«Sì all'Euro ma servono riforme»
Per il presidente della Fiat e quello di Confìndustria l'Italia deve migliorare le infrastrutture ed essere più competitiva Per il presidente della Fiat e quello di Confìndustria l'Italia deve migliorare le infrastrutture ed essere più competitiva «Sì all'Euro, ma servono riforme» Romiti: da solo non darà crescita economica ROMA. L'Euro non è il toccasana, «da solo non genera crescita economica», «non è privo di rischi se governo e Parlamento non pongono mano ai problemi strutturali»: così dice il presidente della Fiat Cesare Romiti, intervenendo in un convegno a Roma dove per la prima volta si entra nel merito dei problemi materiali che la sospirata moneta unica porrà all'Italia. Compare da parte degli industriali una richiesta nuova: per essere pienamente competitive in Europa, le nostre imprese hanno bisogno di una nuova «Visentini» che consenta di valutare adeguatamente, quando i bilanci saranno stilati in Euro, le immobilizzazioni tecniche. Sul Messaggero della stessa mattina. Romano Prodi sosteneva di intravedere tra Romiti e il presidente onorario della Fiat Giovani Agnelli «una visione politica diversa». «Ognuno fa le sue scelte - diceva il presidente del Consiglio - ed è liberissimo di farle. E' complicato l'equivoco: non si sa mai se Romiti parla per se stesso o per la Fiat». La risposta di Romiti è che tutti i suoi interventi «sono sempre stati fatti su questioni concrete, che riguardavano la ripresa, il lavoro, le esportazioni, la globalizzazione». «Io non ho mai fatto polemiche personali - conclude il presidente della Fiat - e non intendo farne neanche oggi». Secondo Romiti è tutta l'Europa, non solo l'Italia, che «negli anni scorsi ha vissuto al di sopra dei propri mezzi, e ha garantito ai propri cittadini agi che altrove non sono stati concessi». Sulla stessa linea è il presidente della Confìndustria, Giorgio Fossa: «E' necessario che l'Europa raggiunga livelli di competitività analoghi a quelli dell'economia statunitense». L'Italia, Paese «con una borsa che, lo dicono i numeri, vale quanto quella di Teheran», non deve «risolvere soltanto il problema del 3% di deficit ma anche attuare provvedimenti da capitalismo moderno»; la scomparsa della possibilità di svalutare la moneta «significa la fine della convivenza tra vasi di ferro e vasi di coccio». La questione delle 35 ore continua a rendere difficili i rapporti tra industriali e governo: «E non siamo solo noi esclama Fossa - a dire che non creerebbero occupazione. Lo affermano anche economisti di destra, di centro e di sinistra». La concertazione con governo e sindacati si riawierà, ripete il presidente della Confìndustria, «solo nel momento in cui ci saranno alcune garanzie. A un tavolo dove hanno già deciso tutto gli altri non credo sia nemmeno dignitoso sedersi». Sulla moneta unica, comun¬ que, si collabora. A nome del governo, il sottosegretario al Tesoro e presidente del comitato per l'Euro Roberto Pinza ha subito accettato la proposta di Romiti per un «forum» periodico di discussione e di approfondimento, per valutare lo stato della transizione. Al convegno, organizzato dall'Associazione per la moneta unica (fondata da molte grandi industrie e banche europee) è stato presentata la «guida per la preparazione delle imprese all'Euro», un opuscolo gratuito che spiega in modo chiaro tutti i problemi da risolvere. Il primo e grande vantaggio della moneta unica, secondo Romiti, sarà che «per la prima volta dagli Anni 60, le aziende italiane potranno indebitarsi a tassi uguali a quelli dei nostri migliori concorrenti europei» (ovvero 3 punti percentuali in meno rispetto ad oggi). Il secondo vantaggio sarà la grande riduzione del rischio di cambio. Il terzo è la fine della fase di incertezza e di interrogativi apertasi nel 1992. Tra i «tanti problemi strutturali» che al contrario possono rendere difficile per l'Italia la permanenza nell'area monetaria unificata, il presidente della Fiat cita la «dotazione di infrastrutture» e «la qualità dell'istruzione per i nostri ragazzi». Per una piena competitività delle imprese, secondo Romiti, occorre tener conto - come ha già fatto il governo spagnolo che nei Paesi dove in passato la moneta si è svalutata più che in altri le immobilizzazioni tecniche compaiono in bilancio a va¬ lori storici inferiori. Questo comporta una sottostima degli ammortamenti, con utili «apparenti» che causano un maggior carico fiscale. Alla tavola rotonda, ospitata dall'Associazione bancaria, sono intervenuti anche i presidenti della Confagricoltura Paolo Bedoni e della Confcommercio Sergio Bilie. [s. 1.] Replica alle parole di Prodi: «Ho fatto sempre interventi su questioni concrete e mai polemiche personali» Cesare Romiti con il presidente di Confìndustria Fossa A sinistra il presidente del Consiglio Romano Prodi
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