Secondo giorno di gelo tra Roma e Algeri

9 La Farnesina tenta di ricucire lo strappo che rischia di mettere in crisi i rifornimenti di gas Secondo giorno di gelo tra Roma e Algeri Dura protesta con l'Italia: «Ci accusate con leggerezza» ROMA. Algeri ha duramente protestato per le reazioni del governo italiano alle rivelazioni di stampa sui presunti coinvolgimenti dei servizi segreti algerini nell'assassinio dei 7 marinai del «Lucina» nel luglio 1994. E, al termine di una giornata di fibrillazione diplomatica, la Farnesina ha fatto un mezzo passo indietro ponendo l'accento sulla necessità di «verificare le fonti della notizia» pubblicata sull'Observer. Quando, ieri mattina, l'ambasciata in via Barnaba Orfani ha inviato per fax ad Algeri gli articoli che riportavano le dichiarazioni dei ministri Dini («possibili ritorsioni») e Andreatta («problema di decenza») sul caso-Lucina, nel ministero degli Esteri nordafricano era difficile contenere l'irritazione. Il primo ad accorgersene di persona è stato il nostro ambasciatore, Francesco De Courten, convocato senza troppi preamboli. Gli algerini sono stati espliciti esprimendo - come reso noto subito dopo - «grande stupore riguardo al credito che il governo italiano concede ad allegazioni di stampa», rendendosi colpevole di una «ignobile campagna di disinformazione». «Tale atteggiamento si è sentito dire De Courten - è disdicevole e conforta le velleità che mirano a sollevare il terrorismo da ogni responsabilità». Ma non è tutto: per Algeri «i ministri italiani degli Esteri e della Difesa hanno tratto con estrema leggerezza ed in modo inaccettabile gravi conclusioni» da quella che è solo «un'operazione di disinformazione». Difficile ricordare un momento più teso delle nostre relazioni bilaterali negli ultimi anni. E l'Algeria non è un Paese come gli altri: ogni anno esportiamo beni per 1100 miliardi e ne importiamo per 4100. Il cuore dell'interscambio è il gas: attraverso il metanodotto dell'Eni ne riceviamo in quantità pari al 40 per cento del nostro fabbisogno annuo quota che parla da sé. A metà mattinata i telefoni sono diventati roventi. Palazzo Chigi ha voluto capire cosa stava succedendo. Romano Prodi ha parlato con il sottosegretario agli Esteri per gli Affari Africani, Rino Serri, che è stato più volte ricevuto nel giro di poche ore nell'ufficio di Dini. Andreatta, a distanza, ha seguito ogni fase mentre i campanelli di una inattesa mini-crisi con l'Algeria sono suonati anche nel quartier generale del presidente dell'Eni-Agip, Guglielmo Moscato. E' stato a questo punto che la diplomazia italiana ha compreso che bisognava iniziare a ricucire. L'ambasciatore algerino a Roma, Hocine Meghar, si è trovato al centro di numerose richieste, arroccandosi sempre sulla rigida linea del suo ministero che, nel frattempo, prendeva la palla al balzo ed emetteva un altro, duro comunicato, ma questa volta contro Parigi. Per «l'avallo dato dal I nostsecondo ilsono sgoverno è Un governo francese» a manifestazioni di piazza che «avevano come scopo l'interferenza nei nostri affari interni». Algeri ha dunque sfruttato la ricaduta delle «rivelazioni» pubblicate da Observer e da Le Monde per rafforzare politicamente la sua opposizione ad ogni pressione internazionale (e in particolare dell'Ue) a favore dell'apertura di un dialogo fra il governo e le opposizioni. Ma è stato dopo il calar della sera che alla Farnesina è giunta la notizia più inattesa. Fonti autorizzate dei nostri servizi di informazione dettavano all'agenzia «Ansa» un comunicato di 20 righe in cui si definiva «una frottola» la tesi rivelata al giornale inglese dall'ex 007 algerino che si nasconde dietro il nome di «Yussuf-Joseph». «Il soggetto - precisano i nostri servizi - è noto da tempo come un venditore di frottole» mentre la strage dei marinai italiani a Djendjen «resta imputabile ai fondamentalisti islamici». D'altra parte l'Observer non è nuovo a «scoop» controversi: un articolo, basato sempre su rivelazioni di «007», tempo fa fece quasi scoppiare una guerra vera fra Ankara ed Atene. Per come si erano messe le cose, a serata inoltrata, il comunicato ufficiale della Farnesina non poteva che ripiegare su una linea più morbida di quella espressa da Dini ed Andreatta 24 ore prima. «Agiamo su due fronti - si legge -, accertare le fonti e chiedere alle autorità algerine di andare fino in fondo nele indagini» per «rimuovere dubbi che potrebbero turbare le nostre relazioni». Ma su un punto la Farnesina resta ferma: «Non ci si può imputare alcuna leggerezza quando si tratta della perdita di sette vite italiane». Linea che ha trovato il pieno sostegno di Umberto Ranieri, responsabile Esteri del pds, e della Comunità di Sant'Egidio. I nostri servizi segreti: lo 007 secondo il quale i marinai italiani sono stati uccisi da agenti del governo è un venditore di frottole Maurizio Molinari e i i o a i i o r i a l e l Un militare dei corpi speciali antiterrorismo accusati da sedicenti agenti pentiti di aver montato provocazioni per screditare gli islamici. Nella foto piccola il presidente algerino Zeroual