Allevamenti piemontesi una sicurezza completa

76 76 SERVIZI PROMOZIONALI Publikompass Speciale Carne Bovina La carne bovina è sana, digeribile e molto nutriente Allevamenti piemontesi una sicurezza completa m mm mm mm '. asssssormi .-, «<■ <sì mì.-«sm»i.tvm CARNI BOVINE CERTIFICATE CARNI BOVINE CERTIFICATE Per varie circostanze, il consumo di carne ha subito battute d'arresto. Un brutto colpo è venuto dalla Bse (encefalopatia spongiforme bovina, la famigerata «mucca pazza»), che ha colpito i bovini in Gran Bretagna e che, pur non avendo praticamente toccato l'Italia e tanto meno il Piemonte, ha seminato paura e preoccupazione. Il dr. Mario Valpreda, responsabile del settore veterinario della Regione Piemonte, ricorda che da noi si sono trovate soltanto due mucche infette in Sicilia nel 1994. E puntualizza: ««Fin dal 1988 il Piemonte ha una legge sulle garanzie della carne di qualità. Nella regione sono attivi 530 veterinari pubblici che esercitano il controllo sugli allevamenti e sulla commercializzazione della carne. La vigilanza avviene per esempio nelle industrie che producono mangimi. Riguardo gli estrogeni, i più pericolosi non sono più stati riscontrati; si registra ancora qualche caso, ma ciò significa appunto che i controlli funzionano. Ci sarebbe da preoccuparsi se non si trovasse nulla, vorrebbe dire che la vigilanza non si fa». Dice ancora Valpreda: «La legge piemontese è assai avanzata. Prevede che l'animale sia allevato in condizioni di benessere: niente catene, spazi sufficienti, movimento, alimentazione buona, lettiera pulita, aria e luce. Il sistema regionale di controllo riguarda naturalmente anche le aziende per l'ingrasso di animali: esso si rende necessario, perché gli allevamenti di razza piemontese coprono soltanto il 60 per cento del fabbisogno e quindi occorre importarne, soprattutto dalla Francia». «L'allevamento è diffuso in tutta la regione, con zone elette come le province di Cuneo, Torino e Asti. In Piemonte si allevano 900 mila bovini». E, come spiega il pieghevole illustrativo della Regione qui allegato, 300 mila sono vacche che partoriscono in media un vitello all'anno. Alle motivazioni di carattere sanitario, il consumatore ne aggiunge altre di costume e di tipo diciamo così «casalingo», che riassume la d.ssa Massimiliana Giacomini, responsabile della promozione dell'assessorato all'Agricoltura: «Si sono modificati i gusti: per esempio il prosciutto, i formaggi e altri prodotti che a tavola hanno preso il ruolo del secondo piatto. In genere si mangia meno, perché è diminuito il lavoro manuale. La donna ha minor tempo per cucinare la carne ed è spesso influenzata da campagne destabilizzanti per sostituzione (in America, la bistecca di soia). E non sono da dimenticare certe mode filosofiche come meditazione, ascetismo, religioni». Ora il fenomeno di frenata si sta attenuando, ma è necessario un intervento istituzionale. Dice l'assessore regionale all'agricoltura Giovanni Bodo: «Si sono creati eccessivi allarmismi, del tutto ingiustificati comunque per chi consuma carne piemontese. In Piemonte la legge 35/88 per il consumo di carni dà garanzie di salubrità. Lo dimostra il fatto che le macellerie aderenti, nel periodo di caduta dei consumi, hanno avuto effetti negativi attutiti. Il marchio di qualità ha fatto fatica ad affermarsi perché ci sono più controlli, ma nel momento di crisi è stato qualificante e c'è solo in Piemonte. C'è stato un periodo in cui gli allevatori non riuscivano a collocare il bestiame. Allora avevo chiesto un intervento straordinario di sostegno (un miliardo) e convocato associazioni professionali agricole e di allevatori per capire che fare per la promozione». Da questo ordine di ragioni è nata l'iniziativa di «spinta» che si estrinseca nello slogan «La carne bovina non è più quella di una volta, è molto meglio», con la Regione Piemonte schierata in prima fila insieme con le associazioni Co.Al.Vi. Razza Piemontese, Asprocarne Piemonte, Agripiemonte Carne, Pro.Zoo.A.-Carne. Da notare che il Piemonte non è autosufficiente: perciò si importano vitelloni dalla Francia, poi ingrassati qui e immessi nel mercato. Aggiunge Bodo: «Si deve cercare di incrementare il consumo della razza piemontese, ecco perché si è avvertita la necessità di una promozione da parte di assessorato regionale e associazioni degli allevatori di bestiame da m m Qui sopra un pascolo piemontese e (in basso) una fase dei controlli sanitari veterinari In allo a sinistra i due marchi che assicurano genuinità e qualità del prodotto carne. Ora deve essere avviata una fase di riconquista dei consumi, potenziando la produzione». «Un'idea, avendo i necessari finanziamenti - sottolinea ancora l'assessore - sarebbe di parlare della carne nelle scuole e nei grandi centri di consumo. Le fiere locali sono importanti e utili come momento di richiamo, è bene che la gente ci vada; ma è soprattutto indispensabile che il messaggio, con una vivace attività di marketing, esca dalle zone di produzione e sia trasmesso nei centri più popolosi, sottolineando le qualità della carne piemontese, come la genuinità e la digeribilità. Speriamo anche di poter fare presto una politica diversa con i trasferimenti dallo Stato alla Regione; si deve attuare una politica ad hoc, perché a Roma c'è insufficiente percezione dei nostri problemi per quanto riguarda lo sviluppo». Sulle strategie di marketing la d.ssa Giacomini osserva che «la carne deve essere pubblicizzata non più come prodotto unico, perché il valore aggiunto deriva dall'aggregazione con altri prodotti, in primis il vino e i formaggi. Poi occorre superare i limiti della carne a fettine tradizionale con la carne preparata e già pronta da cucinare (spiedini, arrostirli, confezioni per brasati). E' una comodità per la donna, perciò i macellai devono diventare un qualcosa a metà tra venditori e cuochi, per determinare un salto di qualità nelle vendite al minuto». Importante è «l'abbinamento con il vino, nelle razioni consentite e anzi suggerite anche dai medici. La carne è indipensabile per l'impalcatura proteica dei bambini, insostituibile nella crescita. Certo non -sono di aiuto le campagne dietetiche di molti settimanali femminili. In ogni caso - conclude la d.ssa Giacomini - il mangiare piemontese è garantito e di qualità: in tutto il mondo dire "piemontese" vuol dire qualità».

Persone citate: Agripiemonte Carne, Asprocarne Piemonte, Giacomini, Giovanni Bodo, Mario Valpreda, Massimiliana Giacomini, Razza Piemontese, Valpreda