Ambasciate valzer con sgambetto

Al centro dei dissensi nell'Ulivo la candidatura del fratello della Boniver Al centro dei dissensi nell'Ulivo la candidatura del fratello della Boniver Ambasciale, valzer con sgambetto In alto mare le nuove nomine ROMA. Colpi di fioretto alla Farnesina in vista delle oramai imminenti assegnazioni all'estero per un importante gruppo di ambasciate. In palio ci sono sedi «pesanti» come Buenos Aires, Città del Messico, Pretoria e Rabat. Ed altre solo sulla carta considerate secondarie: l'Avana, Canberra, Nairobi. C'è una lista di papabili ambasciatori che già circola alla Farnesina ed è probabile che, dopodomani, il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, presenti le prime proposte di assegnazioni in Consiglio dei Ministri. Forse è proprio questa scadenza che ha fatto venire alla luce un finora assai velato braccio di ferro sulle nomine. Ad aprire le ostilità è stata l'Unità, con un dettagliato articolo pubblicato martedì nel quale si sottolineava come «la cordata» dell'ex ministro degli Esteri Gianni De Michelis «è tornata a ricevere ascolto nelle stanze che contano» rivendicando «per un proprio rappresentante dall'illustre cognome una sede importante e delicata come l'Avana». In effetti uno dei candidati alla nostra sede nella capitale cubana è Alberto Boniver, classe 1941, ministro plenipotenziario di seconda classe ma anche fratello di Margherita, craxiana doc, ex ministro per l'Immigrazione nell'ultimo governo Andreotti e del Turismo nel governo Amato. Ma c'è dell'altro nel contenzioso sollevato dal quotidiano del pds: anche gli anonimi candidati per Nairobi e Pretoria non piacciono perché «non hanno mai messo piede in Africa». L'articolo, citando ripetutamente un'«alta ed attendibile fonte diplomatica», fa trasparire forte insofferenza soprattutto per la scelta di Boniver. Aggiungendo che «diversi ministri i cui dicasteri hanno proiezioni internazionali intendono non ratificare a scatola chiusa le varie candidature». Se non è un annuncio di battaglia in Consiglio dei Ministri, poco ci manca. In alcuni ambienti della Farnesina è forte l'impressione che il pds voglia avere importante voce in capitolo nel set di nomine e promozioni da tempo in attesa e sollecitate dal Sndmae, il più rappresentativo dei sindacati dei diplomatici. D'altra parte la Quercia, al riparo dei riflettori e con la strategia dei piccoli passi, è riuscita negli ultimi tempi attingendo al serbatoio di chi tanto a lungo ha lavorato nei sindacati di categoria - a conquistare terreno in un ministero considerato da sempre «monopolio» di feluche ex democristiane ed ex socialiste. Sono stati così premiati uomini considerati «meritevoli» dal Bottegone. Alessandro Fallavolita è andato a Baku, capitale dell'Azerbaigian cuore del «grande gioco» su gas e petrolio (che riguarda direttamente l'Eni). A Giuseppe Marchini Camia è toccata Singapore - la più resistente delle Tigri asiatiche - ed a Mario Bova la direzione generale del Dipartimento Beni Culturali presso Palazzo Chigi. Chiude il «poker di feluche» apprezzate dal pds Rocco Antonio Cangelosi, titolare in Tunisia, paese di residenza permanente del ricercato ed ex presidente del Consiglio, Bettino Craxi. «Il problema - fanno notare negli ambienti del Sndmae - è arrivare a nomine che abbiano a che vedere più con il merito che con la politica». E «meritocrazia» è la parola che ricorre più spesso anche nei piani alti del ministero, dove si temono tanto le pressioni politiche che le resistenze della burocrazia. Ma l'impressione è che sia iniziato il primo, vero, braccio di ferro all'interno dell'Ulivo sugli ambasciatori. E, fra Lamberto Dini ed il pds, un ruolo non secondario potrebbe recitarlo il ppi, con un caposezione esteri assai agguerrito come Aldo De Matteo, che segue quotidianamente le cronache interne della «casa» dei nostri diplomatici. Ed anche la stesura finale della riforma della cooperazione. [m. mo.] Il ministro degli Esteri Lamberto Dini Polemiche con il pds sulle nomine dei nuovi ambasciatori