Arafat in ospedale Brivido nei Territori di Aldo Baquis

Specchio Arafat in ospedale Brivido nei Territori Colto da un malore, dimesso poco dopo Gerusalemme manda Levy in America Obiettivo: un piano di pace «definitivo» TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Momenti di suspense sono stati vissuti ieri a Ramallah (Cisgiordania) quando il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Yasser Arafat è stato colto da un malore e trasportato d'urgenza nell'ospedale cittadino per essere sottoposto a controlli. L'allarme è rientrato due ore dopo, quando il «rais» palestinese è stato visto uscire in buono stato dai cancelli dell'ospedale. Oltre un mese fa Arafat era stato colto da mi analogo malore al Cairo e secondo alcuni testimoni aveva brevemente perso la conoscenza. Portavoce ufficiali palestinesi avevano commentato allora che, compatibilmente con la sua età e con i suoi massacranti impegni di lavoro, le condizioni di salute del presidente palestinese sono molto buone. I tremiti alle labbra e alle mani sono solo, secondo loro, le ripercussioni di un incidente aereo di cui Arafat fu vittima alcuni anni fa. L'ansia con cui le stazioni radio israeliane hanno seguito gli sviluppo nella salute del presidente dell'Anp (e la smentita ufficiale da parte del portavoce di Arafat) riflettono lo stato di incertezza in cui si trovava in quelle ore il processo di pace mentre il gabinetto ristretto israeliano era impegnato in una discussione ciuciale sul futuro dei negoziati con i palestinesi. Al termine della seduta - protrattasi per sette ore - il portavoce del governo Dany Naveh ha confermato che Israele punta ancora a passare al più presto ai negoziati con i palestinesi sull'assetto definitivo nei Territori. Naveh ha aggiunto che il ministro degli Esteri David Levy tornerà a Washington per proseguire i colloqui con il segretario di Stato Madeleine Albright e con il numero due dell'Olp, Mahmud Abbas. Martedì la signora Albright aveva sentito la necessità di telefonare al premier Benyamin Netanyahu per fargli notare che «il tempo si sta esaurendo» e per esprimergli la sensazione che Israele stesse adottando una tattica dilatoria. Dalla conversazione con Netanyahu la signora Albright ha ricavato l'impressione che «il primo ministro vuole risultati». Con un gesto raro, anche il ministero israeliano degli Esteri aveva avvertilo martedì che il dibattito in seno al gabinetto ristretto era «decisivo per il processo di pace». Ieri i ministri israeliani hanno quindi incaricato Levy di tornare a Washington pei- discutere (ma solo in termini generali) la sospensione della estensione delle colonie e il ritiro israeliano in Cisgiordania). Tuttavia - ha precisato Naveh - Israele preferisce muoversi subito verso negoziati sull'assetto definitivo nei Territori. Da parte sua il movimento «Pace Adesso» ha accusato il governo Netanyahu di aver aumentato gli investimenti nei Territori destinando quest'anno ai coloni 300 milioni di dollari, il 20 per cento in più che nel 1997. Ieri il governo Netanyahu ha comunque compiuto un importante gesto simbolico chiedendo agli abitanti arabi del villaggio di Kafr Kassem il loro perdono per il massacro di 43 contadini compiuto da soldati israeliani il 29 ottobre 1956. Mai nessun altro governo israeliano aveva riconosciuto in modo così esplicito la propria responsabilità nella strage dei pa lestinesi. Aldo Baquis