II Centro Pannunzio ricorda il 1917 di Alberto Papuzzi

OTTOBRE ROSSO OTTOBRE ROSSO II Centro Pannunzio ricorda il 1917 Sabato 8 al Liceo Mazzantini, via Magenta 29, alle 17, il Pannunzio promuove un dibattito sulla Rivoluzione d'Ottobre a 80 anni di distanza. Con A.A. Mola, C. Ottino, A. Rizza, S. Vertone, F. Gambotto. Idieci giorni che sconvolsero il mondo stanno diventando i dieci giorni che il mondo ha dimenticato. 0 vorrebbe dimenticare. Non si può non essere colpiti dal fatto che gli ottant'anni della rivoluzione sovietica in una città carica di tradizioni «rosse», come Torino, siano ricordati, stando alle comunicazioni giunte in redazione, soltanto dal piccolo Centro Pannunzio. Essendo l'Unione Sovietica crollata, è ovvio che a novembre non partano più, come accadeva negli Anni Settanta e anche negli Ottanta, le comitive dell'Italturist che andavano a festeggiare il' 7 novembre a Mosca, assistendo alla grande parata dell'anniversario. Ma non sembra ovvio il silenzio sul significato di quell'avvenimento. Quella che è passata alla storia come la Rivoluzione d'Ottobre, perché scoppiò fra il 24 e il 25 dello scorso mese secondo il calendario giuliano adottato nella Russia degli Zar (così come la rivoluzione di febbraio, che aveva rovesciato il potere zarista, instaurando i soviet, era caduta in realtà in marzo), non è più né un mito né un mostro, è stata cancellata come illusione e come terrore, non si rispecchia in schieramenti prò e contro, non provoca strappi di berlingueriana memoria, ma in questo affievolirsi del suo significato sociale e politico sembra perdere anche il diritto a essere ricordata, come se fosse stata improvvisamente avvolta dalla nuvola d'ovatta d'una grande e indolente distrazione collettiva. Si dovrebbe anche pensare che l'anniversario della rivoluzione abbia perso forza d'attrazione nel momento in cui non è più un tema da usare come un'arma politica Merito, dunque, al Centro Pannunzio di rompere questo clima di pigri¬ zia, per discutere questioni che rimangono aperte: innanzi tutto il ruolo egemone del partito bolscevico, le ragioni per cui riuscì a imporsi a menscevichi e socialrivoluzionari, in secondo luogo se lo stalinismo fosse giocoforza la conseguenza dell'avventura rivoluzionaria. Sullo sfondo i film di Pudovkin e Eisenstein, le poesie di Majakovskij, i cori dell'Armata Rossa, i bagliori e le disillusioni di John Reed, l'autore dei «Dieci giorni che sconvolsero il mondo», anche lui oggi dimenticato, sebbene abbia avuto il volto di Warren Beatty. Alberto Papuzzi

Luoghi citati: Mosca, Russia, Torino, Unione Sovietica