Trovate le prigioni di Silvia
Cronache Nuoro, la donna colta da malore. Ci sarebbe una lista di sospetti Trovate le prigioni di Silvia Ma sul riscatto continua il giallo NUORO NOSTRO SERVIZIO Dal muro di gomma rimbalza un'unica, invariabile risposta: «Per la liberazione di Silvia Melis non è stato pagato alcun riscatto». Lo affermano gli investigatori, lo ribadiscono i magistrati. Cambia solo il tono delle affermazioni, ora pacate, poi secche, infine irritate. L'indiscrezione filtrata martedì sera, subito dopo il ritorno a casa della giovane di Tortoli (che ieri è stata colta da un lieve malore dovuto al forte stress delle ultime ore senza un attimo di tregua) è riapparsa ieri, diventando più robusta col trascorrere del tempo: «I banditi hanno incassato 2 miliardi». Inutile tentare di ottenere conferme ufficiali. Ed è anche logico che così sia. Ammettere che la vita della giovane è stata «comprata» significherebbe sconfessare la filosofia che sta dietro la contestata legge sul blocco dei beni dei rapiti. E poi è una costante nelle cronache dell'Anonima Sequestri sarda. Anche per il piccolo Farouk Kassam si disse che non era stato versato alcun quattrino. E molti si rifiutano ancora di prestar fede a quella versione e chiamano in causa persino i servizi segreti. Negare i passaggi di valigette gonfie di banconote per chiudere storie difficili è un «vizio» antico, ma comprensibile. Nel 1980, per esempio, fu smentito che al momento della costituzione di Piero Piras, uno dei più famosi latitanti isolani, qualcuno non lontano dalla famiglia avesse incassato una taglia di centinaia di milio¬ ni. Poi nel corso di una successiva indagine saltò fuori un sacchetto con 2 timbro «Banca d'Italia». Riscatto sì, quindi, sia pure con un larghissimo sconto sulla richiesta iniziale di 20 miliardi. E la voce non è ima chiacchiera da bar, anche se provocherà dure prese di posizione. Per esempio, da parte del questore di Nuoro, Elio Cioppa, che ieri ha riferito un episodio inedito avvenuto durante l'happening esploso dopo il ritrovamento dell'ex prigioniera: «Quando ho detto per telefono a Tito Melis che la figlia era libera - ha raccontato - lui mi ha risposto: "Non dica fesserie". "Non le dico mai, ho replicato, adesso le passo Silvia, così si convincerà"». E anche l'ingegner Melis sostiene che la liberazione della giovane è stata «imprevista e imprevedibile», quindi non legata al pagamento del riscatto. «Non c'erano segnali - ha chiarito - che l'incubo stesse per concludersi, anzi tutto mi faceva temere il peggio. Non avevo più notizie certe dal 9 giugno. Poi c'era stato l'incidente di luglio, quando il ritorno a casa della ragazza era "saltato" per l'imprevista attività delle forze del- l'ordine». Gli inquirenti fanno semplicemente il loro mestiere. E così negano tutto, e non ammettono neanche che il loro lavoro è in una fase molto avanzata. Ieri hanno ritrovato, nelle campagne di Orgosolo - grazie al contributo determinante dell'ex ostaggio che s'ò sobbarcato in poche ore la fatica di due sopralluoghi - la tenda nella quale Silvia Melis ha trascorso l'ultimo mese di prigionia. Dentro c'erano viveri e altro materiale. Hanno individuato inoltre le sei grotte nelle quali la donna si dava forza per resistere alla prova pensando al figlioletto Luca e ai genitori, riflettendo inoltre sulla solidarietà che da ogni angolo di Sardegna montava attorno al suo dramma. Ma c'è ancora di più sul fronte degli accertamenti. Esiste una lista di sospetti, personaggi nati in centri dell'Ogliastra, regione di cui fa parte anche Tortoli. Radio-Strada annuncia perfino i nomi dei possibili carcerieri. Certo può sembrare difficile capire come una banda «straniera» abbia potuto invadere il territorio degli orgolesi che, per consolidata tradizione, non tollerano sconfinamenti. Ma l'argomento si presta a un ribaltamento. Il commando che teneva in pugno Silvia potrebbe essersi trovato in difficoltà in un territorio ostile e costretto a liberare la ragazza, rinunciando a incassare altri soldi, oltre ai due miliardi incamerati tempo prima. E tutto ciò non stupisce, se si conosce la Sardegna, e i meccanismi che si mettono in moto dopo un sequestro. Corrado Grandesso «Sul mio rapimento dicevano di non avere scelta perché manca il lavoro. Non c'è mai stata tensione fra noi» 1 Due immagini di Silvia Melis: sopra, è all'uscita dalla questura di Nuoro accompagnata dal questore, Elio Cioppa
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