LA RARITÀ' di Oreste Del Buono

LA RARITÀ' LA RARITÀ' di Sandro Doma Durante la guerra, nel 1941, Fausto Meloni si trovava a Roma e lì iniziò a scrivere, con lo stesso garbo ed equilibrio che impiegava nel lavoro di scultore, delle poesie. Un'attività che divenne, da allora, una consuetudine. Tornato a Milano nel 1943, Meloni intitolò la raccolta delle sue poesie fi triste minotauro e l'anno seguente Scheiwiller la pubblicò in S50 copie numerate. Ma in quel 1944 Scheiwiller non potè firmare la sua collana editoriale All'insegna del Pesce d'Oro, perché le leggi razziali allora in vigore glielo impedirono. Così, sul frontespizio, prima della data MCMXUV compare il nome GAROTTO (fatto questo che rappresenta, per la sua rarità, un pregio bibliografico!). Il piccolissimo libretto (cm I0X 7,5) di complessive 32 pagine contiene 26 poesie tutte manoscritte e proposte dall'editore in fac-simile. E' il n. I di una nuova collana editoriale. Quella dei «Facsimili d'autografi» che, ahimè, non avrà vita lunga: si fermerà al n. 2 con la pubblicazione delle poesìe di Giacomo Prampolini(l946). Il costo di questo volumetto è tutt'altro che piccolo: novecentocinquantamila lire. Prezzo richiesto sul catalogo n. 25 del mese di settembre 1997 dallo Studio Bibliografico L'Arengario di Gussago (Bs). copia ogni tre mesi a un mensile di aggressiva temerarietà, destinato a far scandalo per la sua bellezza. Le trattative erano andate in porto. Per Linus era una grande conquista. Si poteva essere allegri e lo si fu sinché non arrivò Bonvi. Di solito era un animatore delle feste, non ammetteva silenzi eccessivi né malumori prolungati. Ma ora esibiva una faccia livida e smorta, direi irriconoscibile. Era vestito con una di quelle sue divise, messe insieme con uniformi di almeno un certo numero di eserciti di questo mondo e aveva come sempre un bicchiere in mano. Ma, d'improvviso, pareva aver bandito ogno voglia di giocare. «Hanno steso Pasolini», disse «l'hanno messo giù piatto...». Non capivo granché, e nella mia storditaggine pensai addirittura che potesse trattarsi di qualche polemica letteraria in cui Pasolini fosse risultato succube. Per fortuna non dissi una parola, pensando distrattamente che non sapevo proprio che Bonvi fosse amico o estimatore di Pasolini. Così non feci brutta figura, quando Bonvi completò la sua comunicazione: «Gli sono passati sopra con la macchina, su e giù. Odio le macchine...». Ormai era l'alba. Il momento di decidere se andare a letto o rinunciare ad andarci saltando una nottata. Ma Bonvi continuava a telefonare a Roma per saperne di più. E' una cosa che mi è restata impressa come una rivelazione. Non li si capisce mai abbastanza gli amici. Bonvi era nato a Parma nel 1941. Il fumetto gli era apparso subito da bambino come l'unico lavoro che potesse fare. All'Università aveva preferito uno studio di animazione. Serviva per mangiare, ma anche per diventare sempre più esperto nella tecnica delle strisce autoconclusive. Il segno era già sicuro sin dalle prime prove, e le battute erano per buona parte divertenti ma gli capitava spesso di andar controcorrente. La prima striscia era strampalata, ma si faceva leggere. Il nuovo autore puntava a far concorrenza a Mad, e a pubblicargli la striscia era stato lo stesso Salone Internazionale dei Comics di Lucca del 1967. Nel 1968 arrivò un premio insieme con le prime polemiche. Bonvi, infatti, venne premiato per la striscia Sturmtruppen. Era la denominazione delle truppe d'assalto tedesche, ma il guaio consisteva nel fatto che il concorso in cui Bonvi si era impetuosamente segnalato era bandito dal quotidiano romano criptocomunista Paese Sera e non tutti in quel giornale erano propensi a spacciare una striscia dedicata ad avventure di soldati tedeschi. Paese Sera si trovò nelle peste per mantenere la promessa contenuta nel bando del concorso, ovvero nel pubblicare l'opera di Bonvi destinata alla maggiore popolarità. Il giornalista di Paese Sera Enzo Rava, competente in fumetti e altre frivolezze ha descritto efficacemente quelle esitazioni di stampo politico: «Provammo, lo confessiamo, un oscuro disagio che poi si condensò in una sorta di imbarazzo ideologico. Si può ridere di chi ci ha sparato addosso?...». Evidentemente, sì. Evidentemente si può ridere perché Sturmtruppen con la sua orgia di retini ton sur ton ebbe subito un grande successo. E non solo in Paese Sera, venne pubblicato infatti su Off-Side, Eureka e dozzine di comic books, sconfinando anche all'estero e restandoci, non limitandosi a qualche effimera comparsata. I personaggi erano inconfutabilmente soldati tedeschi vaneggianti nel disastro della seconda guerra mondiale. Lo indicavano non solo gli elmi e i maltagliati e malsopportati cappottoni nel cui disegno Bonvi metteva in evidenza la goffaggine e l'ottusità del militarismo e anche il linguaggio storpiato che Francesco Bonvicini in arte Bonvi con le sue Sturmtruppen figurava nelle nuvolette consacrate a raccogliete sbuffi e ottusità di un'umanità cretina: Erano tedeschi, ma non solo tedeschi, erano tutti quelli che comandavano spropositi e tutti quelli che gli spropositi accettavano di realizzare. H massimo della demenza. E, insieme, la scoperta che la demenza non conosce limiti. Il che è senz'altro più grave. «Con questa storien del baluarden di ciofani petti alla barbarie nemiken... credo proprio che ci stia marciando parecchia gente!...» brontolava in una pausa di lucidità uno Sturmtruppen, Ma poi tutti facevano quello che gli era ordinato, di fare cioè il peggio. La produzione di Sturmtruppen ha avuto alti e bassi, perché ogni tanto Bonvi ha provato la voglia di percorrere sentieri pericolosi, arrivando a toccare infelicemente gli ebrei e a esperimentaxo che esistano minoranze che contano di più di qualsiasi maggioranza. C'è stato un anno circa di sospensione dei lavori, il 1975. Ma nel 1976 Salvatore Samperi ha portato sullo schermo Sturmtruppen con Renato Pozzetto, Cochi Ponzoni, Lino Toffolo, Teo Teocoli, Felice Andreasi, Massimo Boldi, Corinne Cléry e Jean Pierre Marielle e Bonvi è tornato all'attacco introducendo per l'occasione un nuovo personaggio «il fiero alleaten Galeazzo Musolesi, federale di San Ciofanni in Persiceten», e dalla striscia antimiUtarista sono stati tratti altri film. Nonostante le bacchettature della critica cinematografica che aveva squalificato il film come uno sgangherato fumettaccio, Sal¬ vatore Samperi nel 1982 ci ha riprovato con uno Sturmtruppen 2, interpretato da Massimo Boldi, Teo Teocoli, Felice Andreasi, Giorgio Porcaro, Enzo Cannavale, Bombolo, Franco Oppini, Serena Grandi, Ramona Dell'Abate e Leo Gullotta. E, comunque, la striscia antimilitarista ha continuato a ispirare rifacimenti e nuove imprese. Ci sono, infatti, nel seguito degli anni una accertata e qualche altra supposta pièce teatrale, un certo numero di cortometraggi a disegni animati e innumerevoli oggetti di merchandising. Tuttavia, Bonvi, quanto a strisce, non poteva accontentarsi di Sturmtruppen. Così aveva organizzato uno «staff» che con la consueta modestia aveva definito «alla Disney» e che, a parte gli scherzi, fu attivo e fruttuoso. Basta citare qualche allievo che s'è fatto onore da Clod (Claudio Onesti) a Silver (Guido Silvestri). Intanto Bonvi non smetteva di partorire altre strisce. Da segnalare Cattivile nel 1968, Nick Carter nel 1970, Storie dello spazio profondo nel 1972, Cronache del Dopo bomba nel 1974 e L'uomo di Taushima nel 1978 e così via in un tumulto di sregolatezza e generosità che con¬ tava di più, del suo singolare uso del retino, anzi dei retini per avvincere ilettori. Favorevole alle crociate più sante o più maledette, Bonvi è stato capace di giocare con la politica come con la sua pelle, di diventare assessore per il gusto di dimettersi, di spaziare nelle sue preferenze da un estremismo all'altro. E' morto, come in una trappola, lui odiava le macchine. Ma quel sabato sera, il 9 dicembre 1995 ha dovuto prendere la macchina per andare agli studi di «Video Music» dove Red Ronnie lo aveva invitato alla sua trasmissione «Roxv Bar». Ma lui si era smarrito in località Corticella, alla periferia Nord di Bologna e aveva avuto bisogno di scender dalla macchina e di entrare in un bar per farsi dare un'informazione in grado di rimetterlo sulla via giusta. Quando è uscito dal bar per tornare alla sua macchina, un'altra macchina lo ha messo sotto. E' morto poco dopo il ricovero in ospedale. Non riuscivo a crederci, quando ho avuta la notizia e poi l'ho rivisto come in quell'altra notte, quell'altro sabato, il 2 novembre 1975 a Lucca.j Oreste del Buono ItAKII/./AliHi

Luoghi citati: Bologna, Corticella, Gussago, Lucca, Milano, Parma, Roma