Virus uccide le foche monache di Emilio Nessi
Virus uccide le foche monache Virus uccide le foche monache Lo stesso di un'epidemia nel Mediterraneo A inizio '97 la popolazione totale era stimata in appena 500 esemplari UNA massiccia moria per mesi ha colpito la colonia di foche monache sulla costa occidentale della Mauritania, lasciando sulle spiagge ben 200 esemplari morti. Per settimane i ricercatori del Seal Rescue and Research Centre di Pieterburen (Olanda), i biologi del Cnrop (Centre National de Recherches Océanographiques et des Pèches) di Nouadhibou (Mauritania) avevano controllato le coste alla ricerca dei corpi gettati a riva dall'alta marea. Una ecatombe senza eguali che nel giro di alcuni mesi aveva ridotto la colonia a soli 70 individui. Durante una di queste perlustrazioni compiute da un gruppo di ricercatori spagnoli, erano stati trovati, in alcune grotte, quattro cucciolotti ormai allo stremo delle forze. Denutriti e febbricitanti, furono immediatamente portati presso l'acquario di Cansado (un piccolo sobborgo di Nouadhibou) e affidati alle cure della dottoressa Lies Vedder. Nel giro di alcuni mesi, grazie alle premurose cure alle quali furono sottoposti, il loro peso era triplicato e l'alimentazione forzata non era altro che un brutto ricordo. Nel frattempo nei vari laboratori europei si erano intensificate le analisi per stabilire la causa che in così poco tempo aveva decimato questi splendidi mammiferi marini già minacciati di estinzione. Questa mortalità di massa, ricordava il professor Osterhous dell'Università Erasmus di Rotterdam (Olanda), aveva mostrato sintomi uguali a quella che si era verificata nel 1988 nei mari a Nord-Ovest dell'Europa. In quella occasione ben 20.000 foche morirono a causa di un nuovo morbillivirus chiamato «virus del cimurro delle foche». Nel 1990 un'altra moria colpì pinnipedi e cetacei nelle acque del Mediterraneo. Anche in questo caso si trovò che gli animali avevano avuto problemi respiratori: l'esame autoptico rivelò enfisema e pol¬ moni congesti, segni evidenti da infezione da morbillivirus. La popolazione di foche monache era stimata nei primi mesi di quest'anno intorno ai 500 esemplari: 200 nel Mediterraneo (lungo le coste del Mar Egeo, in Grecia, in Turchia, Tunisia, Libia) e 270/300 lungo le coste della Mauritania. Il numero esatto è difficile da stabilire in quanto le foche conducono una vita di cui sono noti pochi particolari. Trascorrono infatti poco tempo sottocosta o a terra in grotte dove partoriscono e si prendono cura dei piccoli. Questo virus dunque, causa primaria dell'epidemia, si trasmette per via orale generalmente quando le foche si incontrano e si strofinano reciprocamente il muso fra loro. In questi giorni, dopo essere state vaccinate, due giovani foche monache sono state liberate sulle spiagge della riserva di Capo Bianco all'interno del Parco Nazionale Banc D'Arguin. Willie e Amérique, una femmina e un maschio del pe- Mentre la pesca mette in crisi la catena alimentare so di 60 chilogrammi circa, portavano sul capo uno speciale trasmettitore satellitare che fornirà agli studiosi, per quattro mesi, preziose informazioni. Solo così si potrà studiare il loro comportamento e gli spostamenti in mare aperto. Ma all'orizzonte sembrano profilarsi altre nubi... Secondo il direttore del Parco Nazionale del Banc D'Arguin la massiccia pesca industriale compiuta da modernissime navi provenienti da ogni parte del mondo sta alterando la delicata cate¬ na alimentare di questi mari. Di contro la pesca è forse l'unica risorsa di questo Paese che esporta ogni anno tonnellate di pesce. Quale sarà il futuro delle foche monache? Certamente l'impegno internazionale sostenuto anche da un valido progetto offerto dalla Comunità europea e la volontà dei ricercatori mauritani a difesa di questi splendidi pinnipedi ci spinge a sperare in una ripresa dell'esiguo numero rimasto. Emilio Nessi
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