Parlato: il manifesto rischia di chiudere di Valentino Parlato

Parlato: il manifesto rischia di chiudere Annunciati altri trenta tagli a gennaio '98: questo è l'ultimo tentativo per il salvataggio Parlato: il manifesto rischia di chiudere «Quattromila abbonamenti entro il 31 dicembre o è la fine» ROMA, «il manifesto» rischia di chiudere. Parola di Valentino Parlato, direttore del «quotidiano comunista», che nell'editoriale di ieri lancia una campagna straordinaria per 4 mila abbonamenti entro il 31 dicembre (l'equivalente di un miliardo e mezzo) e annuncia nuovi tagli: «Entro il 31 gennaio '98 dovremo concordare l'uscita di altri trenta compagni». Un appello accorato - quello del direttore - che farà discutere. «Negli ultimi anni le perdite sono state superiori ai ricavi - scrive - e questo ha portato ai limiti estremi la consistenza patrimoniale della cooperativa: sulla soglia della messa in liquidazione». La crisi nasce dalla perdita di lettori (il giornale vende oggi circa 35 mila copie) e ha già imposto negli ultimi due anni un taglio di venti unità. Per la cronaca, l'organico attuale è di 118 dipendenti, tra i quali 70 giornalisti. In crisi è tutta l'editoria di sinistra: nel corso degli ultimi due anni, ricorda Parlato, le vendite complessive di «Unità», «Liberazione» e «manifesto» si attestano poco al di sopra delle 100 mila copie, «una contraddizione non da poco» se si considera che il centrosinistra è maggioritario e al governo». Ecco allora che per «il manifesto» si im¬ pone «una profonda, forse feroce, riflessione autocritica»: «Ma intanto bisogna resistere e difendere la trincea». Delle due l'una: «O riusciamo ad assicurare al giornale un orizzonte di almeno tre anni di vita oppure è meglio chiudere onorevolmente adesso». Polemica Alessandra Mussolini, che in giornata ha replicato al direttore del giornale. Per risanare il «manifesto» non si deve licenziare ma ridurre l'orario di lavoro, ha rilanciato la parlamentare di Alleanza nazionale: «Mi dispiace che il "manifesto" stia passando una profonda crisi, ma sono ancor più dispiaciuta per come vengono trattati i dipendenti, che Parlato chiama af¬ fettuosamente compagni, tra i quali molti giornalisti». E ancora: «Non è possibile parlare di tagli di posti di lavoro in casa di chi sostiene che si ottiene occupazione riducendo l'orario di lavoro». Conclusione: «Parlato riduca l'orario e non dovrà tagliare: su questo tema sarò in prima fila a combattere contro il "padrone" oppressore a difesa del posto di lavoro, perché a rischiare non sono "compagni" ma lavoratori». L'ultima frecciata è ancora per il direttore: «Solo oggi si accorge della dura legge del mercato, alla quale anche i venditori di sogni, come chi propone la riduzione dell'orario di lavoro, non possono sottrarsi?». [r. i,] Il direttore del manifesto Valentino Parlato

Persone citate: Alessandra Mussolini, Parlato, Valentino Parlato

Luoghi citati: Roma