Seconda guerra del Golfo atto primo

Appena sbarcati con un volo da Bahrein per le ispezioni Onu. Londra minaccia l'attacco A b Appena sbarcati con un volo da Bahrein per le ispezioni Onu. Londra minaccia l'attacco Seconda guerra del Golfo, affo primo Saddam mantiene le promesse e caccia tre americani NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Porterà a un nuovo scontro la decisione irachena di cacciare gli ispettori dell'Orni di nazionalità americana? Ieri non si è arrivati proprio a «scaldare i motori», ma un'occhiata abbastanza intensa alla chiave di accensione è stata sicuramente data. Intanto, l'occasione per mettere in pratica il «bando» iracheno è arrivata subito quando ieri, ad Habanniya, a Ovest di Baghdad, è atterrato proveniente da Bahrein un aereo delle Nazioni Unite carico di personale «fresco» con cui sostituire un po' delle decine di ispettori impegnati a verificare se e quanto l'Iraq stia rispettando la proibizione di mantenere e sviluppare armi di distruzione di massa. Non era niente di insolito. E' da sette anni che quelle ispezioni vanno avanti e il personale dell'Onu incaricato di svolgerle viene periodicamente rimpiazzato. Ma alla luce dell'annuncio di mercoledì, che dichiarava gli ispettori Usa (dieci su quasi un centinaio) non più benvenuti e dava loro una settimana di tempo per andarsene, il «normale» avvicendamento di ieri è diventato qualcosa che se le cose dovessero degenerare all'estremo potrà essere ricordato come il primo atto della «seconda Guerra del Golfo». Fra i nuovi arrivati c'erano infatti tre americani: due ispettori dell'Unscom, cioè la Commissione speciale dell'Onu, e uno della Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica che in parallelo investiga sulle potenzialità nucleari dell'Iraq. I poliziotti iracheni li hanno fermati all'aeroporto (mentre i loro colleghi di altri Paesi venivano tranquillamente lasciati entrare) e dopo una rapida consultazione con Baghdad hanno fatto conoscere il loro verdetto: quello dell'Alea può entrare, i due dell'Unscom no. I tre americani si sono guardati in faccia, hanno deciso che non potevano accettare quella «discriminazione» e sono tornati tutti insieme a Bahrein. In pratica, il «bando» iracheno contro gli americani, che per due giorni si era nutrito di schermaglie diplomatiche, è di colpo diventato reale, fisico. Ma anche qualcos'altro nel frattempo è accaduto. Il Consiglio di Sicurezza si è riunito mercoledì sera, ha completamente accolto la tesi americana (vale a dire che la pretesa di Baghdad di stabilire di che nazionalità debbano essere gli ispettori dell'Onu è «inaccettabile») e ha fatto presente che se il bando resterà l'Iraq andrà incontro a «serie conseguenze». Quali? Quello che si è sbilanciato di più è stato il rappresentante inglese. «L'uso della forza non può certo essere escluso», ha detto, andando perfino oltre il portavoce della Casa Bianca Mike McCurry, che invece ha parlato di «molte possibili opzioni». Il francese si è allineato ma ha aggiunto di suo un'iniziativa presso l'Iraq, per esortarlo a «riconsiderare la sua posizione»; e dall'Italia la Farnesina ha espresso «la preoccupazione che l'iniziativa irachena rischi di compromettere gravemente la collaborazione fra Nazioni Unite e Iraq». Tempo fa, quando fu decisa una specie di piccolo «strappo» alle sanzioni economiche contro Baghdad e le si consentì «per ragioni umanitarie» di vendere un po' del suo petrolio, l'Italia fu tra quelli che spinsero in questo senso. Ma se la reazione dei «buoni» è stata quella prevedibile e prevista, anche la controreazione del «cattivo» Saddam Hussein è stata quella scontata. Il suo «non ci fate paura» il Presidente iracheno lo ha affidato a Saad Oassim Hammoudi, che è il capo della commissione Esteri del Parlamento di Baghdad. Il bando agli ispettori americani è ragionevole, ha detto, perché la loro funzione nell'Unscom è solo quella di boicottarne i lavori e perché loro rispondono più al loro governo che all'Onu, «ma se altri vogliono spingere le cose in un'altra direzione e arrivare all'uso della forza, sappiano che non ci spaventano e che non ci faranno fare marcia indietro». Franco Pantai elli Tutti schierati con gli Usa. Baghdad: non ci spaventate non faremo mai marcia indietro Il presidente iracheno Saddam Hussein

Persone citate: Franco Pantai, Mike Mccurry, Saad Oassim Hammoudi, Saddam Hussein