Eurobanca Roma rischia grosso di Stefano Lepri

In pericolo anche un posto nel direttorio. Per la Bers accordo su Vranitzky, Gonzàlez vicinissimo alla presidenza Ue In pericolo anche un posto nel direttorio. Per la Bers accordo su Vranitzky, Gonzàlez vicinissimo alla presidenza Ue Eurobanca, Roma rischia grosso Francia e Germania verso un 'intesa sulpresidente IL CASO DIPLOMAZIA E POLTRONE PROMA ER la Banca centrale europea comincia a profilarsi un compromesso tra Francia e Germania. E l'Italia rischia di rimanere senza nulla, senza nemmeno un posto nel futuro direttorio a sei. Altro che presidenza o vicepresidenza; se si vuole ottenere qualcosa bisognerà gettare nella mischia i pesi massimi, come Io stesso Antonio Fazio, o Tommaso Padoa-Schioppa. Intanto la nostra diplomazia passa in rassegna tutte le cariche internazionali importanti per le quali si potrebbe rivendicare, in alternativa, una nomina italiana. Nelle ultime ore corrono voci di una intesa: sulle banconote in Euro potremo vedere avvicendarsi la firma dell'olandese Wim Duisenberg, gradito ai tedeschi, e del francese Jean-Claude Trichet; oppure quella di un altro francese. I francesi, che l'hanno attaccata per primi, negano di aver bloccato con un veto la candidatura di Duisenberg, che Romano Prodi in un'intervista al Messaggero ha definito «sprezzante», anzi sfottente, «senza stile» nei confronti dell'Italia. «Stiamo solo cercando di aprire un procedimento formale per la nomina» ha dichiarato a New York il ministro francese dell'Economia, Dominique Strauss-Kahn. Si rischia di dover subire l'olandese dopo averlo attaccato in pubblico. D'altra parte un presidente della Banca centrale proveniente dall'area del marco (come Duisenberg) potrebbe far comodo all'Italia più che ad altri, suggerisce il presidente della Banca nazionale del Lavoro Mario Sarchielli: «Tutti sappiamo che un presidente non proveniente da quell'area farebbe dubitare della severità della Banca; e questa, per reazione, adotterebbe una politica monetaria più restrittiva», con tassi di interesse più alti. «Nato, Banca europea degli investimenti, Commissione europea» sono gli altri obiettivi ci¬ tati dal presidente del Consiglio. Non compare la carica più importante da rinnovare subito, la presidenza della Bers (banca per 10 sviluppo dei Paesi ex comunisti). Un candidato italiano forte non c'è, e nelle ultime ore l'accordo sembra fatto sull'ex cancelliere austriaco Franz Vranitzky. Gli altri posti-chiave si libereranno negli anni tra u '99 e 11 2001. E' Giuliano Amato il nome per la presidenza della Commissione europea; ma sembra imbattibile l'ex capo del governo spagnolo Felipe Gonzàlez. In questo caso la Spagna lascerebbe libera la segreteria generale della Nato, occupata oggi da Xavier Solana; Amato, o Lamberto Dini, potrebbero aspirarvi. Spetta a un europeo il posto di direttore generale del Fondo monetario in¬ ternazionale; qui andrebbe bene il direttore generale del Tesoro Mario Draghi. La poltrona al Fmi dovrebbe liberarsi solo alla fine del 2001; a meno che la Francia riesca sì ad ottenere la Banca centrale europea, ma non per il governatore Trichèt,'per Michel Camdessus attuale direttore del Fmi. . Con un , personaggio come Camdessus, non sarebbe umiliante per Duisenberg accettare una vicepresidenza; in caso contrario, numero due sarebbe l'attuale ministro delle Finanze belga Philippe Maystadt. Degli altri posti uno spetta di sicuro alla Germania, probabilmente con Otmar Issing; la Finlandia farebbe da punto di riferimento per i Paesi scandinavi incerti se entrare, e con la governatrice Sirkka Hamalainen offrirebbe il vantaggio di inserire un volto femminile; è difficile lasciare fuori il governatore spagnolo, Luis Angel Rqjo, che dell'Ime è vicepresidente; resta un posto. La Germania difficilmente accetterebbe che i «latini», 4 Paesi sui probabili 11 della prima fase, esprimano tre membri su sei. Tanto più se ci si orientasse verso la scelta di Ròjò come presidente, terza delle ipotesi che circolano. Il problema del posto da lasciare alla Gran Bretagna per quando entrerà sarebbe risolto con la norma transitoria che fissa in 4 anni, anziché 8, il primo mandato del vicepresidente. Se esclusa, l'Italia otterrebbe un posto alla prima scadenza di uno dei membri del direttorio, nel 2003. Stefano Lepri Giuliano Amato