Omicidio a Sanpa Due condanne di Alfio Russo
Morto in comunità Morto in comunità Omicidio a Sanpa Due condanne RIMINI. Quattordici anni di reclusione ad Alfio Russo e sette a Giuseppe Lupo: queste le condanne inflitte dalla corte d'assise di Rimini per l'accusa di omicidio preterintenzionale, aggravato dalla crudeltà, di Roberto Maranzano, il giovane palermitano ucciso a calci e pugni il 5 maggio 1989 nella porcilaia della comunità di recupero di tossicodipendenti di San Patrignano. Il terzo imputato di omicidio, Ezio Persico, nel frattempo è morto. La sentenza che comprende un condono di due anni di pena per entrambi è stata letta nel pomeriggio di ieri dal presidente della corte, Pierleone Fochessati. dopo oltre sei ore di camera di consiglio. Il pm Paolo Gengarelli aveva chiesto per i due principali imputati condanne rispettivamente a 16 e 10 anni, per omicidio volontario aggravato dai motivi futili e dalle sevizio. Dopo la sentenza, il pm ha detto ai cronisti che valuterà se presentare appello: «Comunque - ha aggiunto - è stata una decisione severa». Soddisfatto per la derubricazione del reato, da omicidio volontario a preterintenzionale, l'avvocato Walter Giovanetti, difensore di Russo, che ricorrerà in appello: «Questo giudizio - ha spiegato - conferma la nostra linea di difesa. Noi abbiamo sempre sostenuto che Alfio Russo non voleva uccidere. Abbiamo però delle perplessità sulla durezza della pena rispetto al riconoscimento di .[uesto i-ento. Confidavamo in una pena minore». La corte ha inoltre condannato Eranco Grizzardi a un anno e quattro mesi di reclusione per calunnia nei confronti di Luciano Lorandi, il pentito che con le sue dichiarazioni aveva permesso di scoprire, a quasi tre anni dal l'atto, che Maranzano era stato ucciso nella comunità e non per un regolamento di conti nel Napoletane' Il cadavere del giovane era stato scoperto infatti in ima discarica a Terziglio (Napoli). Maranzano era stato punito mortalmente da Alfio Russo, catanese di 42 anni, allora responsabile del reparto macelleria della comunità, e da Giuseppe Lupo, palermitano di 36, perché - diceva il capo d'imputazione - «si lamentava delle precedenti lesioni». Il processo - che aveva diviso l'Italia quando Vincenzo Muccioli, fondatore di Sanpa, era ancora in vita - era ricominciato da capo perché la corte di assise d'appello di Bologna aveva annullato la sentenza di giudizio abbreviato del 5 marzo '94, con cui il giudice riminese Vincenzo Andreucci aveva condannato a 8 anni Russo per omicidio preterintenzionale e assolto tutti gli altri per aver agito in stato di necessita. L'annullamento era stato disposto per un motivo formale. Per la stessa vicenda, in un distinto processo al Tribunale di Rimini, era stato condannato a 8 mesi per favoreggiamento anche il fondatore della comunità, Vincenzo Muccioli, morto due anni fa. [r. cri.]
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