Il sindaco: così ho cambiato la città di Guido Tiberga

Il sindaco: così ho cambiato la città Il sindaco: così ho cambiato la città «La gente ha capito che questo Ulivo è affumicato» PERSONAGGIO IL RIBELLE GENOVA DAL NOSTRO INVIATO «Negli ultimi quattro armi Genova è cambiata più di quanto non abbia fatto nei precedenti quindici. Non lo dico soltanto io, lo riconoscono anche i miei oppositori...». Adriano Sansa, il sindaco-magistrato che ha sfidato la sua stessa coalizione di governo, si affaccia alle vetrate della sua casa di Sant'Ilario. «Guardi Genova - dice - E' bellissima: qui a Levante lo è sempre stata, a Ponente lo diventerà presto: abbiamo investito idee e denaro per trasformare le zone di degrado. E ora, nel prossimo mandato, toccherà al centro storico...». Dice proprio «nel prossimo mandato», il sindaco, senza nascondersi dietro quelle formule di prudenza scaramantica che si sprecano alla vigilia del voto. «Nel prossimo mandato», come se la sua situazione non fosse la più precaria tra quelle dei sindaci uscenti. «Io so di poter vincere sorride - La gente ha capito che questo è un Ulivo affumicato, che il suo è un candidato innaturale: un ex socialista. Uno che nel '92 firmava appelli per Craxi...». Giuseppe Pericu, per negare questa storia, ha speso rabbia e fatica. Sansa, però, insiste: «Non ho mai detto che ha commesso qualcosa di illecito - spiega - Ho solo detto che tra quella gente che ha portato alla degenerazione del partito socialista lui c'era, ma non ho mai sentito la sua voce alzarsi contro il sistema...». Adriano Sansa è un sindaco soddisfatto. Il suo viaggio ideale attraverso la città corre lungo due binari: il risanamento del bilancio, peraltro contestato dai suoi avversari, e i lavori per la riqualificazione della città: «Al porto antico avevamo questi bellissimi magazzini del cotone ristrutturati da Renzo Piano - racconta -. Erano vuoti, e il Comune spendeva tre miliardi l'anno per la manutenzione. Adesso quella è la parte più viva di Genova: il palazzo dei congressi, il museo del mare, l'acquario, i ristoranti, una biblioteca. Il porto antico è il modello di che co¬ sa bisogna fare a Genova: continueremo verso Ponente, ristruttureremo allo stesso modo la darsena... Quando ero ragazzo e non si poteva andare al mare, era tutta cinta doganale. Adesso la città si è riappropriata del fronte marino. Ma non basta: noi andiamo avanti, contmuiamo a risanare, a lavorare per il turismo e per la cultura: Palazzo Ducale, tra vent'anni, potrebbe essere un nuovo Palazzo Grassi. Genova come Venezia...». Il lungo racconto di Sansa attraverso i quartieri di Genova è un continuo alternarsi di «abbiamo fatto» e «faremo». Come potrebbe fare un sindaco sereno e sicuro. E invece, in questa città dove il bipolarismo è più eretico che altrove, nelle urne potrebbe succedere di tutto. «Si parla tanto di federalismo - dice - ma nessuno dice che non è soltanto dalle istituzioni statali che bisogna essere autonomi. E' il centralismo dei partiti che soffoca l'attività dei Comuni. L'ho detto io, e Massimo Cacciari mi ha dato ragione. Anche Valentino Castellani è venuto a trovarmi, anche lui mi ha fatto coraggio». E poco importa che l'establishment dell'Ulivo lo abbia bollato come individualista ed egocentrico, e che Antonio Bassolino sia venuto I apposta da Napoli per sostenere la causa di Pericu: «Quando uno esce dalla strada segnata, l'insulto è la prima reazione - dice Sansa - Nel 73, quando aprimmo le prime inchieste contro gli uomini di potere, inchieste insabbiate naturalmente, mi chiamavano "pretore d'assalto" e "ragazzotto in cerca di gloria". Sono fatti così, non si può sperare che cambmo. Ma Bassolino, poveretto, aveva litigato con D'Alema proprio per difendere la sua autonomia, eppure sono riusciti a convincerlo a venire a far propaganda contro di me. Questo dimostra una sola cosa: era giusto reagire, e sono contento di averlo fatto. Non mi prenda per presuntuoso: ma credo che la lezione di Genova possa essere un esempio importante per il Paese. Mi hanno cacciato perché ho detto di no a una collaborazione con Rifondazione. Noi abbiamo dimostrato che per governare non c'è bisogno dei comunisti. Bisogna guardare al centro: il futuro è di noi liberali...». Guido Tiberga «Il vero federalismo significa autonomia anche dai partiti» li sindaco Adriano Sansa

Luoghi citati: Genova, Napoli, Sant'ilario, Venezia