naziskin, oltre a tre ultra del Milan, uno dei quali condannato per il tentato omicidio di un tifoso genoano. [f. poi.]

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