Brindando con Gere al Tibet indipendente di Andrea Di Robilant

Brindando con Gere al Tibet indipendente Brindando con Gere al Tibet indipendente LA CONTROCENA DELL'ATTORE OWASHINGTON IA' all'entrata, poggiate su un ampio tavolo, alcune sculture tibetane fatte di burro di yak diffondono lo spirito (e per la verità anche l'odore) della protesta. E' mercoledì sera, e mentre Bill e Hillary Clinton ricevono Jiang Zemin e sua moglie Wang Yeping alla Casa Bianca per il fastoso pranzo di Stato in loro onore, Richard Gere - la vera nemesi di Jiang - accoglie trecento ospiti variopinti alla sua contro-cena. Sul terrazzo all'undicesimo piano del vecchio Washington Hotel, ad appena un isolato dalla Casa Bianca, brindano al Tibet e ai dissidenti in un festoso contrappunto alla serata di gala. Si beve, si canta, si balla. «Di sicuro ci divertiamo più di loro», dice sudato Lodi Gyar, presidente della International campaign for Tibet. «I veri leader della Cina sono qui alla nostra festa». Alla Casa Bianca, nell'elegante East Room, duecentotrentadue ospiti selezionatissimi degustano aragosta, filetto di bue dell'Oregon e una delicatissima orange blossom surprise con salsetta di melograno. All'undicesimo piano del Washington Hotel il menu è meno raffinato: piattoni di shish-kebab di agnello, tacchino a fette e pollo arrosto sono poggiati su un tavolo-buffet attorno al quale si forma rapidamente una ressa. Alla Casa Bianca, Clinton offre i migliori vini della California e del- l'Oregon ai suoi ospiti. Alla contro-cena c'è un cash-bar con vini mediocri e superalcolici: quattro dollari e venticinque centesimi a bicchiere. Ma gli ospiti bevono in allegria. A cominciare dal senatore Patrick Moynihan, un vecchio irlandese che ama trincare e che ha una figlia, Moira, molto impegnata nella causa pro-Tibet. E quando i monaci buddisti intonano un loro canto, il senatore si unisce a loro con brio. «Non sapevo esistessero canzoni che sono insieme una preghiera e un inno alla bevuta», osserva ridendo. Sullo sfondo è appesa una grande tela dipinta che ritrae il palazzo Potala, l'antica residenza invernale del Dalai Lama. Sul podio gli ospiti più importanti si alternano in rapida successione, mescolando parole di speranza per il futuro del Tibet con ricordi e testimonianze amari. Gere racconta un episodio che gli capitò l'ultimo giorno della sua visita in Tibet 4 anni fa: «Conobbi due suore in un piccolo monaste- ro. Erano state arrestate e torturate dal governo cinese perché avevano esposto una bandiera del Tibet. Mi dissero che l'avrebbero innalzata di nuovo. Non le rividi più. Vorrei dedicare questa serata alle persone che non sono qui con noi. Siamo la loro voce». La folla al Washington Hotel si fa sempre più fitta. Arrivano altre stelle di Hollywood: Goldie Hawn, Harrison Ford. Arriva Bianca Jagger, ex moglie di Mick e sempre molto attiva sul fronte dei diritti umani. Nella East Room, la compagnia, nonostante i colori sgar¬ gianti del décor, è meno luccicante: ministri, politici e tanti presidenti di aziende (dalla Disney all'Ibm, dalla Boeing alla Motorola) che sperano di fare grossi affari con la Cina di Jiang. Al Washington Hotel arriva Kerry Kennedy, figlia di Bobby Kennedy (e moglie di Andrew Cuomo, primogenito di Mario). Dirige il centro per i diritti umani che porta il nome di suo padre. Ha da poco avuto un bambino ma dice che non poteva perdere questa occasione per dirne quattro a Bill Clinton: «Signor Presidente, non c'è terreno in comune tra lei e Jiang Zemin». La sala diventa sempre più affollata. E tra musica, interventi e chiacchericcio, il chiasso diventa sempre più forte. Qualcuno accende un televisiore e Richard Gere appare anche in video, intervistato da Larry King qualche ora prima. L'entusiasmo cresce, la festa funziona. Alla Casa Bianca la serata si conclude presto. Clinton brinda alla salute di Jiang. «D'un tratto scopriamo di essere vicini di casa», dice il Presidente. Cerca di sorridere ma la sua voce è roca. Ha mal di gola. Non ha voglia di far tardi, non ha voglia di ballare. E alla prima occasione infila Jiang e la moglie nella loro limousine e si ritira con Hillary negli appartamenti al 2° piano. Al Washington Hotel la controcena di Richard Gere è al suo apice. E chissà che il Presidente, infilandosi a letto e sentendo quel vociare allegro dall'altra parte della strada, non pensi per un attimo di essere stato alla festa sbagliata. Andrea di Robilant L attore buddista Richard Gere da anni impegnato a favore del Tibet