Come vanno letti i risultati

ildi ildi Lunedì 3 Novembre 1997 3 Spieghiamo come sia possibile che ci siano scarti anche molto elevati tra le performance delle assicurazioni e quelle dei fondi obbligazionari Come vanno letti i risultati fi # ESENZIONE FISCALE SUI PROVENTI I COME SONO ANDATI I GESTORI DAL 92 AL 96 ■BHH 1992 13,4% 10,5% 11,*% M993 14,4% 10% 9,6% 1994 11,5% *|,4% 9,9% 1995 11,3% 10,5% 10,3% 1996 11,1% 9,9% JT,5% DIFFERENZA Per calcolare correttamente il rendimento della polizza occorre tener conto però anche del risparmio fiscale legato ai premi. Grazie alle detrazioni, infatti, si sborsano, poniamo, 2,5 milioni all'anno, ma è «come se» si pagasse soltanto 1 milione e 950 mila lire: la differenza sta nelle 550 mila lire (il 22% di 2,5 milioni) che, fino al '97, sono detraibili dalle imposte (dal '98, e quindi dalla dichiarazione dei redditi del '99, la detrazione scenderà al 19%, con un risparmio massimo di 475 mila lire). DETRAZIONI GLOBALI Chi ha sottoscritto nel '96 una polizza vita decennale, con un premio di 2,5 milioni annui, per esempio, versa nel complesso 25 milioni, ma può considerare di pagare effettivamente soltanto 20,1 milioni (calcolando due anni di detrazione al 22%, e gli altri otto al 19%: a patto che le prossime manovre finanziarie non riducano ulteriormente l'aliquota). Questo sempre che possa godere per intero delle detrazioni: il limite di 2,5 milioni annui, infatti, è complessivo, e riguarda tutte le assicurazioni vita sottoscritte. SCADENZA Chi sottoscrive oggi un'assicurazione vita, si vede sottoporre dall'agente due diverse ipotesi di prestazione (capitale o rendite) a scadenza. L'Isvap (Istituto di vigilanza sulle assicurazioni private) ha stabilito che queste vengano calcolate sulla base di due distinte ipotesi di rendimento: il 7,5% e il 6% lordo annuo. Si tratta di rendimenti decisamente inferiori a quelli che le compagnie hanno realizzato in passato. Ma sono stime più realistiche: il calo dei tassi è sotto gli occhi di tutti e, anche se il futuro potrebbe riservare sorprese, è lecito aspettarsi che la tendenza continui. MINIMO GARANTITO Quando si parla di ipotesi, peraltro, conviene in ogni caso essere molto cauti. Nessuno garantisce, infatti, che quei risultati, per quanto prudenti, possano effettivamente essere raggiunti, che il fondo legato alla polizza renda realmente il 7,5% o il 6% annuo. Il dato certo è rappresentato invece da quelle che nel contratto vengono definite come «prestazioni minime garantite». Queste non dipendono dall'andamento finanziario del fondo, ma dal rendimento minimo garantito dalle polizze. Questo è del 3% o più spesso del 4% annuo: un valore che in passato poteva sembrare irrisorio ma che oggi, di fronte ai valori dell'inflazione e dei rendimenti, assume tutto un altro significato. Tanto è vero che ci si attende una riduzione da parte delle compagnie: ormai il rendimento garantito ò superiore all'inflazione. RISCATTO E questa potrebbe essere una buona ragione per tenersi strette le vecchie polizze. Sul mercato hanno peraltro già fatto la loro comparsa contratti che non prevedono un rendimento garantito, o lo prevedono dell'1% annuo soltanto. Tanto le ipotesi di presta¬ zione a scadenza, quanto le prestazioni minime garantite valgono comunque soltanto a condizione che l'assicurato mantenga fede fino in fondo agli impegni assunti con la compagnia. Se interrompe il contratto prima della scadenza, e quindi riscatta la polizza, il discorso cambia. Il riscatto consiste nell'interruzione del contratto: l'assicurato non paga i premi ancora dovuti, e gli vengono restituiti quelli versati fino a quel momento. La nota informativa, che viene consegnata a chi intende sottoscrivere una polizza, sottolinea come, da questo tipo di operazione, possano derivare «conseguenze economiche negative» per l'assicurato. CONSEGUENZE NEGATIVE La somma che viene restituita, infatti, è calcolata tenendo conto di quanto versato, delle percentuali trattenute per le imposte e i caricamenti, e della rivalutazione che risulta fino a quel momento. E di fatto, se il riscatto avviene nei primi anni del contratto, si ottiene una cifra inferiore a quella versata complessivamente. Alcune compagnie non consentono neppure il riscatto se non dopo il terzo anno di contratto. E' evidente che in situazioni del genere i calcoli di redditività della polizza sono tutti da rifare. E che prima di decidersi a riscattarla conviene fare bene i propri conti. La nota informativa deve riportare, in un'apposita tabella, il valore di riscatto per ogni anno di durata della polizza. IN TABELLA Calcolare quanto rendono, in astratto, le assicurazioni vita risulta dunque impossibile. E i valori pubblicati nelle tabelle, pur incppugnabili, hanno il valore di un dato di partenza. I rendimenti lordi non tengono conto delle aliquote di retrocessione (per questo li presentiamo ricalcolati nella tabella delle performance a un anno); quelli netti non considerano i caricamenti (e qui il calcolo lo deve fare il singolo assicurato, polizza per polizza). E così può accadere che, a un'aliquota di retrocessione più elevata, corrispondano caricamenti più alti: con il risultato pratico di annullare la convenienza per il sottoscrittore. FATTORE DECISIVO La redditività di una polizza dovrebbe, in sostanza, tenere conto di tutti gli elementi di costo, del vantaggio fiscale che non è uguale per tutti, della durata effettiva della polizza. Valutare le performance passate può rappresentare un utile elemento di confronto, per sapere quali gestori sono stati più abili nel far fruttare i capitali loro affidati. Ma quello della resa finanziaria non va considerato come il fattore decisivo nella scelta di una polizza vita, che è la risposta ad esigenze previdenziali e, spesso, successorie. Caratteristiche di questo prodotto sono infatti la non sequestrabilità e la non tassabilità in caso di morte del titolare: qualità che hanno un tangibile rilievo economico ma che non possono essere ovviamente inserite alla voce «rendimenti», [m. v.J POLIZZA o piano d'accumulo in fondi comuni? Si offrono come due alternative per la stessa esigenza, quella di risparmiare nel tempo. E se entrambe, per la professionalità dei gestori, consentono d'ottenere certi obiettivi con benefici generali positivi (anche tenendo conto delle spese), impossibile decidere a priori la formula migliore. SCELTA Dipende dal risparmiatore. — Preferisce una rendita vitalizia, che gli dia tranquillità per tutta la vita? Solo una polizza gliela può dare. — Preferisce puntare a una forte rivalutazione del capitale a scadenza? Solo un fondo di tipo azionario (meglio se internazionale) può cercare di dargliela (facendogli correre qualche rischio). DIFFERENZE Ma anche se c'è diversità di obiettivi, è forte la tentazione di confrontare le performance, anno dopo anno, dei fondi e delle polizze. Chi cede a questa tentazione, però, sappia di compiere un'operazione grossolana sul piano tecnico. Anche se può esservi indotto da certi annunci pubblicitari delle compagnie assicurative che, a prima vista, fanno restare a bocca aperta: rendimenti del 12% contro un modesto 4% dei Bot, un 5% sui Btp a breve termine e mi 6% sui Btp trentennali. E, ciò che stupisce di più, il 4-5% dei fondi monetari e il 9-10% per gli obbligazionari. DIVERSI CRITERI Difficile pensare che ci sia un tale scarto di professionalità tra i manager delle società di gestione e quelli delle compagnie. E infatti non è così. La chiave del rebus di come siano possibili rendimenti tanto diversi operando sostanzialmente sullo stesso mercato, i titoli obbligazionari, sta nei due diversi criteri tecnici di valutazione: entrambi legittimi (in quanto basati sulle leggi che regolano le assicurazioni v. il settore dei fondi), portano a risultati difformi e, in certe situazioni di mercato, addirittura opposti. NELLE 5CHEDE Tuttosoldi ha analizzato (vedere i due riquadrati a fianco dedicati ad assicurazioni e fondi) le diverse modalità di calcolo, con lo scopo di rendere più trasparenti i risultati e di fornire così uno strumento di valutazione adeguato sia per le polizze che per i fondi. L'importanza della questione emerge dall'analisi dei due periodi che seguono, ottimi esempi per capire la differenza. ANNI '93 E '94 Ecco due situazioni di rendimenti del tutto diversi, resi possibili soltanto dalle differenti modalità di calcolo dei rendimenti delle polizze e dei fondi comuni. Il periodo 1993/94 è stato terribile per il mercato obbligazionario itali?no, che accusò pesanti ribassi delle quotazioni, con i Btp che in pochi mesi crollarono da quota 115/120 sotto quota 100 a causa del rialzo dei tassi. MONETARI — Nei due anni i fondi comuni obbligazionari (monetari e misti insieme) chiusero con un risultato pari al 19% (media '93) e addirittura di -1,4 nel '94, primo e unico caso di performance media negativa annua nella vita di questa categoria di fondi italiani). Il motivo? 1 gestori dovevano tenere conto delle quotazioni nella valorizzazione quotidiana delle quote. — Intanto le compagnie pubblicavano rendimenti del 14,4% per il '93 e dell' 11,5% nel '94, dal momento che non erano tenute a modificare i prezzi di carico dei titoli in portafoglio e in certi casi (investimenti in Cct) beneficiavano addirittura di rendimenti cedola ri accresciuti. POLIZZE VITA