Il superstite Travolti da onde alte come palazzi di Fabio Albanese

Il superstite Il superstite «Travolti da onde alte come palazzi» CATANIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Papà mi diceva di buttarmi in mare, di non perdere tempo. Io gli urlavo di venire con ine». Giacomo Lanzanò ha solo 20 anni ma fa il pescatore da quando era ragazzino. Adesso, chiuso in un pesante giubbotto avana, aspetta notizie del padre Giuseppe, -ib anni, del cugino Gaetano Molino, di 45, e degli altri due suoi compagni, Giovanni Costanzo, 41 anni,'e Francesco Calogero, 42, che erano con lui sul «Santa Lucia» quando ieri notte è affondato. In una stanzetta accanto alla sala operativa della Capitaneria di porto di Catania va su e giù i! non si dà paco. Sono trascorso meno di dieci ore dal suo naufragio ma è già li, dopo aver ascialo l'ospedale contro il parere dei modici; parla con gli uomini della Guardia costiera, mostra loro sullo carte nautiche il punto del naufragio, ripeti' mille volto l'allucinante racconto di tuia notte terribili; ai parenti e agli altri pescatori di Catania. Fuori dalla finestra, il mare forza sette che si infrange sul molo grande del porto e, in fondo, le motovedette e gli elicotteri che vanno alla ricerca degli altri quattro pescatori che nella notte tra martedì e mercoledì orano con Giacomo sul «Santa Lucia», un peschereccio di 21 tonnellate, che poco prima della mezzanotte è andato a picco in pochi istanti a meno di un miglio dalla costa, travolto da ondo alte come palazzi. «Stavamo concludendo la battuta di pesca pomeridiana racconta Giacomo Lanzanò - quando il lonipo si e fatto più cupo e il mare si ò ingrossato. Abbiamo deciso di ritirare le reti e di far subito rientro. Ma quando la barca è arrivata al largo di Agnone, e già vedevamo il faro del porto di Catania, abbiamo cominciato ad imbarcare acqua. Allora sono salito sulla plancia di comando e ho detto a mio padre ohe dovevamo andarcene. Lui mi ha dotto di buttarmi e io l'ho l'atto. Accanto a me c'era Francesco, che non sa nuotale, gli ho buttato im giubbotto di salvataggio ma poi non l'ho più visto. Allora ho cominciato a nuotare, ina già la barca non c'era più». Mentre parla ha accanto un signore. E' il fratello di Francesco Calogero, lo indica quasi con rispetto quando parla ih quel tentativo unitile di salvataggio; «Credo che sia morto», gli dice. Giacomo Lanzanò e riuscito, trascinato dalle onde, a finire sulla spiaggia; e stato trovato dai carabinieri sotto la pioggia battente intorno all'una di notte, mentre vagava sul viale Kennedy, l'ampia strada sidla quale si affacciano i lidi della Playa. nella parto sud di Catania. Fra seminudo e intirizzito; è stato portato subito in ospedale dove è stato ricoverato per tm principio di assideramento e per una sindrome da annegamento. Prima però è riuscito a dare l'allarme e a fare scattare ì soccorsi. Nonostante la notte di tempesta, alcune motovedette sono riuscite a partire e un elicottero della Manna militare a decollare. Solo nel pomeriggio di ieri, grazie anche ad una piccola tregua del maltempo, e stato però possibile individuare il relitto del motopesca, in un fondale di 15 metri proprio davanti al porto ili Catania. E' stato lo stesso superstite ad indicare il punto esatto. Fabio Albanese

Persone citate: Francesco Calogero, Giacomo Lanzanò, Giovanni Costanzo

Luoghi citati: Catania