«E' nero, non vogliamo quell'operaio»
«E' nero, non vogliamo quell'operaio» Pesaro, il senegalese doveva sostituire i vetri. Il suo principale: «Hanno detto che non si fidavano» «E' nero, non vogliamo quell'operaio» Accuse agli inquilini di un palazzo in ristrutturazione PESARO. L'intolleranza ogni tanto emerge nelle forme più incredibili. In uno stabile di Pesaro si è materializzata col rifiuto di far lavorare - all'interno del cantiere di ristrutturazione del palazzo - un operaio senegalese alle dipendenze di una vetreria. Il messaggio arrivato al titolare dell'impresa, tramite il capocantiere, è stato: «Gli operai di colore qui non li vogliono, gli inquilini non si fidano». Già in precedenza per lo stesso motivo sarebbero stati allontanati due manovali extracomunitari. Paolo Gabbani, titolare dell'azienda, è allibito: «Avevo mandato tre dipendenti a consegnare il materiale da montare. Quando stavano entrando nelle abitazioni con i vetri il capomastro li ha bloccati dicendo che gli inquilini non vedevano di buon occhio persone di colore ed extracomunitari, temendo per la sicurezza delle loro proprietà. Gli altri ragazzi hanno cercato di non far capire la cosa al loro collega, mandandolo di sotto a controllare il carico. Quando mi hanno riferito tutto questo sono rimasto annichilito. Non posso credere che a Pesaro accadano cose del gene- re. Se non posso mandare il mio operaio senegalese a lavorare nelle case che cosa devo fare? Licenziarlo? Era il primo lavoro esterno...». E ' uno schiaffo per una città dove, pochi giorni fa, l'intero Consiglio comunale si è alzato in piedi per onorare il «capocantone» di Keità, città del Niger gemellata da diversi anni con Pesaro. La giunta è subito corsa ai ripari condannando l'episodio ed esprimendo soli- darietà al lavoratore senegalese, che sarà ricevuto questa mattina, insieme col datore di lavoro, dal sindaco Oriano Giovanelli. I sindacati sono concordi: «Non è possibile che esistano convinzioni di questo genere, doveva essere già l'impresa edile a non subire per prima il ricatto, così come ha fatto la vetreria». E Gabbani insiste: «Non potevo far passare sotto silenzio un comportamento di que- sto genere, ma adesso sono inseguito da giornali e tv». L'attenzione è sullo stabile di via Commandino, in un quartiere vicino al centro, molti voti di sinistra. «Non so chi abbia cacciato l'operaio - dice un residente, Lanfranco Biagiotti, dipendente Usi -, voglio però dire che nel condominio non tutte le famiglie la pensano così. Sono rimasto allibito: nella mia casa hanno lavorato operai marocchini senza che sia mancato uno spillo». Del caso si sta occupando anche la polizia, dovrà verificare se esistono risvolti penali. Nel frattempo qualcuno nel quartiere ipotizza azioni di ritorsione. «Spero che sia un equivoco sostiene una commerciante -, nel caso invece fosse confermata la discriminazione vorrà dire che metterò in pratica lo stesso atteggiamento nei confronti degli inquilini di quello stabile: non potrei fidarmi di loro». Nella provincia sono stati censiti, recentemente, seimila extracomunitari (un migliaio clandestini) provenienti in massima parte dal Marocco e dal Senegal, come gli operai vittime della discriminazione, ma anche da Albania e Sri Lanka. Molti di loro hanno un lavoro fisso, soprattutto nei settori del mobile, della meccanica e dell'edilizia. Numerose sono le case di accoglienza: la più attiva è quella dell'associazione di don Gaudiano, da decenni impegnata in questo campo. Luigi Luminati L'episodio è stato condannato dalla giunta e dai sindacati Oggi il giovane sarà ricevuto dal sindaco Una bozza di decreto approvata dalla conferenza Stato-Regioni fissa in 20 mila gli ingressi di immigrati nel '98
Persone citate: Gaudiano, Lanfranco Biagiotti, Oriano Giovanelli, Paolo Gabbani
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