Stomp: in principio furono le ramazze di Sergio Trombetta

Grande successo dell'orchestra» in tournée Grande successo dell'orchestra» in tournée Stomp: in principio furono le ramazze TORINO. Prima con le scope, poi con le scatole di Fiammiferi. Nell'ordine seguono: mani e piedi, tubi di gomma, grandi lavabi metanici portati al collo, sturalavandini, bidoni di plastica, di latta, coperchi e molto altro ancora. L'importante è che non siano strumenti tradizionali. Perché altrimenti non farebbero Stomp. Non sarebbero cioè un'orchestra sgangherata e divertente, non andrebbero bene per gli otto scatenati percussionisti di «Stomp», appunto, lo spettacolo arrivato all'Alfieri (sino al 2 novembre) sull'onda lunga di una tournée che li ha visti trionfare da due stagioni nei teatri di mezza Italia. In principio furono le ramazze. E' infatti con queste che all'inizio gli otto (come chiamarli? suonatori, danzatori, acrobati? Le definizioni si spappolano) fanno il loro ingresso, scopano il palcoscenico e trasformano questo umile lavoro in ritmo che poco per volta si sviluppa e si scatena. Scarponcelli ai piedi, magliette e tute da lavoro, fanno strisciare la saggina, urtano il pavimento con i lati in legno: il ritmo semplice, con l'accumularsi dei battiti, man mano che tutti entrano in scena si fa sempre più complesso. E' proprio questa sequenza, inventata oltre dieci anni fa, il primo nucleo dello spettacolo, entrato in uno spot pubblicitario, ampliato, allargato, moltiplicato all'ennesima potenza con ogni sorta di materiale che faccia rumore. Sino al pezzo centrale che vede i percussionisti librare appesi ai cavi, intenti a suonare una batteria sterminata di coperchi sistemata in alto sul palcoscenico: un momento di travolgente spettacolarità. La sfida è questa: reggere lo spettacolo continuando a mutare i mezzi di percussione, ma sostanzialmente facendo sempre la stessa cosa: battere un ritmo più 0 meno incalzante per 90 minuti. E bisogna dire che i suonatoridanzatori (gruppo multirazziale con cinque ragazzi e tre ragazze, alcune spiccate personalità) non tralasciano nessuna possibilità di inventiva: i bidoni di plastica, quelli di latta per l'immondizia o 1 barili industriali per petrolio servono alla perfezione. Loro ci suonano, ci saltano sopra, alla bravura virtuosistica alternano divertenti gag e la performance scorre verso la fine con appena un sospetto di ripetitività. Trionfo naturalmente anche all'Alfieri, per questi Stomp che dicono di ispirarsi ai suonatori di strada e, nonostante il successo decretato da Broadway, nascono nell'Inghilterra multirazziale e meticcia degli ultimi anni. Portano un messaggio di musica e danza che li accomuna, nella scelta di un'arte metropolitana e di un'estetica proletaria, con molti altri gruppi in giro di questi tempi: dai Tamburi del Bronx ai Tap Dogs. Con la speranza che il successo non si trasformi in una moda; che la formula non venga imitata all'infinito facendoci assistere nei prossimi anni a un proliferare sterminato di gruppi di percussionisti e tappers, un po' come è stato nel recente passato con Pilobolus, Momix, lso e compagnia danzando. Sergio Trombetta Gli Stomp con il loro modo di fare musica senza strumenti tradizionali

Luoghi citati: Inghilterra, Italia, Torino