La prima pietra della Chiesa di Lefebvre di Enrico Benedetto

Il tempio tradizionalista nella multietnica Noysy-le-Grand, un tempo feudo del pc FRANCIA Il tempio tradizionalista nella multietnica Noysy-le-Grand, un tempo feudo del pc Lq prima pietra della Chiesa di Lefebvre Inaugurazione contestata nella banlieue di Parigi PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ai ragazzi delle banlieues, abituati a battersi con i flic, di trovarsi dinnanzi una Guardia Svizzera non accade ogni giorno. Ma ieri è successo. E per la cittadinanza della multietnica Noysy-le-Grand, le sorprese non finivano qui. Dietro l'elvetico alabardiere, un «monseigneur», indi 20 preti in tonaca lunga, l'ampolla con «acqua gregoriana» (additivi: vino, sale, cenere), i reliquiari e infine 400 fedeli confessatisi «open air» con i loro bravi inginocchiatoi sul fangoso terreno intorno a San Martino delle Gallie. E' la prima chiesa che i lefebvriani edificano in terra francese dopo lo scisma. Nuova, dunque. Ma i tradizionalisti cattolici, presso i quali il moderno fatica a trovar grazia, per farsi perdonare l'innovazione hanno preso le vene¬ rabili pietre da un edificio '800 nelle Dueux-Sèvres, affiancando l'architettura old style con materiali démodé. La futuristica e non troppo lontana cattedrale di Evry sembra, raffrontandole, peccaminosa almeno come il Concilio Vaticano II. Lo sbarco dai quartieri chic nell'hinterland parigino corrisponderebbe a una strategia «politica». Così, almeno, affermano i 600 contestatori datisi appuntamento per turbare (senza riuscirci davvero, complice la forza pubblica) l'attesa consacrazione. Un tempo feudo pcf come l'intero dipartimento SeineSaint Denis, Noysy-le-Grand di grande ha, ormai, solo i problemi. Disoccupazione, immigrati, delinquenza. Il primo ad approfittarne è il Front National, in pieno boom nelle ultime legislative. Il terreno era dunque favorevole per sacra¬ lizzare l'espansione politica di un lepenismo che non cela le simpatie anticonciliari. Gli interessati negano qualunque sinergia tra sacro e profano. Ma Frangois Triomphe, cui si deve l'iniziativa del novello tempio, si candidò nelle comunali per il Fn. E lo stesso monsignor Bernard Fellay sottolineava dal pulpito (come prevede la messa in stile Pio X): «Dietro ogni idea politica c'è, in definitiva, una teologia». «Siamo cattolici», ribadisce mostrando - pur senza negare il ruolo storico di Marcel Lefebvre - insofferenza per gli altri appellativi. Saint-Martin-des- Gaules (opzione significativa: la formula «Gallie», tuttora operativa nell'organigramma diocesano, secerne un'atmosfera carolingia che sicuramente non dispiacerebbe a Jean-Marie Le Pen) sarà avamposto ortodosso in partibus infide- lium. Il lefebvrismo vuole inoltre persuadere la Francia della sua espansione. Seminari pieni, chiese zeppe, attività parrocchiali seguitissime. Un bilancio florido, insomma, attraverso cui mostrare che «il modernismo non paga». L'era delle occupazioni manu militari è preistoria. Saint Nicolas che l'integralismo invase come uno squatter negli anni caldi facendone - a due passi da Notre Dame - l'Altro Polo per un cattolicesimo disorientato, costituisce sempre il «faro». Ma la Fraternità, di cui mons. Fallay è il superiore generale, segue anche altre vie. Le interessano i giovani, le diverse categorie sociali (il termine «classe», in odore di comunismo satanico, non raccoglie adesioni), e - diciamolo il futuro. Purché assomigli al passato. Enrico Benedetto

Persone citate: Bernard Fellay, Fallay, Gallie, Marcel Lefebvre, Marie Le Pen, Pio X

Luoghi citati: Francia, Parigi